ROMA, 25 luglio 2014 - DUE ANNI e cinque mesi dopo, i
tempi sono maturi per capire che fine faranno i fucilieri di marina
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Mentre sul caso marò va avanti
il formale ‘scambio di vedute’ con l’India — il 18 aprile scorso
l’Italia ha inviato una nota verbale alle autorità indiane, la quinta in
due mesi, ma al quale ancora non c’è stata risposta — si negozia
intensamente sottotraccia. A complicare inizialmente le cose sono state
elezioni legislative indiane, che si sono svolte dal 7 aprile al 12
maggio, e hanno portato solo il 26 maggio alla nascita del nuovo
governo.
Il dossier è stato così esaminato dai nuovi ministri a giugno, e
il primo atto è stata la richiesta di un parere legale dal dicastero
degli Interni a quello della Giustizia. E qui potrà giocare un ruolo il
neo nominato procuratore generale indiano che altri non è che Mokul
Rohatgi, il principe del foro ingaggiato a peso d’oro dalla Farnesina. È
vero che ha fatto sapere che si asterrà sul caso dei marò, ma
ufficiosamente il suo parere avrà un peso.
Sulla trattativa diplomatica la decisione indiana in ogni caso sarà
politica. E il premier Modi da ultranazionalista duro e puro può
permettersi un gesto di clemenza.
SE ANCHE non dovessero esserci svolte clamorose gli
indiani potrebbero però essere disponibili ad accettare senza fare le
barricate la seconda opzione in mano all’Italia: quella dell’arbitrato
internazionale. Secondo la Convenzione per il diritto del mare è
possibile appellarsi a un tribunale arbitrale che può essere sia la
Corte internazionale di giustizia sia il Tribunale internazionale del
mare, che ha sede ad Amburgo.
L’Italia — che ha allestito a questo
proposito un collegio di nove giuristi ed esperti presieduto da Sir
Daniel Bethlehem — intende fare ricorso a quest’ultimo. Sceglierà il
proprio arbitro e si aspetta che l’India indichi il suo ed esprima
l’intesa per la nomina dei tre arbitri indipendenti. L’aspettativa di
una India che collabori almeno alla formazione del collegio arbitrale è
alta alla Farnesina, dove si spera però in un vero cambio di passo di
Narendra Modi. Se le cose andranno per il verso giusto, lo sapremo entro
settembre.
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