sabato 9 agosto 2014

Ma era necessario un legale straniero?


Foto: MARO': NON E' POSSIBILE TACERE… Dinnanzi all'inerzia e/o al gap informativo del Governo, è impossibile non proseguire nell'azione di stimolo costruttivo alle Istituzioni… Ecco un mio articolo http://www.iltempo.it/esteri/2014/08/07/ma-era-necessario-un-legale-straniero-1.1296619 sul quotidiano "Il Tempo" di critica alla nomina di un Avvocato straniero a capo del team di difesa dei nostri due Soldati (un vero "schiaffo" alla nostra alta scuola di diritto nazionale) e un altro breve articolo http://www.iltempo.it/esteri/2014/08/08/maro-snobbato-anche-l-aiuto-della-croce-rossa-1.1296768 che commenta l'inspiegabile silenzio governativo dopo l'importante presa di posizione della Croce Rossa Internazionale a favore dei due Marò illegittimamente detenuti in India…DITE LA VOSTRA!

Poche ore dopo le rassicuranti indicazioni fornite a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dal Ministro della Difesa Pinotti sull’azione già svolta dal Governo per «internazionalizzare» il caso della loro illegittima detenzione in India, avviando così il più volte annunciato Arbitrato Obbligatorio, un’incredibile, ennesima doccia fredda. Il Sottosegretario Della Vedova ha chiarito come nessuna procedura internazionale di arbitrato sia ancora stata avviata, essendovi «soltanto dei colloqui». La notizia è stata prontamente stigmatizzata dall’on. Edmondo Cirielli (Fdi-An). 

Dal 22 marzo dello scorso anno, quando la vergognosa decisione di rinviare i Marò in India ribaltava una linea di Governo basata su solidissime premesse diplomatiche e legali, confermata sino a tre giorni prima da tutti i comunicati ufficiali del Governo, la via dell’internazionalizzazione è sempre apparsa come l’unica realmente praticabile. Sono passati cinquecento giorni dal rinvio in India di Massimiliano e Salvatore. Chi li aveva convinti a ripartire sereni, aveva fatto leva sul loro straordinario senso del dovere. Chi li aveva convinti a ripartire sereni li avrebbe anche rassicurati che il gesto di amicizia compiuto nei confronti dell’India - un’amicizia per la verità a senso unico - avrebbe consentito una positiva conclusione della vicenda con il loro ritorno in Patria «con onore», entro poche settimane, al massimo pochissimi mesi. Sono trascorse 64 settimane. La prossima tappa processuale, prevedibilmente interlocutoria, sarà tra altri due mesi. Le «garanzie indiane» erano scritte nella sabbia. Da Delhi giungono notizie confuse sulla posizione che lo stesso Ministero dell’Interno del Governo Modi avrebbe circa l’applicabilità della legge antiterrorismo (Sua) che era stata invece esclusa, dopo un lungo calvario, dal Governo Singh.

Vi sono molte cose incomprensibili a moltissimi interlocutori stranieri con i quali sono in contatto. La prima riguarda la sottovalutazione che l’Italia sta dimostrando della cattiva reputazione internazionale che deriva al nostro Paese dal lasciare due nostri uomini con le stellette, impegnati in operazioni antipirateria, alla mercé di un processo in India: illegittimo perché la giurisdizione secondo la Convenzione sul Diritto del Mare non può che essere italiana. Il secondo aspetto incomprensibile è la paralisi decisionale del precedente e attuale governo nell’avviare procedure internazionali.

Sulle quali si sono, sin dall’inizio della vicenda, espressi i più autorevoli giuristi italiani e stranieri (eccezion fatta ovviamente per gli indiani). Ricordo, tra i moltissimi contributi in questo senso lo studio approfondito in sostegno dell’internazionalizzazione e dell’Arbitrato Obbligatorio pubblicato recentemente dalla Professoressa Angela Del Vecchio sulla Rivista giuridica della Luiss, e il contributo del Prof. Natalino Ronzitti sull’Informatore Iai. Il terzo motivo di sconcerto e preoccupazione riguarda il valore di precedente che può avere nell’evoluzione della prassi e delle norme internazionali la sensazione di supina accondiscendenza che sta planando sulla mancata, decisa tutela dei nostri fondamentali interessi di sovranità. Questa preoccupazione è concreta. Non contestare la pretesa indiana a giudicare i nostri soldati espone a rischi da non prendere. Un ultimo punto riguarda l’opportunità di nominare un giurista straniero alla guida del team di esperti che dovrebbe trovare una via d'uscita. La tradizione italiana di diritto internazionale, soprattutto nella specifica materia del Diritto del mare, non teme paragoni di sorta. Tutto c’era da aspettarci, dicono in molti, ma non un'ammissione - inaccettabile - di inadeguatezza dei nostri internazionalisti.

Fonte:  http://www.iltempo.it/

Nessun commento:

Posta un commento