Chi ha realmente ucciso i pescatori indiani Ajesh
Pinky e Selestian Valentine, il 15 febbraio 2012? E che fine hanno fatto le loro
salme?
Dal rapporto dell’ammiraglio Piroli - un documento
che assembla le risultanze giudiziarie indiane passato dai servizi segreti
nostrani al quotidiano filogovernativo
la Repubblica - emerge che i fucili dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone non hanno ammazzato i due pescatori del Kerala. Ma allora, come mai,
questi due militari sono stati privati della libertà dal 19 febbraio 2012, ad
opera di uno Stato straniero pur non essendo ancora stato formulato un capo di
imputazione certo?
Perché sono stati distrutti in tutta fretta dalle
autorità indiane tutti i reperti di prova, come ad esempio il peschereccio St.
Antony?
Perché i corpi dei due pescatori non sono stati
sottoposti ad autopsia, alla presenza di un consulente di parte italiana?
Perché non è stata formata una commissione
italo-indiana per la valutazione del grave accaduto?
Dopo il crollo dell'impianto accusatorio indiano,
perché il governo Renzi non ha dato mandato agli avvocati difensori dei
connazionali Girone e Latorre di presentare urgentemente una richiesta di
scarcerazione o comunque la fine della restrizione della libertà personale,
considerando che questo è quello che farebbe qualsiasi avvocato difensore
quando cadono le accuse al proprio assistito?
E per quale ragione il capo dello Stato Napolitano (già
capo supremo delle forze armate) e gli esecutivi Monti, Letta e Renzi, al di là
dei proclami propagandistici, dopo due anni e mezzo non hanno provveduto alla
nomina dei consulenti tecnici della difesa che avrebbero dovuto partecipare direttamente
all’inchiesta giudiziaria in ogni fase?
Perché il governo italiano ha consentito a quello
indiano di sequestrare l’ambasciatore italiano a Nuova Delhi?
In un servizio giornalistico ANSA del 2 aprile 2013 si
apprende che il dottor Carlo Sica, avvocato dello Stato che segue i legali
indiani di Latorre e Girone, ha dichiarato che «è necessario un
processo rapido ed equo» tenendo presente che «i marò sono bloccati in India
solo da una denuncia del proprietario del peschereccio», dopo che la Corte
suprema il 18 gennaio ha invalidato quanto fatto dalle autorità dello Stato del
Kerala per mancanza di giurisdizione. In un servizio televisivo del 31 marzo
2013 trasmesso da TG La7, realizzato dal giornalista Paolo Argentini, si citava
la procura federale indiana che avrebbe definito l'inchiesta fatta in Kerala
«incompleta», «falsata» e «illegittima».
Ora se l'impianto accusatorio costruito dalle
autorità del Kerala è crollato per la stessa dichiarazione della Corte suprema
e della procura federale indiane, i connazionali Girone e Latorre, fino alla
formulazione di nuove e circostanziate accuse supportate dalle risultanze probatorie
di nuovi elementi di indagine, non sono al momento imputati di nulla. Né può
bastare la denuncia del proprietario del peschereccio, mister Freddy Bosco, a
trattenerli in una condizione di restrizione della libertà personale senza il
supporto di nuovi elementi di prova o almeno di nuovi gravi elementi indiziari
contro di essi raccolti dagli stessi inquirenti indiani.
Non può bastare perché
si tratta della sola parola di un privato cittadino che nel corso di questa
vicenda ha continuamente rilasciato dichiarazioni pubbliche contraddittorie fra
loro, e da notizie apparse sulla stampa indiana, contraddittorie anche con le
dichiarazioni rese dalle altre persone presenti sul peschereccio St. Antony al
momento dei fatti; poiché per stessa ammissione delle autorità indiane
l'inchiesta finora condotta è stata definita incompleta, falsata e illegittima,
e che sono ben noti grazie ad analisi fatte in Italia e supportate dai rapporti
di organismi internazionali come l'International Maritime Organization, le evidenze di mancate indagini verso
altri potenziali colpevoli presenti sulla scena dei fatti, e l'affondamento del
peschereccio St. Antony che rappresentava l'unico elemento su cui verificare i
più importanti elementi di accusa alla presenza dei consulenti tecnici della
difesa come in ogni procedimento giudiziario.
Un passo indietro. Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone erano sulla petroiliera italiano Enrica Lexie, con il compito di
proteggere beni ed equipaggio dall'assalto di pirati in quanto membri di un nucleo
militare di protezione della Marina militare. Nel tardo pomeriggio del 15 febbraio 2012, ora
locale, l'equipaggio ha creduto di essere sotto attacco, i marò hanno pertanto
aperto il fuoco contro un ‘imbarcazione.
La professionalità dei militari del San Marco è fuor
di dubbio: hanno eseguito direttive e si sono attenuti a regole di ingaggio e
procedure standard, viziate a monte da strategie errate giocando sulla
ambiguità della nave mercantile in transito pacifico però armata con militari a
bordo. Infatti, le direttive, le regole di ingaggio e le misure di contrasto
sono state emanate dal Ministero della difesa ai sensi dell'articolo 5 del
decreto-legge 12 luglio 2011, numero 107, convertito, con modificazioni, dalla
legge 2 agosto 2011, numero 130 . Si tratta di normative palesemente
incostituzionali. promulgate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
e controfirmate dal primo ministro Silvio Berlusconi, nonché dai ministri la
Russa, Frattini, eccetera.
Altro che dietrologie, o inutili risse da sinistra a
destra. I due soldati italiani hanno
eseguito gli ordini e sono due capri espiatori, già dati in pasto al governo
indiano, poiché le responsabilità sono ai vertici dello Stato (Napolitano,
Berlusconi, La Russa, Frattini, eccetera, nonché il parlamento della xvi
legislatura) e ben tre ammiragli, tra l'ex capo dell'Aise.
Post scriptum
Per la cronaca: attualmente, non è ancora stata
realizzata una vera inchiesta giornalistica indipendente sul caso. In compenso
c’è un minus habens italidiota che imperversa sul web raffazzonando pure un
volume sulla vicenda, che non sa neanche di cosa blatera, non dico che sappia
distinguere una petroliera da un mercatile, un fucile mitragliatore da una
pistola, un bossolo da un calibro, una rotta nautica da una rilevazione
satellitare, una legge nazionale da una convenzione internazionale, e così via.
Il paraocchi usato dalla sinistraglia è sempre la solita lente deformante
dell’ideologia: se indossi una divisa o prendi le difese di chi veste
un’uniforme sei automaticamente un fascista. Però, notoriamente, con me questa
solfa stantia non attacca. Mai letto il discorso di Pier Paolo Pasolini sulla
polizia sugli scontri a Valle Giulia? Bene, andatevi a documentare. Sull’altro
fronte, invece, i facinorosi “neri per caso” hanno offerto il peggio.
Su proposta del presidente del consiglio, il 27
dicembre 2013 il Consiglio dei ministri ha prorogato di sei mesi l'incarico di
commissario straordinario del Governo, «inviato speciale» presso il governo
indiano per la trattazione della vicenda dei due fucilieri appartenenti al
reggimento della Marina Militare «Brigata San Marco», conferito a Staffan De
Mistura. Complessivamente, a fronte dei nulli risultati positivi, qual è l'impegno di spesa totale assunto dal governo italiano
per l'incarico conferito nel cosiddetto «decreto Mille proroghe» all'inviato
speciale Staffan De Mistura, e quali sono ad oggi le spese totali di
retribuzione e le spese accessorie dello stesso inviato speciale fin
dall'inizio del mandato?
Che fare? Assediare pacificamente in massa ma ad oltranza l'ambasciata indiana a Roma, per ottenere l'immediata liberazione dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Che fare? Assediare pacificamente in massa ma ad oltranza l'ambasciata indiana a Roma, per ottenere l'immediata liberazione dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/
Se dopo averlo argomentato me lo oscurate, siete una massa di ominicchi
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