sabato 5 luglio 2014

Luca Barisonzi si sposa con Sarah.

E ora dove sono? Che fanno? Come vivono? Ci sono persone finite, anche in maniera minore, nella cronaca, perché disabili o divenute tali, e poi dimenticate. Ecco le loro storie recuperate, grazie anche alle vostre segnalazioni. Quella di Luca, Sarah e del loro amore fra l’Afghanistan e facebook.




Quel giorno lì, il 5 luglio, gli passeranno davanti i giorni in cui è partito per l’Afghanistan e quelli in cui è tornato. In mezzo ci sono stati colpi di mitra e carrozzine. Ma il prossimo sabato a Erba saranno solo cose belle. Perché con lui c’è Sarah, amore e risate, un mondo di distanza che nulla vuole dire e un sentimento che lega per sempre. E poi c’è il viaggio di nozze. Quello vero sarà senza la sposa. Si può? Sì, sì, si può. Sul Monte Rosa, Capanna Margherita, con un altro Luca (ce ne sono tanti in questo racconto), folle pure lui. Come definire un alpinista che propone di scalare a un alpino rimasto tetraplegico? E chi è rimasto tetraplegico che prende al volo l’occasione e ci va? “Spero che questo sia l’inizio di un sacco di cose folli”: la storia di Luca, l’alpino, di Sarah, la sua splendida promessa sposa, e degli altri Luca che ci sono qui è di quelle che si vedono nei film.

Andiamo senza ordine, perché la fine sarà la parte più bella. Partiamo da quell’impresa: “Toccando il cielo”. Loro sono i Lucas: Luca Barisonzi, alpino, Croce al Valore dell’Esercito, rimasto tetraplegico a causa di un attentato a Bala Murghab, Afghanistan, nel 2011; e Luca Colli, alpinista estremo, che ha avuto l’idea. Il cielo si toccherà in un giorno alla fine di luglio, salendo sul rifugio più alto d’Europa, in una impresa mai tentata prima da una persona tetraplegica. Si userà una carrozzina americana, una specie di cingolato, che poi rimarrà allo Spazio Vita dell’Unità spinale di Niguarda (c’è anche una raccolta fondi), fra quelle che sono da prendere a esempio, e dove è stato, e continua a frequentare, anche Luca. “Due motivi mi spingono a farlo. Come militare, mi sento di portare con me, quel giorno, tutti i feriti e coloro che non sono tornati. E poi, voglio mostrare le abilità della disabilità, la forza che rimane, la voglia di sognare”.


Il sogno parte anche dalla fede: “Dopo l’incidente mi sono sentito svanito, poi mi sono reso conto che c’è un senso a tutto, anche a quello che è successo”. Nel futuro, come per altri fra i militari che sono rimasti con disabilità (alcuni li abbiamo raccontati su InVisibili: vedi le storie di Monica e Alessandro), c’è anche l’obiettivo della Paralimpiade: “Ho provato il tiro a segno, nella mano destra ho il controllo del polso. Che bello sarebbe poter rappresentare il mio Paese con la divisa a una delle prossime Paralimpiadi”.
Luca Barisonzi si allena nel tiro a segno

Adesso facciamo qualche passo indietro. In quella fine gennaio del 2011 Luca aveva 24 anni: “Ero da cinque mesi in missione in Afghanistan”. Era partito il 10 settembre dell’anno precedente. Luca è insieme a Luca Sanna, alpini della 6a Compagnia, 8° reggimento di stanza in Afghanistan. Sono di guardia in un avamposto della Murghab Valley. Vengono avvicinati da persone in divisa dell’esercito afghano, ma hanno solo la divisa dei soldati, in realtà sono terroristi, che li falciano con colpi di mitra. Luca Sanna muore sotto i colpi, Barisonzi rimane ferito. Viene portato a Herat prima, poi a Ramste in Germania. Ci sono i medici americani. Gli viene detto: “Muoverai solo la testa”. Lui è cocciuto: “Come starò dipende anche da me”. Sono anni di terapie e riabilitazione, ora le braccia hanno movimento e non c’è più il respiratore. “Riesco a prendere un piatto di pasta, a muovermi da solo, sollevare oggetti”. La divisa rimane per sempre: “E’ tutto. Ritrovo la forza pensando a chi era con me e non c’è più. Si è fratelli più che colleghi. Quello che vogliamo è la pace”. Ne è uscito anche un libro, “La patria chiamò” (Mursia), con parole e ricordi e sensazioni.
La Patria Chiamò di Luca Barisonzi
E arriviamo alla festa, perché questo accadrà fra qualche giorno. Ci saranno solo Luca e Sarah. Lei arriva dagli States e la loro è una straordinaria storia d’amore. Ma proprio di quelle belle. “Un marine americano mi fece vedere la foto di sua sorella. Gli dissi: ‘Bella. Ma chi è quella di fianco?’ Ecco, lei era Sarah. La cercai su Facebook. Iniziammo a chattare”. L’amore comincia così, anche se nessuno dei due lo dice. Poi l’attentato, l’ospedale, Sarah che non sente più Luca. Vede che gli amici gli scrivono: “Forza, non mollare”. E lei non sa nulla. Si informa. Lascia l’Ohio e parte per l’Italia: vuole conoscere l’uomo con cui ha scambiato tante parole. Sono già innamorati, ma non si conoscono di persona. “Mi vide in ospedale. Non è più tornata in America”. La battaglia di Luca è anche per lei: “Per poterla amare”. Sarah ha tutto per essere una di cui innamorarsi, straordinariamente donna, nel senso più bello e pieno: “Si commuove quando cerco di muovere la mano per abbracciarla. Dice che questo è un amore forte”. Vivono insieme dallo scorso anno, in una casa domotica a Gravellona Lomellina, nei luoghi di Luca, costruita grazie agli alpini, la sua seconda famiglia.

Sarà una gran bella festa a Erba. Nella mente di Luca magari passeranno forse anche quei momenti terribili in Afghanistan. Sarà solo un attimo di buio mezzo alla felicità. Luca e Sarah saranno soli e con mille altri, nel loro giorno, il giorno dei giorni.

Sarah e Luca

Fonte: http://www.corriere.it/

1 commento:

  1. vomitevole storiella... spot PER GUERRE IN$EN$ATE!!!
    SVEGLIATEVI DAL SONNO!!!
    CHI E' CAUSA DL SUO MAL PIANGA SE STESSO!!! <3

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