C’è un furbo - per cui non vale la pena spendere un nanosecondo - che ha fatto il ritaglio dei giornali indiani e
italiani. E con un banale copia e incolla, spacciato per giornalismo di
inchiesta, ha sfornato un volume, pompato dal famigerato sistema manipolatorio
dello stivale. Bontà sua. I fatti nudi e crudi, però, dicono altro.
Le etichette non mi incantano. Non sono di destra, né di centro e tantomeno di
sinistra. Mai avuto tessere di partito. Non sono iscritto
a sindacati o logge segrete. Non sono
più un giornalista per scelta personale, vale a dire nausea e perché non
mi
sono adeguato al sistema imperante. Ma ho dedicato quasi 30 anni della
mia vita
alla ricerca di notizie sul campo, compreso l’Oceano Indiano. In passato
da freelance (Il Manifesto, L'Unità, Liberazione, Avvenimenti, Famiglia
Cristiana, Il Corriere della Sera, La Stampa, e così via), per i
settimanali L’Espresso e Panorama, ho seguito più di un sequestro di
pescherecci e navi italiane all’estero, nonché svariate stragi, omicidi
su
commissione, e strani "incidenti”, esodi forzati di migranti e guerre
coloniali. In materia ho pubblicato qualche libro: e qualcuno di essi
(NATO: COLPITO E AFFONDATO) ha consentito alla magistratura italiana di
riaprire un fascicolo archiviato relativo all'uccisione deliberata di
ben 5 pescatori italiani. Non sono un tuttologo e neanche un esperto, ma
qualcosa ho imparato dal mestiere senza raccomandazioni.
Dunque,
è lapalissiano: la cosiddetta destra italidiota sull'argomento ha
offerto il peggio. E allora, che c'entra con la ricostruzione puntuale e
rigorosa degli accadimenti che hanno portato il 15 febbraio 2012 alla
morte di due pescatori del Kerala?
Per i sinistroidi tricolori nostrani che dagli anni ’60 sbirciano tutto sotto la lente deformante del fascismo, i due fucilieri della Marina Militare sono colpevoli a prescindere, solo perché indossano una divisa. Di prove, zero e neanche l’ombra di un indizio contro di loro. Il verdetto senza processo vomitato da questi esperti che non distinguono una petroliera da un mercantile, e un fucile da una pistola, lo dobbiamo accettare per dogma ideologico. Delle innumerevoli "stranezze" (le vogliamo definire così?) non ne viene menzionata nessuna, a parte, ma solo indirettamente, quella dell'autopsia. Autopsia che sarebbe (il condizionale è d'obbligo) stata effettuata il giorno stesso senza che un perito di parte potesse prendere parte all'esame, e dopo due giorni i cadaveri sono stati inceneriti (con una fretta difficilmente comprensibile). E addio alle prove. Servono settimane perché gli indiani si decidano a fare quello che si doveva fare, una prova balistica. Di cui ancora oggi, non conosciamo con certezza gli esiti.
Per i sinistroidi tricolori nostrani che dagli anni ’60 sbirciano tutto sotto la lente deformante del fascismo, i due fucilieri della Marina Militare sono colpevoli a prescindere, solo perché indossano una divisa. Di prove, zero e neanche l’ombra di un indizio contro di loro. Il verdetto senza processo vomitato da questi esperti che non distinguono una petroliera da un mercantile, e un fucile da una pistola, lo dobbiamo accettare per dogma ideologico. Delle innumerevoli "stranezze" (le vogliamo definire così?) non ne viene menzionata nessuna, a parte, ma solo indirettamente, quella dell'autopsia. Autopsia che sarebbe (il condizionale è d'obbligo) stata effettuata il giorno stesso senza che un perito di parte potesse prendere parte all'esame, e dopo due giorni i cadaveri sono stati inceneriti (con una fretta difficilmente comprensibile). E addio alle prove. Servono settimane perché gli indiani si decidano a fare quello che si doveva fare, una prova balistica. Di cui ancora oggi, non conosciamo con certezza gli esiti.
Da quello che trapela
l'autopsia avrebbe rivelato che i due indiani sarebbero stati uccisi da
proiettili calibro 0.54, che nemmeno esistono. Senza dimenticare le
tantissime
versioni cambiate nel giro di poco tempo. A tutt'oggi gli indiani si
ostinano a
non voler prendere in considerazione le posizioni delle due navi
risultanti dai
vari sistemi elettronici di rilevamento. Una prova decisiva, visto che
l'Italia ha sempre
sostenuto che la petroliera navigava a diverse miglia di distanza da
dove si
trovava la barca di pescatori nel momento della presunta sparatoria che
ha
portato alla morte di due pescatori indiani. Perché le autorità indiane
non
esaminano le rotte della petroliera e della barca St. Antony, che non
era neanche
registrata? Mistero. Eppure basterebbe pochissimo. Che il battello dove
si dice
si trovassero i due pescatori presenti fori di proiettili assolutamente
incompatibili con una traiettoria dall'alto verso il basso (ossia
dall'alto di
una petroliera contro una barchetta), come è evidenziato da fotografie
effettuate alla barca e pubblicate da alcuni giornali, non si fa la
minima menzione.
Stranamente la barca, che non è mai stata
esaminata dalle autorità indiane, e nemmeno da quelle italiane, per
determinare la traiettoria dei proiettili
ed il calibro, viene affondata dopo qualche mese (una pura casualità?),
e con lei inabissano le prove. E poi, considerando che le armi in
dotazione ai
due fucilieri di marina avevano una gittata utile di qualche centinaio
di metri, che ci faceva
una barca di pescatori ad un soffio da una petroliera, quando
avevano tutto l'oceano a disposizione? Quei fucili Beretta vantano una
potenza
devastante. Se avessero colpito il peschereccio l’avrebbero ridotto un
colabrodo, falcidiando tutto l’equipaggio. Ma i due sottufficiali
italiani sono colpevoli. Per
fede di sinistra.
E dire che la finta opposizione di centro & sinistra ha votato in parlamento la
legge numero 130 del 2 agosto 2011. E dire che il capo abusivo dello Stato (uno di sinistra, fino a prova contraria) ha
promulgato il decreto legge (anch’esso incostituzionale) numero 107 del 12
luglio 2011, su proposta del governo Berlusconi (La Russa, Frattini, eccetera).
E dire che la Convenzione internazionale di Montego
Bay, sottoscritta anche dall’India, stabilisce inequivocabilmente che sono
acque territoriali solo quelle fino a 12 miglia dalla costa. Quindi l'India non
ha la giurisdizione del caso, poiché la petroliera Enrica Lexie incrociava a
20, 5 miglia dalle coste del Kerala.
Indubbiamente
ci sono responsabilità nella catena di comando, a partire dall'attuale
capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Lugi Mantelli Binelli
(promosso a dicembre 2013). Le alte sfere militari nostrane hanno
consentito alla politica di usare a piacimento le forze armate per i
propri porci comodi. E i soliti La Russa e camerati on si sono tirati
indietro.
Dal
19 febbraio 2012 Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone - nell’esercizio delle loro funzioni operative, ovvero
istituzionali -
sono stati privati della libertà e dati in pasto dallo Stato italiano, o
meglio
dai governi eterodiretti Monti, Letta e Renzi, alle autorità dell’India,
in
attesa di un processo farsa, rinviato al 14 ottobre 2014. L'Italia
avrebbe potuto tranquillamente invocare e far ricorso pacificamente ad
un arbitrato internazionale, ma nulla, di serio e concreto è stato mai
fatto per il bene di questi due uomini e padri di famiglia.
Per la cronaca: l'India non è più quella del mitico
Gandhi, ma piuttosto è la prima nazione al mondo, per import di armamenti di guerra. E per
giunta, vanta addirittura un arsenale nucleare.
A
proposito ma che ci fanno Finmeccanica, Eni, De Benedetti,
la Bocconi di Mario Monti eccetera eccetera a quelle latitudini
orientali? Sono tutti in vacanza premio a spese degli ignari italiani?
di Gianni Lannes
di Gianni Lannes
riferimenti:
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