SONO STATI LORO A SPARARE? di Toni Capuozzo
Si, i nostri fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno
sparato, lo hanno sempre detto. Hanno sparato in acqua, dopo che le
segnalazioni luminose e acustiche non avevano fermato la rotta di
un’imbarcazione diretta contro la Lexie, con a bordo uomini armati. E’
successo alle 16 del 15 di febbraio del 2012, nelle acque dell’oceano
Indiano, a una ventina di miglia dalla costa. Dopo gli spari in acqua,
l’imbarcazione pirata ha desistito, e alle 17 l’allarme a bordo della
Lexie è cessato, e il comandante e il team dei marò hanno comunicato
quanto era successo. Una segnalazione rimasta senza reazioni, negli
uffici della Guardia Costiera indiana, che solo alle 21.36 invita la
Lexie a far rientro in porto. Cosa è successo nel frattempo ? Che un
peschereccio indiano ha denunciato, via
radiotelefono, di aver subito spari da una grossa nave mercantile, non
identificata, e di avere a bordo due pescatori uccisi da quei
proiettili. Il capitano del peschereccio sembra dichiarare, al ritorno
in porto, che l’attacco è avvenuto alle 21.30, e dunque la Guardia
Costiera indiana, unendo i due fatti, chiede alla Lexie di rientrare.
Nella tarda serata giunge comunicazione di una nave greca, l’Olympic
Flair, che denuncia, senza specificare l’ora, di aver subito un attacco
di due imbarcazioni pirata. Potrebbe trattarsi di una imbarcazione
pirata e del peschereccio, finito nel mezzo di uno scontro a fuoco (ciò
che spiegherebbe come i proiettili abbiano lasciato il segno sui due
lati dello scafo, e perché fossero probabilmente diversi i calibri dei
proiettili). Ma la segnalazione finisce su un tavolo deserto, nel
comando della Guardia Costiera, anche se la risulterebbe più logico
collegare l’incidente della Olympic Flair alla morte dei due pescatori,
non fosse altro che per il buco orario di cinque ore e mezzo tra quello
avvenuto alla Lexie e quello che ha coinvolto il peschereccio. Ma la
polizia indiana è impegnata a perquisire la Lexie, e a fermare i due
marò. Il giorno dopo il premier del Kerala dichiarerà la loro
colpevolezza, ad onta delle prove e all’ombra delle elezioni che si
sarebbero tenute pochi giorni dopo. L’inchiesta del la magistratura del
Kerala, poi, proverà ad aggiustare gli orari, ad addomesticare le
dichiarazioni dei pescatori, a svolgere perizie balistiche poco più che
dilettantesche, e lascerà che il peschereccio, restituito al
proprietario, affondi accanto a una banchina, tirandolo poi a secco,ma
ormai inutile per ogni altra perizia. In queste ore l’agenzia nazionale
di Investigazioni indiana sta ricostruendo l’inchiesta. Poi ci sarà il
processo davanti a un tribunale speciale della Corte Suprema a Dehli.
L’insufficienza di prove restituirebbe la libertà, ma non l’onore a due
professionisti innocenti, e lascerebbe senza giustizia anche i due
pescatori morti. Ma l’inchiesta è partita male sin dall’inizio. E
l’Italia, le sue autorità ? Questa è un’altra domanda, e forse la più
cattiva.
Fonte: http://alfredodecclesia.blogspot.com/2013/07/sono-stati-loro-sparare-di-toni-capuozzo.html?spref=fb
I NOSTRI SOLDATI SONO INNOCENTI DELLA MORTE DEI DUE PESCATORI, COME QUALSIASI PERSONA CON UN PO' DI SALE IN ZUCCA HA POTUTO EVINCERE, SE NON ALTRO DALLO SVOLGIMENTO DEI FATTI. SONO VITTIME, INVECE, INSIEME AI DUE PESCATORI MORTI, DI QUESTA VICENDA CHE SI E' COMPLICATA AL DI LA' DI QUALSIASI IMMAGINAZIONE. VITTIME SOPRATTUTTO, OLTRE CHE DEGLI IMBROGLI ELETTORALI DEL KERALA, DELLA ASSOLUTA INCAPACITA' ED IGNAVIA DEL NOSTRO GOVERNO, CHE, SENZA ACCERTARE LE RESPONSABILITA', NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISARCIRE LE FAMIGLIE INDIANE, AMMETTENDO DI FATTO LA COLPA DEI MARO', ACCETTANDO SENZA VERIFICHE LA VERSIONE INDIANA, E DIMOSTRANDO ANCORA UNA VOLTA UNA CERTA MENTALITA' NON ONOREVOLE, PER LA QUALE OGNI QUESTIONE PUO' ESSERE APPIANATA CON UN PO' DI SOLDI. ABBIAMO POI CONTINUATO SU QUESTA FALSARIGA, PIEGANDOCI AD OGNI PREPOTENZA, COMPRESA QUELLA DI FAR SEQUESTRARE IL NOSTRO AMBASCIATORE, DISPONENDO IL RIENTRO PRECIPITOSO DI LATORRE E GIRONE IN INDIA, E NON FACENDO VALERE I NOSTRI DIRITTI IN SEDE INTERNAZIONALE, COME QUALUNQUE PAESE DEGNO DI QUESTO NOME AVREBBE FATTO. ORA LA POSIZIONE DI COMODO E' QUELLA DI FAR ACCETTARE IL FATTO CHE I MARO' ABBIANO UCCISO I PESCATORI, MAGARI IN MODO 'PRETERINTENZIONALE', COME FOSSE AVVENUTO UN 'INCIDENTE' CHE PREVEDE UNA PENA MINORE MAGARI DA SCONTARE IN ITALIA, ACCETTANDO ANCORA UNA VOLTA UN 'AGGIUSTAMENTO' CHE SALVI SIA IL SEDERE DEGLI INDIANI CHE QUELLO DEL GOVERNO. SENZA TENER CONTO DELL'ONORABILITA' DI DUE MILITARI DI ECCELLENZA CHE NON MERITANO QUESTO TRATTAMENTO. NE' LORO, NE' I LORO COMMILITONI. ORA TUTTI I NOSTRI MILITARI, DI QUALSIVOGLIA ARMA SAPRANNO COSA ASPETTARSI DALLO STATO ITALIANO IN CASI COME QUESTO.
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