Non siamo responsabili di alcun danneggiamento. L’unica cosa che
desideriamo è ritornare in Patria: Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone, da quasi novecento giorni prigionieri in India, hanno fatto
sapere al «Il Tempo» attraverso le famiglie di essere estranei alla
vicenda della richiesta di risarcimento per presunti danni alla
recinzione della residenza dell’ambasciatore italiano Daniele Mancini a
Nuova Delhi. È una presa di distanza netta, espressa con il consueto
contegno, ma sullo sfondo resta una forte amarezza per una nuova
polemica che non tiene conto della drammaticità del contesto, con una
querelle internazionale in corso da anni senza nemmeno un’ipotesi di
calendarizzazione - dopo decine e decine di grotteschi rinvii - delle
prossime tappe.
«Che immagine diamo all'India?»: Paola Moschetti Latorre è a Nuova
Delhi per stare vicina a Massimiliano e non ha nessuna voglia di
soffermarsi «su una questione legata ad un filo per appendere i panni».
«La priorità - puntualizza con molta serenità, nonostante tutto - resta
riportare a casa i Leoni del San Marco». I fucilieri Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone sono alloggiati in una dependance della
residenza diplomatica italiana a Nuova Delhi: questi locali da oltre due
anni ospitano la quotidianità dei soldati italiani, candenzata da ritmi
e abitudini ordinarie che non potrebbero arrecare alcun disturbo alla
tradizionale routine diplomatica. Insomma meriterebbero solidarietà e
vicinanza, mentre - in più di una occasione - hanno invece registrato
sensazioni «differenti» da parte di chi dovrebbe essere in prima linea
nella battaglia per la loro liberazione. La sensazione è che siano
ospiti da molto, forse da troppo tempo, dell’ambasciata italiana di
Delhi.
E mentre ci si azzuffa attorno ai panni puliti stesi all’ambasciata,
nessuno sembra più preoccuparsi della sostanza della vicenda. «È venuto
il momento che vengano spiegate le vere ragioni di chi ha voluto
rimandare Girone e Latorre in India quel 22 marzo 2013», ha tuonato l’ex
ministro degli Esteri del governo Monti, ora componente dell’Ufficio di
presidenza di Fratelli d'Italia, Giulio Terzi.
«Dal governo - ha aggiunto Terzi - arriva solo silenzio e inazione.
Abbiamo dovuto vivere il farsesco rinvio per l’indisposizione di un
giudice della Corte Speciale indiana. E davanti a questo è inaccettabile
e preoccupante che palazzo Chigi si trinceri dietro esigenze di
silenzio e ci si affidi a un avvocato inglese, quando i ministri
competenti avevano annunciato di voler chiedere l’arbitraggio
internazionale».
«La preoccupazione aumenta - ha proseguito l’ex ministro - mentre la
questione è lontana dall’essere risolta, la situazione impone una
strategia ben più incisiva, per questo abbiamo chiesto che Renzi si
rechi in India entro il mese di agosto».
Sulla vicenda intanto sta lavorando, con contatti e fatica quotidiana,
il ministero degli Esteri. L’esecutivo, per bocca del premier stesso,
Matteo Renzi, l’altro giorno, ha dichiarato che «noi non soltanto non
dimentichiamo la vicenda dei marò, ma ho molta fiducia nel nuovo governo
indiano». E ancora: «Faccio i migliori auguri al nuovo primo ministro e
auspico che la discussione sui marò sia affrontata e risolta sulla base
diritto del internazionale».
Fonte: http://www.iltempo.it/
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