Questa sezione dimostra che le autorità indiane
il giorno 15/2/2012 erano a conoscenza di due attacchi pirata o presunti tali:
- alla petroliera italiana Enrica Lexie, che è stata richiamata in porto con l'intervento immediato delle più potenti unità navali della sua Guardia Costiera;
- alla petroliera greca Olympic Flair, che non è stata neanche chiamata per radio e quindi lasciata libera di andarsene indisturbata.
In questo comportamento delle autorità indiane si
ravvisa una omissività nelle indagini, volontaria o involontaria che
sia, e quindi una nullità di tutto l'impianto accusatorio nei confronti
dei militari italiani.
Infatti è ovvio che nel caso di diversi potenziali
colpevoli di un atto ritenuto criminoso (la morte dei due pescatori) sia obbligo
dell'autorità indagare tutti i possibili colpevoli. E' evidentemente
inammissibile che a uno gli si mandi dietro le navi da guerra, e l'altro si
finga di non sapere.
In questo documento dell'IMO (International Maritime Organization)
si certifica che oltre a tutte le altre autorità anche la Guardia Costiera
indiana era stata avvertita, alle 16:50 UTC (corrispondenti alle 22:20 locali),
che la petroliera greca Olympic Flair era stata oggetto di un attacco pirata.
Alle 22:20LT di scorta alla Enrica Lexie c'erano in mare
i due pattugliatori Shamar e Lakshimi Bahi, e un aereo da sorveglianza marittima
Dornier228 della guardia costiera indiana.
Tutti si trovavano a circa 10 miglia dal porto di Kochi,
e si trovavano vicinissimi (circa 3 miglia) al punto geografico indicato dalla
Olympic Flair quale luogo dell'attacco pirata da lei subito.
Le autorità indiane avevano il dovere di lanciare
l'allarme, allertare i mezzi militari navali e aerei, e per mezzo dei rilevamenti
radar avviarli verso la Olympic Flair, tanto più che erano già
sul punto preciso dove era avvenuto l'agguato e dove la Olympic Flair sosteneva
di stare.
Avrebbero dovuto fare esattamente quello che avevano fatto
poche ore prima nei confronti della Enrica Lexie.
Ma non l'hanno fatto.
Qualunque ne sia il motivo (colpa o dolo) l'impianto accusatorio
costruito nei confronti dei due militari italiani manca dell'indagine su almeno
uno dei possibili colpevoli: è omissivo.
E quindi l'intero impianto accusatorio sarebbe dichiarato
nullo in qualsiasi tribunale.
La vicenda della Olympic Flair
Già nei giorni immediatamente successivi al fatto
da fonti italiane si fece rilevare che anche la Olympic Flair era stata attaccata
dai pirati nella stessa zona
Ne vennero polemiche giornalistiche, con accuse agli italiani
di essersi inventato tutto e di cercare di scaricare su un altro soggetto,
innocente, le proprie responsabilità.
Queste polemiche ebbero riflesso anche sui media italiani,
disinformando l'opinione pubblica italiana su pretese "falsità"
e avvalorando la tesi di colpevolezza sostenuta da una sempre maggiore area
dei media.
Il giorno 21 febbraio, mentre un portavoce della Marina
Mercantile greca smentiva falsamente l'attacco pirata alla Olympic Flair,
dalle autorità internazionali questo veniva confermato.
Nei giorni fra il 15 e il 21 febbraio le autorità
indiane, benchè perfettamente a conoscenza dell'attacco alla Olympic
Flair, anziché confermare le fonti italiane tacevano lasciando montare
la campagna giornalistica che accusava gli italiani di falso e quindi lasciando
montare lo sdegno popolare dei cittadini indiani contro gli italiani.
Nello stesso giorno in cui la marina mercantile ellenica
dichiarava falsamente che non c'era stato nessun attacco pirata alla Olympic
Flair, e le autorità indiane tacevano quanto a loro conoscenza, l'armatore
della Olympic Flair dichiarava alla Marina Militare italiana che l'attacco
c'era stato.
Le dichiarazioni indiane che "mai si erano verificati
in India attacchi di pirateria" sembrano almeno stravaganti, visto
che lo ICC-IMB (International Chamber of Commerce - International Maritime
Bureau), nel suo rapporto "Piracy
and armed robbery against ship" relativo al periodo 1 gennaio -30
settembre 2011 certifica 6 attacchi, di cui 4 avvenuti proprio negli ancoraggi
di Kochi.
L'incidente della Olympic Flair verrà riportato
nel rapporto "Piracy
and armed robbery against ship" pubblicato il 16 giugno 2012 (vedi
allegato 2 pag.4)
Nello stesso giorno in cui la marina mercantile ellenica
dichiarava falsamente che non c'era stato nessun attacco pirata alla Olympic
Flair, e le autorità indiane tacevano quanto a loro conoscenza, l'armatore
della Olympic Flair dichiarava alla Marina Militare italiana che l'attacco
c'era stato.
Le dichiarazioni indiane che "mai si erano verificati
in India attacchi di pirateria" sembrano almeno stravaganti, visto
che lo ICC-IMB (International Chamber of Commerce - International Maritime
Bureau), nel suo rapporto "Piracy
and armed robbery against ship" relativo al periodo 1 gennaio -30
settembre 2011 certifica 6 attacchi, di cui 4 avvenuti proprio negli ancoraggi
di Kochi.
L'incidente della Olympic Flair verrà riportato
nel rapporto "Piracy
and armed robbery against ship" pubblicato il 16 giugno 2012 (vedi
allegato 2 pag.4)
Olympic Flair, la "nave sparita"
E' evidente che il rapporto fatto dalla Olympic Flair su
data, ora e posizione dell'attacco subito non può essere vero.
Nella medesima ora in quella posizione stanno transitando
la Enrica Lexie e le potenti unità della Guardia Costiera che la stanno
scortando. A un allarme lanciato dalla Olympic Flair sarebbero intervenute.
Come pure è evidente dal rapporto che l'attacco è
avvenuto di giorno. Si dice che la vedetta della nave greca ha avvistato due
imbarcazioni con 20 armati. E che i pirati quando hanno visto l'equipaggio
entrare in allarme hanno desistito.
E come si sono reciprocamente visti, marinai e pirati,
se fossero state veramente le 22:20 locali, e quindi notte fonda?
Dovremmo anche ammettere che i 20 pirati, nonostante la
presenza a vista della Enrica Lexie, di due unità navali armate e sorvolati
da un aereo da sorveglianza mattittima, siano andati audacemente all'attacco.
Anche a un profano un racconto del genere appare del tutto
incredibile.
E' tutto da rivedere e chiarire, ci sarebbe voluta una "indagine",
ma a quanto pare alle autorità indiane la cosa non è mai interessata.
Sparisce dal sistema di rilevamento e indentificazione AIS
il 13 febbraio alle ore 00:29 UTC diretta a Kochi orario di arrivo stimato
15 febbraio ore 08:00 UTC.
Riappare circa allo stesso punto il giorno 20 febbraio alle
ore 05:36 UTC diretta ad Arzew (Orano, in Marocco, orario previsto di arrivo
il 1 dicembre, dieci mesi!)
Poco ore dopo, alle 19:14 UTC, cambia destinazione verso
Khahg Island, arrivo alle 23:59 del 23 febbraio.
E quindi un buco nero di ben 7 giorni durante i quali non
sappiamo dove la Olympic Flair sia stata e cosa abbia fatto, tranne che ha
subito un attacco pirata denunciato da lei stessa e confermato dagli organismi
internazionali e dall'armatore.
Attacco pirata in giorno, luogo e ora palesemente falsi,
e quindi avvenuto necessariamente in altro luogo, e/o in altre data e ora.
Conclusioni.
Al di la di ogni altra considerazione la responsabilità
di accertare gli eventi che interessano la Olympic Flair è responsabilità
delle autorità indiane.
Accertare se persone imbarcate sulla Olympic Flair siano
responsabili della morte dei due pescatori è responsabilità
delle autorità indiane.
L'omissione è accertata: lo certificano organismi
internazionali quali lo ICC e l'IMO, e lo ammette lo stesso armatore della
Olympic Flair.
E' evidente che l'impianto accusatorio contro i due marinai
italiani deve andare a cadere, perchè viziato fin dall'inizio da omissioni
(colpose o dolose è lo stesso) e quindi da carenza investigativa.
Fonte: http://www.seeninside.net/piracy
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