“Gli indiani? Sanno bene che i marò sono innocenti. E se Renzi non parla è perché deve salvaguardare degli interessi”. Luigi Di Stefano,
già perito nel caso Ustica e autore di uno studio indipendente sulla
vicenda di Latorre e Girone, commenta così l’ennesimo rinvio al 14
ottobre del processo per i due fucilieri di marina.
Di Stefano, come commentare questa decisione della corte indiana?
«Se ho contato bene si tratta del 32esimo rinvio. La situazione è
quella che è, direi che siamo di fronte a una completa farsa. Va
sottolineato che non stiamo rimandando un processo, perché il processo
neanche siamo riusciti a iniziarlo. E infatti non è ancora stato
depositato un capo d’accusa. È chiaro che c’è carenza di prove».
Quindi, secondo lei, con questi continui rinvii l’India sta solo cercando di prendere tempo per raccogliere le prove?
«Ormai le prove non le raccoglieranno più. Fin dal principio
l’India ha tutto quel di cui ha bisogno: le vittime e le armi da cui
secondo loro è partito il fuoco che le ha uccise. Hanno tutto, quindi.
Eppure già 15 giorni dopo i fatti, l’India non ammetteva i periti
balistici nominati dalla difesa. È una cosa strana, se fossero stati
certi delle prove che avevano non c’era motivo di agire così. Per me è
tutto molto semplice: gli indiani sono consapevoli che Girone e Latorre
sono innocenti».
Intanto Renzi non dà segni di vita, sull’argomento…
«Dunque, facciamo un passo indietro. Il governo Monti non ha
fatto nulla per salvaguardare determinati interessi economici. Il
governo Letta si è distinto per aver agito come se la questione non
esistesse. L’inerzia del governo Renzi, secondo me, si spiega con la
questione Ilva».
Qual è il nesso, scusi?
«Il gruppo franco-indiano ArcelorMittal è interessato all’Ilva.
Servono quasi due miliardi di euro per bonificare l’area. Il governo è
convinto di aver trovato il pollo indiano da spennare, ma poi si scopre
che il pollo forse non è così pollo e sta per abbandonare l’affare. Da
qui il continuo ritornello: “Non indispettire gli indiani” con cui ci
hanno ammorbato fin dall’inizio di questa storia, anche informalmente.
Non dobbiamo indispettire gli indiani perché ci sono troppi interessi in
ballo. Renzi, poi, aveva promesso di ricorrere a un arbitrato
internazionale, ma ovviamente queste belle parole sono sfociate nel
nulla».
Lei è stato perito nel caso Ustica. Trova somiglianze?
«Sì, ma c’è anche una grande differenza. Gli ostacoli alla
ricerca della verità, nel caso Ustica, venivano da grandi dinamiche
geostrategiche. C’era Gheddafi, c’era la Guerra fredda. Qui stiamo
compiacendo solo qualche azienda privata».
Nel frattempo c’è stata una forte protesta del Capitano di
fregata Antonio Colombo, rappresentante del Cocer della Marina Militare.
C’è malessere, negli ambienti militari?
«Altroché! Il malessere c’è e io lo so bene, ho partecipato a
tutte le manifestazioni sulla vicenda, con varie associazioni d’arma. La
situazione è esasperante e frustrante».
Fonte: http://www.intelligonews.it/
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