Michele De Feudis «Non se ne può più»: l'ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata con una battuta sintetizza lo stato d'animo di amarezza che stanno vivendo i familiari dei marò detenuti in India e...
Perché domani (oggi ndr)una manifestazione davanti all'ambasciata dell'India?
«Per restituire visibilità a questa incredibile vicenda che coinvolge Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti come prigionieri in India».
Eppure si attendevano soluzioni dalla politica...
«Esprimiamo una grandissima insofferenza.
Non ne possiamo più di sentirci raccontare di tecnicismi segreti,
negoziati subacquei, assi nella manica del governo Letta, inviati
speciali con chissà quale soluzione magica per riportarli a casa. E non
possiamo escludere in campo un ritorno dell'agenzia investigativa
indiana antiterrorismo. Questo quadro aggrava le preoccupazioni di tanti
italiani che da 500 giorni sono in prima linea dopo le giornate della
vergogna».
A cosa si riferisce?
«Al marzo 2013 quando abbiamo rimandato in India i nostri soldati in India».
Cosa ha prodotto l'azione del governo italiano?
«Non ho visto, in contesti internazionali,
recenti dichiarazioni di autorità italiane sul torto che stiamo subendo.
Grazie alla manifestazione davanti all'ambasciata a New Delhi arriverà
qualche telegramma o rapporto da Roma nel quale si spiega che il governo
non si muove, ma c'è un popolo che è in trepidazione per Latorre e
Girone».
L'operato di Mogherini e Renzi?
«Ero molto fiducioso. Ho preso per buone le
dichiarazioni sulla internazionalizzazione, ma siamo di fronte ad un
nulla di fatto. Con alcune note verbali abbiamo chiesto il dialogo...
Poi c'è la curiosa telefonata tra Renzi e Morsi: mi pare di capire che
il premier indiano ci ha invitato a fidarci della giustizia indiana. Se è
questa la conquista della diplomazia italiana, non c'è da stare
tranquilli».
Ci sono certezze sul piano giudiziario?
«Stiamo lasciando andare avanti l'ipotesi di
un processo. Abbiamo versato la cauzione. I due militari sono attesi
domani in tribunale. Mi auguro non si presentino».
Nell'Italia delle tante commissione d'inchiesta, manca un
organismo di indagine sulle giornate che hanno portato al ritorno in
India dei marò.
«Fdi ha chiesto da mesi una inchiesta
parlamentare. La auspico dal momento delle mie dimissioni da ministro
degli Esteri. Bisogna fare luce sulle responsabilità, dopo
disinformazione e politica del silenzio, sulle concertazioni
ministeriali, sui ministri che avevano insistito per trattenerli e hanno
cambiato idea, sulle promesse fatte ai due marò per farli tornare in
india, promesse poi rivelatesi false».
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