Chi ci segue, sa che dopo due anni di feroci critiche rivolte nei
confronti dei governi Monti e Letta per il loro palese e colpevole
assenteismo sulla vicenda dei due Marò detenuti in India, avevamo
espresso apprezzamento per le dichiarate intenzioni del trio
Renzi-Mogherini-Pinotti di voler internazionalizzare il caso di Latorre e
Girone. “Internazionalizzazione” è un neologismo che oltre ad essere
brutto, non ci piace perchè evoca le mai sopite velleità
rivoluzionario-sfasciste delle sinistre di tutto il mondo, di quelle
europee in particolare, che sotto la spinta egemonica dell’ex
tedesco-orientale Merkel pare stiano finalmente (dal loro punto di
vista) facendo coagulare un’Europa “socialista” per la gente comune,
cioè tutta tasse, rigore, conti in ordine, poco lavoro e demagogia
spicciola per tutti, spacciando tutto questo per equità, mentre si
tutelano al massimo grado gli interessi di multinazionali, magistrati e
banchieri e di ogni altra categoria di privilegiati che si annidano a
Bruxelles e Strasburgo.
Ci riferiamo, tra l’altro, anche a quelli che
si indignano, giustamente, perchè si dà voce a Schettino che ha causato
la morte di 32 persone, che però sono gli stessi che si sono
“dimenticati” di indignarsi quando Curcio e Savasta frequentavano i loro
salotti-bene radical chic raccontando tra applausi convinti e
sorrisetti compiaciuti del come la loro organizzazione “popolare e
democratica”, le Brigate Rosse, avesse eliminato 86 italiani “funzionali
al sistema”, condannati a morte da improbabili “tribunali del popolo”.
Ecco, è di gente come questa che parliamo a proposito di Latorre e
Girone.
Nel caso dei Marò, per internazionalizzazione si dovrebbe
intendere un insieme di iniziative, avviate il più presto possibile
perchè risultino efficaci, per portare l’attenzione sul caso dei
militari italiani in missione internazionale di contrasto alla pirateria
in mare, e coinvolgere nella sua soluzione alleati, partners
commerciali, Paesi terzi ed ogni appropriata istituzione internazionale
politica, commerciale ed umanitaria perchè tutti esprimano una dura
condanna della prepotenza e dell’operato illegale e banditesco del
governo e della magistratura indiana.
Appena preso il microfono in mano
da neo presidente del consiglio, Renzi annunciò l’immediata
internazionalizzazione del caso Marò. Ma la sua era solo una menzogna,
una bugia e noi gli abbiamo creduto e concordato sulla validità della
linea di condotta annunciata, ma mai realmente perseguita. Ci eravamo
sbagliati a credere a Renzi, a concedere la nostra fiducia, una volta
tanto, ad un personaggio espresso dal PD, al segretario di un movimento
che fa della menzogna, dell’inganno, dei raggiri ragionati e strumentali
il suo normale modus operandi in politica. Chiediamo scusa ai nostri
lettori per averlo fatto.
Che l’internazionalizzazione sia solo una fatua espressione e non una
strategia studiata per liberare i due fucilieri del San Marco l’ha
candidamente ammesso il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della
Vedova nel corso dell’incontro delle commissioni Esteri e Difesa,
riunite per la discussione del decreto legge sulla proroga delle
missioni internazionali. Nella relazione illustrata da Carlo Galli c’era
scritto che “per la vicenda dei nostri due fucilieri Latorre e Girone
la procedura di arbitrato internazionale è stata avviata”. E’ qui che
interviene un furente Della Vedova che denuncia la grave scorrettezza
dei membri delle Commissioni per aver riferito un fatto non vero. “Ci
sono dei colloqui, dei pensamenti ad alta voce, ma la proposta non è
stata ancora formalizzata” spiega minuziosamente il suscettibile vice
della Mogherini, che certo è quello meglio al corrente di quello che
combina il suo capo che è il responsabile della Farnesina.
L’uscita del tutto inattesa del sottosegretario ha l’effetto di
un cerino acceso buttato dentro una polveriera. Insorge Edmondo Cirielli
il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, il politico sempre
in prima fila nel prendere le difese dei nostri due marinai e nel
perorarne la causa. “Come solo colloqui? Apprendiamo con stupore e
sconcerto – dichiara Cirielli – che la declamata procedura di arbitrato
internazionale più volte strombazzata dal Governo Renzi durante le
europee non è stata ancora formalizzata”. Perché, effettivamente, fa
rilevare il deputato, questa benedetta internazionalizzazione è stata,
con l’elemosina demagogica degli 80 euro aggiungiamo noi, il cavallo di
battaglia dell’esecutivo, che l’ha sempre indicata come elemento
importantissimo per riportare a casa, presto e con onore, i due marinai
del Battaglione San Marco.
Una presa di posizione che invece di suggerire un pudico e dignitoso
silenzio al Della Vedova, ha fatto abbandonare l’arrogante
sottosegretario alle solite accuse che la sinistra accampa quando si
trova in palesi difficoltà. Per il Della Vedova quella di Cirielli non è
stata una giusta e motivata reazione di indignata protesta, ma “una
provocazione, una vera strumentalizzazione”, ed aggiunge : ” Meno si
strumentalizza e più si lavora, più si avvicina la possibilità di
raggiungere l’obiettivo che sta a cuore a tutti noi (il nostro
obbiettivo è chiaro, ma il vostro qual è?). E non è assolutamente
vero che il governo non stia facendo nulla, come dimostra la presenza
l’altro giorno del ministro Pinotti a Nuova Delhi. Si sta lavorando
nella direzione dell’internazionalizzazione e, come ha detto proprio il
ministro della Difesa, per una comunicazione che possa portare ad uno
scambio di punti di vista che è anche uno dei passi richiesti dalla
prassi giuridica per un primo approccio all’internazionalizzazione della
vicenda, che è l’obiettivo del governo italiano”. Per poi concludere:
“Siamo a questo punto e come ha ribadito il ministro Pinotti un accordo
tra i governi sarebbe l’elemento più auspicabile. Si lavora con serietà.
E non credo che nessuno abbia mai detto che è stato avviato
l’arbitrato. Io non ne ho mai avuto notizia. All’arbitrato ci si arriva.
Non si parte dall’arbitrato”.
Affermazioni false e spregevoli che non meritano commenti. Solo
per i lettori meno attenti ci permettiamo di far rilevare che
l’arbitrato segue la constatata impossibilità per due governi di
risolvere un contenzioso tra di loro. Sono 30 mesi che l’India si arroga
il diritto contestato dall’Italia e dalla normativa internazionale, di
detenere due nostri militari, due soldati della Nato, senza nè avere la
competenza giurisdizionale che rivendica per condurre un procedimento
giudiziario, e senza nemmeno che abbia depositato in un tribunale e
formalizzato un qualsiasi atto di accusa contro Max Latorre e Salvo
Girone. Quanto altro tempo deve passare, secondo il Della Vedova, perchè
si prenda atto dell’inconciliabilità delle posizioni italiane ed
indiane e quindi ci si rivolga ad enti terzi dirimenti, come le Nazioni
Unite, i tribunali internazionali, le corti di giustizia e di organismi
come la Ue, il G8, il G20, i governi alleati dell’Italia e persino la
Croce Rossa, tutti soggetti che potrebbero esercitare pressioni
fortissime ed insostenibili sull’India per costringerla, visto che non
si vuole convincere, a rilasciare i nostri Marò? E quali sarebbero poi
questi “seri lavori” sottotraccia cui allude Della Vedova dai quali
dovrebbero sortire dei risultati positivi ed utili per la liberazione
dei due fucilieri? Le attività turistiche della Roberta Pinotti?
Abbiamo seguito con grande attenzione le mosse del Ministro della
Difesa, che dovrebbe avere a cuore per definizione la sorte di due
militari dell’Esercito Italiano, durante la sua recente visita a New
Delhi. Ha fatto scalo in India di ritorno dall’Afghanistan, quasi per
caso, e quella che per Della Vedova era una sua “preziosa presenza”
mirata chissà a che cosa e con quali effetti miracolosi per la sorte dei
Marò si è rivelata l’ennesima buffonata di cui si è vantato,
contrabbandandola per azione efficace, questo esecutivo di Renzi. Perchè
la “visita in India” del Ministro italiano della Difesa è stata
completamente snobbata dai media indiani e, come ha giustamente
segnalato l’Ansa seguita dalle agenzie di mezzo mondo, il carattere
della visita, secondo quanto ben precisato dalla stessa Roberta Pinotti
“era di natura strettamente privata, un incontro con i nostri marinai
(detenuti) motivato dal desiderio di dimostrare loro la solidarietà
dell’intero governo italiano”. Nessun colloquio con nessuno, nè con il
suo omologo indiano, nè con altri esponenti di quel governo, nè
interventi da nessuna parte, in nessuna sede internazionale. Questo è il
“lavorio a fari spenti” che dovrebbe riportare i Marò a casa secondo il
governo italiano.
Sono trenta mesi che i Marò ricevono in Italia tanta solidarietà,
ma nessun aiuto concreto dal governo e dalle istituzioni espressamente
mirato a risolvere la loro situazione e permettere loro di tornarsene a
casa in piena libertà. Meno annunci (falsi) e più azioni efficaci e
producenti, questo chiedono Latorre e Girone, non i selfies con questo o
quel ministro di cui, vista la precarietà in cui versano, non potrebbe
importargliene di meno. Giusto Renzi?
Fonte: http://www.qelsi.it/
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