sabato 9 agosto 2014

Renzi come gli indiani: si fa beffe dei Marò e li abbandona al loro destino

Chi ci segue, sa che dopo due anni di feroci critiche rivolte nei confronti dei governi Monti e Letta per il loro palese e colpevole assenteismo sulla vicenda dei due Marò detenuti in India, avevamo espresso apprezzamento per le dichiarate intenzioni del trio Renzi-Mogherini-Pinotti di voler internazionalizzare il caso di Latorre e Girone. “Internazionalizzazione” è un neologismo che oltre ad essere brutto, non ci piace perchè evoca le mai sopite velleità rivoluzionario-sfasciste delle sinistre di tutto il mondo, di quelle europee in particolare, che sotto la spinta egemonica dell’ex tedesco-orientale Merkel pare stiano finalmente (dal loro punto di vista) facendo coagulare un’Europa “socialista” per la gente comune, cioè tutta tasse, rigore, conti in ordine, poco lavoro e demagogia spicciola per tutti, spacciando tutto questo per equità, mentre si tutelano al massimo grado gli interessi di multinazionali, magistrati e banchieri e di ogni altra categoria di privilegiati che si annidano a Bruxelles e Strasburgo. 

Ci riferiamo, tra l’altro, anche a quelli che si indignano, giustamente, perchè si dà voce a Schettino che ha causato la morte di 32 persone, che però sono gli stessi che si sono “dimenticati” di indignarsi quando Curcio e Savasta frequentavano i loro salotti-bene radical chic raccontando tra applausi convinti e sorrisetti compiaciuti del come la loro organizzazione “popolare e democratica”, le Brigate Rosse, avesse eliminato 86 italiani “funzionali al sistema”, condannati a morte da improbabili “tribunali del popolo”. Ecco, è di gente come questa che parliamo a proposito di Latorre e Girone.

Nel caso dei Marò, per internazionalizzazione si dovrebbe intendere un insieme di iniziative, avviate il più presto possibile perchè risultino efficaci, per portare l’attenzione sul caso dei militari italiani in missione internazionale di contrasto alla pirateria in mare, e coinvolgere nella sua soluzione alleati, partners commerciali, Paesi terzi ed ogni appropriata istituzione internazionale politica, commerciale ed umanitaria perchè tutti esprimano una dura condanna della prepotenza e dell’operato illegale e banditesco del governo e della magistratura indiana. 

Appena preso il microfono in mano da neo presidente del consiglio, Renzi annunciò l’immediata internazionalizzazione del caso Marò. Ma la sua era solo una menzogna, una bugia e noi gli abbiamo creduto e concordato sulla validità della linea di condotta annunciata, ma mai realmente perseguita. Ci eravamo sbagliati a credere a Renzi, a concedere la nostra fiducia, una volta tanto, ad un personaggio espresso dal PD, al segretario di un movimento che fa della menzogna, dell’inganno, dei raggiri ragionati e strumentali il suo normale modus operandi in politica. Chiediamo scusa ai nostri lettori per averlo fatto. 

Che l’internazionalizzazione sia solo una fatua espressione e non una strategia studiata per liberare i due fucilieri del San Marco l’ha candidamente ammesso il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova nel corso dell’incontro delle commissioni Esteri e Difesa, riunite per la discussione del decreto legge sulla proroga delle missioni internazionali. Nella relazione illustrata da Carlo Galli c’era scritto che “per la vicenda dei nostri due fucilieri Latorre e Girone la procedura di arbitrato internazionale è stata avviata”. E’ qui che interviene un furente Della Vedova che denuncia la grave scorrettezza dei membri delle Commissioni per aver riferito un fatto non vero. “Ci sono dei colloqui, dei pensamenti ad alta voce, ma la proposta non è stata ancora formalizzata” spiega minuziosamente il suscettibile vice della Mogherini, che certo è quello meglio al corrente di quello che combina il suo capo che è il responsabile della Farnesina.

L’uscita del tutto inattesa del sottosegretario ha l’effetto di un cerino acceso buttato dentro una polveriera. Insorge Edmondo Cirielli il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, il politico sempre in prima fila nel prendere le difese dei nostri due marinai e nel perorarne la causa. “Come solo colloqui? Apprendiamo con stupore e sconcerto – dichiara Cirielli – che la declamata procedura di arbitrato internazionale più volte strombazzata dal Governo Renzi durante le europee non è stata ancora formalizzata”. Perché, effettivamente, fa rilevare il deputato, questa benedetta internazionalizzazione è stata, con l’elemosina demagogica degli 80 euro aggiungiamo noi, il cavallo di battaglia dell’esecutivo, che l’ha sempre indicata come elemento importantissimo per riportare a casa, presto e con onore, i due marinai del Battaglione San Marco. 

Una presa di posizione che invece di suggerire un pudico e dignitoso silenzio al Della Vedova, ha fatto abbandonare l’arrogante sottosegretario alle solite accuse che la sinistra accampa quando si trova in palesi difficoltà. Per il Della Vedova quella di Cirielli non è stata una giusta e motivata reazione di indignata protesta, ma “una provocazione, una vera strumentalizzazione”, ed aggiunge : ” Meno si strumentalizza e più si lavora, più si avvicina la possibilità di raggiungere l’obiettivo che sta a cuore a tutti noi (il nostro obbiettivo è chiaro, ma il vostro qual è?). E non è assolutamente vero che il governo non stia facendo nulla, come dimostra la presenza l’altro giorno del ministro Pinotti a Nuova Delhi. Si sta lavorando nella direzione dell’internazionalizzazione e, come ha detto proprio il ministro della Difesa, per una comunicazione che possa portare ad uno scambio di punti di vista che è anche uno dei passi richiesti dalla prassi giuridica per un primo approccio all’internazionalizzazione della vicenda, che è l’obiettivo del governo italiano”. Per poi concludere: “Siamo a questo punto e come ha ribadito il ministro Pinotti un accordo tra i governi sarebbe l’elemento più auspicabile. Si lavora con serietà. E non credo che nessuno abbia mai detto che è stato avviato l’arbitrato. Io non ne ho mai avuto notizia. All’arbitrato ci si arriva. Non si parte dall’arbitrato”.

Affermazioni false e spregevoli che non meritano commenti. Solo per i lettori meno attenti ci permettiamo di far rilevare che l’arbitrato segue la constatata impossibilità per due governi di risolvere un contenzioso tra di loro. Sono 30 mesi che l’India si arroga il diritto contestato dall’Italia e dalla normativa internazionale, di detenere due nostri militari, due soldati della Nato, senza nè avere la competenza giurisdizionale che rivendica per condurre un procedimento giudiziario, e senza nemmeno che abbia depositato in un tribunale e formalizzato un qualsiasi atto di accusa contro Max Latorre e Salvo Girone. Quanto altro tempo deve passare, secondo il Della Vedova, perchè si prenda atto dell’inconciliabilità delle posizioni italiane ed indiane e quindi ci si rivolga ad enti terzi dirimenti, come le Nazioni Unite, i tribunali internazionali, le corti di giustizia e di organismi come la Ue, il G8, il G20, i governi alleati dell’Italia e persino la Croce Rossa, tutti soggetti che potrebbero esercitare pressioni fortissime ed insostenibili sull’India per costringerla, visto che non si vuole convincere, a rilasciare i nostri Marò? E quali sarebbero poi questi “seri lavori” sottotraccia cui allude Della Vedova dai quali dovrebbero sortire dei risultati positivi ed utili per la liberazione dei due fucilieri? Le attività turistiche della Roberta Pinotti? 

Abbiamo seguito con grande attenzione le mosse del Ministro della Difesa, che dovrebbe avere a cuore per definizione la sorte di due militari dell’Esercito Italiano, durante la sua recente visita a New Delhi. Ha fatto scalo in India di ritorno dall’Afghanistan, quasi per caso, e quella che per Della Vedova era una sua “preziosa presenza” mirata chissà a che cosa e con quali effetti miracolosi per la sorte dei Marò si è rivelata l’ennesima buffonata di cui si è vantato, contrabbandandola per azione efficace, questo esecutivo di Renzi. Perchè la “visita in India” del Ministro italiano della Difesa è stata completamente snobbata dai media indiani e, come ha giustamente segnalato l’Ansa seguita dalle agenzie di mezzo mondo, il carattere della visita, secondo quanto ben precisato dalla stessa Roberta Pinotti “era di natura strettamente privata, un incontro con i nostri marinai (detenuti) motivato dal desiderio di dimostrare loro la solidarietà dell’intero governo italiano”. Nessun colloquio con nessuno, nè con il suo omologo indiano, nè con altri esponenti di quel governo, nè interventi da nessuna parte, in nessuna sede internazionale. Questo è il “lavorio a fari spenti” che dovrebbe riportare i Marò a casa secondo il governo italiano.

Sono trenta mesi che i Marò ricevono in Italia tanta solidarietà, ma nessun aiuto concreto dal governo e dalle istituzioni espressamente mirato a risolvere la loro situazione e permettere loro di tornarsene a casa in piena libertà. Meno annunci (falsi) e più azioni efficaci e producenti, questo chiedono Latorre e Girone, non i selfies con questo o quel ministro di cui, vista la precarietà in cui versano, non potrebbe importargliene di meno. Giusto Renzi? 

Fonte:  http://www.qelsi.it/



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