“Ho appena parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Faremo semplicemente di tutto“.
Furono queste le prime parole indirizzate ai nostri Maró quel lontano
Febbraio 2014, mese in cui il Premier Renzi si insediò al
Governo. Quando sui Social Network tutti ironizzavano sulla sua ascesa
al Governo, nonostante le dichiarazioni fatte in epoca precedente (“Non farei mai il premier senza passare dalle elezioni“),
il Presidente del consiglio Matteo Renzi irrompeva su Twitter
annunciando una chiamata telefonica avvenuta con Massimiliano e
Salvatore, nel corso della quale annunciava un impegno assoluto a
riportare i nostri due militari in Italia. Una frase che voleva essere
un monito nei confronti dei suoi predecessori e che fece sperare molti
sul reale impegno assunto dal giovane politico.
Molti, ma non tutti: perché in questi
mesi, anni ormai, chi segue la vicenda da vicino ha sicuramente notato
che tutti i politici coinvolti nel caso hanno attraversato le stesse
fasi: una prima fase di dichiarazioni di impegno seguita a ruota da un
silenzio assordante, per poi tornare con atteggiamento patriottico
soltanto dopo aver lasciato la carica che ricopriva. Dichiarazioni da
politico insomma.
Questa volta Renzi ha attuato ancora una
volta la strategia usata in quel Febbraio: mentre sui Social si
continuava imperterriti a ribadire il profondo silenzio delle
Istituzioni Politiche italiane, il Premier italiano ha pensato bene di
pubblicizzare con una nota, l’avvenuta telefonata al paritetico indiano
Modi. Una telefonata nella quale auspicava una soluzione «rapida e
positiva» al lungo e complicato caso che vede al centro i due fucilieri
di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Sebbene l’India ci ha dimostrato a più
riprese di non evadere le richieste delle Autorità italiane, come nel
caso dei due tentativi di Rogatoria Internazionale (Richieste di
assistenza giudiziaria), avanzate dai Magistrati della Procura di Roma
(Non volevano Giustizia in India?), non ha mai disdegnato delle risposte
alle iniziative pubblicizzare sui media, quasi come una campagna
elettorale.
E mentre Palazzo Chigi mette in risalto l’auspicio di Renzi in una soluzione “rapida e positiva” e la condivisione tra i due leader del “l’importanza
di un rilancio dei rapporti bilaterali tra le due democrazie, sia per
quanto riguarda gli scambi, sia per la cooperazione internazionale, e
nel quadro Ue” o ancora della fiducia riposta nel nuovo esecutivo indiano, il Capo del Governo indiano Narendra Mondi ribadisce con tono quasi di ultimatum “La parte italiana ci permetta un proseguimento del cammino del processo indiano“, sottolineando che “la giustizia indiana è libera, giusta e indipendente” e che “considererà tutti gli aspetti”
del caso. Dichiarazioni già fatte e sentite centinaia di volte, ma
Renzi e i suoi predecessori erano impegnati nei profondi cambiamenti
costituzionali della nostra Nazione per ascoltarle.
Insomma una telefonata che è servita a
convincere solo i sostenitori del nostro Premier, della sua bravura ad
usare il telefono (semmai avesse almeno composto lui il numero) e
del suo inglese maccheronico (ci sarebbe da scrivere un libro su
questo), perché questa telefonata non è altro che l’ennesimo schiaffo
morale da parte di coloro che i nostri politici ritengono “una potenza
mondiale amica”. Adesso aspettiamoci un’altra visita pastorale in
India, probabilmente nel periodo natalizio, di qualche Ministro,
Presidente di Commissione o politico che sia…e perché no, magari anche
di Grillo.
Fonte: http://www.iniurevir.it/
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