Il grave crimine sul quale si indaga alacremente
è una canzoncina goliardica cantata in occasione di un raduno di ex
paracadutisti (presente anche un reduce di El Alamein) presso una caserma
senese. La stampa illuminata italiana plaude all’inchiesta. “Un inno fascista
caro anche agli ultrà della Lazio”, tuona Il Fatto Quotidiano. “Stornello
fascista”, gli fa eco indignata Repubblica.
Peccato che la canzone, che con testo modificato
viene cantata da anni nelle caserme, sia originariamente un canto degli Arditi,
risalente quindi alla prima guerra mondial.
Se non ci conoscete guardateci
dall’alto
Noi siam le fiamme nere del battaglion d’assalto.
Bombe a man e colpi di pugnal.
Se non ci conoscete guardateci sul viso veniamo dall’inferno, andiamo in paradiso. Bombe a man e colpi di pugnal.
E se l’artiglierìa fa il suo bombardamento
Se non ci conoscete guardateci sul viso veniamo dall’inferno, andiamo in paradiso. Bombe a man e colpi di pugnal.
E se l’artiglierìa fa il suo bombardamento
l’Ardito va all’assalto veloce
come il vento.
Bombe a man e colpi di pugnal.
Ci han messo sul trofeo un cipresseto nero e ci hanno riservato un posto al cimitero. Bombardier tira la bomba ben.
Ci han messo sul trofeo un cipresseto nero e ci hanno riservato un posto al cimitero. Bombardier tira la bomba ben.
Certo, anche se sarebbe bastata
una ricerchina su Google per scoprire la verità, scrivere che si trattava
di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno
scalpore.
Alla canzone originale, peraltro,
sono seguite innumerevoli versioni con testo modificato. Tra queste
una in epoca fascista, è vero, ma ad esempio anche una - magari saperlo
avrebbe piacere ad alcuni dei lettori dei due portali news citati – degli
Arditi del Popolo.
Tra le versioni del dopoguerra, anche quella
cantata dai militari della Folgore, incentrata sull’orgoglio
paracadutista (Se non ci conoscete, guardateci dall’alto / noi siamo
i paraca del battaglion d’assalto) e sulla
tradizionale rivalità coi fanti con i relativi sfottò (Paraca e lupi
neri giocavano a scopone / han vinto i paraca con l’asso di bastone).
Nulla a che vedere insomma con la politica, molto con la goliardia interna
ai reparti dell’Esercito.
Ma quello che più sembra aver scandalizzato i
solerti organi di stampa è un riferimento finale e irriverente alla bandiera
rossa. “Ecco, lo dicevamo noi che la
Folgore è un covo di fascisti!” Peccato però che il
rosso, e torniamo agli sfottò, sia il colore della fanteria. Del resto anche i
fanti, nelle loro canzoni, prendono in giro l’azzurro dei paracadutisti. Speriamo
che in quel caso non insorga Forza Italia.
Insomma, al netto delle risorse umane e
economiche che verranno impiegate nell’accurata ‘indagine’, questa vicenda
sarebbe semplicemente farsesca se sullo sfondo non si intravedesse l’ennesimo
attacco proveniente da sinistra, e non solo, ai reparti d’élite italiani
ammirati nel mondo. Quella di Folgore o Lagunari pronti a chissà quale
avventuristico colpo di mano sembrerebbe del resto, da lungo tempo, una delle
psicosi ricorrenti dell’ intellighenzia, o sedicente tale, italiana.
Più banalmente, forse altri si preoccupano invece
a torto o a ragione che sia troppo bassa in quei reparti la concentrazione di
elettori del Pd e di Sel. In ogni caso, meglio non prendere
questa campagna anti-Folgore troppo sotto gamba, e vigilare.
Fonte: http://www.ilprimatonazionale.it/
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