18 luglio - MOSCA - Mosca minaccia di rispondere in caso di
tiri ucraini contro il suo territorio. Lo ha dichiarato alla Tv Rossia
24 oggi il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov che ha precisato
che ''come minimo, se e' chiaro che si tratta di un atto deliberato,
sono convinto che andra' distrutto il punto all'origine del tiro''
Anche sull’abbattimento del Boeing di linea malese, costato la vita a
tutti i trecento passeggeri, è cominciata la solita storia delle accuse
reciproche. Immancabilmente. I russi sostengono che siano stati gli
ucraini a tirarlo giù, deliberatamente, in modo tale da gettare
discredito su Mosca. Gli ucraini scaricano invece ogni responsabilità
sui primi. Sono stati loro, continuando a inviare oltre frontiera
strumenti di guerra destinati ai ribelli di Donetsk e Lugansk, compreso
il missile Buk che avrebbe colpito l’aereo malese, a rendersi
responsabili di questa tragedia.
La linea russa
Una risposta indiretta è arrivata da Vladimir Putin, secondo il quale
se nell’est ucraino non ci fosse la guerra, voluta da Kiev, tutto
questo non sarebbe accaduto. A Mosca corre persino voce che il volo
malese sia stato scambiato con quello presidenziale russo che stava
riportando a casa Putin dal recente viaggio in Sudamerica. Tentato
assassinio, insomma. Parallelamente i servizi ucraini hanno diffuso
l’audio di una telefonata intercettata, durante la quale i ribelli
dell’est rivendicherebbero di avere fatto centro.
Chi ha ragione e chi no? Difficile al momento stabilirlo. Certo è che
né gli insorti filorussi e né l’esercito ucraino, messo così com’è,
cioè malissimo, sembrano avere le competenze tecniche necessarie per
usare i Buk. Almeno così rileva qualche esperto. Dunque se mai è il caso
di capire chi questo know-how lo ha fornito, agli uni o agli
altri. Quanto ai missili, sia Kiev che Mosca li hanno in dotazione.
Ultimamente parrebbe che i ribelli dell’est ne siano entrati in
possesso, sottraendoli all’arsenale ucraino, come del resto tante altre
armi, spesso portate in dote da chi ha saltato il fosso o da chi lucra
sulla guerra.
Ma ancora: resta aperto il nodo del know-how. La caccia alla
verità potrebbe risultare non così impossibile. L’abbattimento del
Boeing di Malaysia Airlines (quest’anno la compagnia ha avuto anche la
disgrazia del volo precipitato nell’Oceano indiano) è un fatto di
respiro mondiale, che coinvolge potenzialmente molte cancellerie. Le
vittime a bordo erano infatti di svariate nazionalità: australiana,
olandese, francese, americana, canadese. Molti governi dunque potrebbero
lavorare collettivamente, magari lanciando un’inchiesta internazionale,
allo scopo di reperire tutte le informazioni possibili. Insabbiare
notizie e dirottare fatti diverrebbe quindi difficile, per quanto i modi
per farlo non manchino mai.
La linea dura su Mosca
Immaginiamo che da una possibile inchiesta internazionale, posto che
venga condotta in tempi rapidi, emerga che Mosca abbia messo lo zampino
nell’abbattimento del Boeing. Putin si ritroverebbe all’angolo. Non
avrebbe più giustificazioni e sarebbe costretto a scaricare i ribelli
filorussi, pena una copiosa grandine di sanzioni. Sanzioni vere, non
come quelle molto caute prese finora dall’Unione europea. Washington è
stata più dura, ma l’impatto delle misure (nelle ultime ore hanno
colpito un colosso di stato come Rosneft) rimane limitato, essendo i
rapporti economici russo-americani molto meno intensi di quelli che il
Cremlino vanta con i paesi comunitari.
Questa ipotesi, comunque, non fila via così linearmente. Bisogna
capire se la Russia è in grado fino in fondo di controllare i ribelli,
imponendo loro di tornare alle loro case, così come finora – questa è la
tesi più accreditata – ha fornito sostegno non formale nella partita in
corso nell’est ucraino.
Un’ipotesi di tregua
E se a lanciare il Buk sul corpaccione del Boeing malese fossero
stati gli ucraini? La cosa non potrebbe non essere imbarazzante per gli
Stati Uniti e l’Unione europea, che sin dalle prime battute della crisi
ucraina, che prima di prendere la piega di una guerra guerreggiata era
nata come una protesta contro l’ex presidente Viktor Yanukovich, hanno
scelto di stare dalla parte di Kiev e del nuovo blocco di potere –
tendenzialmente nazionalista, pragmaticamente europeista – che s’è
insediato a palazzo. L’eventuale responsabilità ucraina costringerebbe
gli occidentali, almeno sulla carta, a fare dei passi indietro. Oltre
che a rovinare la reputazione di Petro Poroshenko, il nuovo capo dello
stato dell’ex repubblica sovietica.
Potrebbe comunque darsi che già da prima di accertare le
responsabilità, ammesso che ci si riesca, la tragedia di ieri spinga
Mosca, Kiev, Washington e Bruxelles a dare un colpo sul pedale,
accelerando le trattative per raggiungere innanzitutto una tregua
nell’est ucraino (più di centocinquantamila gli sfollati) e in un
secondo tempo un compromesso sul futuro assetto del paese. La caduta di
un volo di linea è infatti un evento troppo grave per essere rimosso,
continuando a duellare come se nulla fosse successo.
È l’Europa che è tenuta a mediare e favorire la ricerca di una
quadratura. Ultimamente la Germania e la Francia hanno promosso delle conference call
a quattro, con Putin e Poroshenko. L’abbattimento del Boeing di
Malaysia Airlines, nella sua tragicità, potrebbe rappresentare quanto
meno un momento per rilanciare un negoziato, con tutte le zavorre che
logicamente lo rendono difficile. La principale riguarda l’assetto
legale dell’Ucraina. Putin vuole una federazione, Poroshenko ritiene che
tale schema balcanizzi il paese, facendo dell’est uno stato nello
stato. La controproposta è una larga autonomia, ma non piace dall’altra
parte della barricata.
Intanto quello che è evidente è che nell’est ucraino non si combatte
più soltanto a terra. Prima della rovinosa caduta del volo di linea
malese sono precipitati due aerei dell’aviazione ucraina: un caccia e un
vettore deputato al trasporto. Kiev riferisce che sono stati
sofisticati missili russi, lanciati dai ribelli, a farli precipitare.
Nel secondo caso questa lettura si rafforzerebbe, dal momento che
l’aereo volava a un’altitudine notevole e solo un missile dotato di una
certa tecnologia avrebbe potuto sfregiarlo. Ma diversi esperti esprimono
dubbi. Quell’aereo procedeva più in basso rispetto a quanto comunicato
dalle fonti ucraine. Anche un semplice missile lanciato a spalla avrebbe
potuto abbatterlo, se ne deduce.
Fonte: (http://www.ilnord.it/index.php)
(http://www.europaquotidiano.it/)
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