Nicola Evoli è nato 01/08/61 a Carrara ma da sempre
marchigiano di Camerano (Ancona)
Studi liceali ad Ancona e Laurea in Economia e Commercio
nella stessa citta' nel 1986 col massimo dei voti e lode con tesi inerente
l'Internazionalizzazione delle imprese manifatturiere nel settore
tessile-abbigliamento (Economia Politica Industriale).
Tenente di complemento Arma di Artiglieria 1985-86 con
servizio di prima nomina come Ufficiale comandante sezione Obici Semoventi M109
1 Gr Cacciatori delle Alpi a Bracciano (Roma) presso la Scuola di Artiglieria
Socio UNUCI, ANARTI e AMICI SCUOLA DI ARTIGLIERIA
Cittadinanza Italiana e Britannica, residenza in USA e UAE
2 figli (22 Flora e 18 Hugo), attualmente divorziato e
felicemente accompagnato con Krisann, 2 fratelli Andrea (libero imprenditore in
Italia) e Roberto (key-executive a LG Group in Olanda)
Responsabile vendite estero iGuzzini Illuminazione dal 1986
al 1990 e poi Direzione Vendite Estero Martini Illuminazione fino al 1992
Libero professionista dal 1992. Dal 1994 proprietario della
Eurolink (International Trade and Marketing services) in UK e dal 2009
Presidente della Impel LLC negli USA (Retail Development and International
Marketing Services)
Membro del
Board of Industry Advisors del LIM (www.limcollege.edu)
Membro del Board of Visual Merchandising Team dell'ARE
(www.retailenvironments.org)
Membro del RDI (www.retaildesigninstitue.com)
Membro del EHI (www.ehi.org)
Membro dell'ICSC (www.icsc.org) e MECSC (www.mecsc.ae)
Orientamento politico: M5S, in precedenza Partito Radicale e
PDL
Tempo libero (poco): Vela, Sci e Cinema
Uomini di grande ispirazione: Churchill, Patton, MacArthur,
Calamandrei, Ghandi.
Egregio dott.
Nicola Evoli tu conosci molto bene la
realtà indiana e in particolar modo
quella del Kerala dove per l’attività che svolgi ti rechi spesso .Nelle tue visite a
Kochi che aria hai respirato?
Alfredo permettimi una
premessa per poter distinguere e dare un peso specifico ai fatti e
separatamente alle opinioni personali. La mia prima visita in India a scopo
d'affari e' datata 1999. In questi 14 anni non solo ho maturato alcune
esperienze specifiche e le condizioni sono generalmente migliorate ma ho potuto
soprattutto approfondire i miei rapporti umani prescindendo dall'interesse
specifico negli affari. Oggi posso dire di avere un buon numero di amici
Indiani che non solo nutrono un rapporto di fiducia personale ma hanno
conosciuto lo spirito e l'umanita' degli Italiani e il sincero interesse
culturale reciproco. Mentre i governi cambiano e i rappresentanti diplomatici
ruotano nel brevissimo periodo, questi rapporti permangono, si rafforzano e si
allargano, accrescendo quella che gli americani chiamano 'diplomazia di secondo
e terzo livello', cioe' quella non ufficiale ma spesso molto efficace proprio
perche' improntata alla reciproca fiducia nel lungo periodo, corroborata da
molti fatti e non da cerimoniali. Debbo dire che ho avuto il vantaggio della
doppia cittadinanza, perche con il passaporto britannico ad esempio mi e' sempre
stato concesso velocemente il visto affari multiplo a lungo termine (5 anni) e
una maggiore autorevolezza mentre purtroppo (a causa del principio di
reciprocita' e dall'ottusita' di certi ambienti al MAE) i miei colleghi con il
solo passaporto Italiano si sono visti spesso rifiutare il visto multiplo di
ingresso di lungo periodo. Il mio e' stato un grande vantaggio, salvaguardando
gli interessi della nostra azienda che e' pur sempre, con orgoglio di bandiera,
Italiana. Non solo, spesso riesco ad ottenere informazioni e assistenza
dall'High Commission Brittannico con una discreta efficienza. Con mio grande
rammarico, l'efficienza consolare britannica e' quasi sempre molto notevole
rispetto a quella dei nostri consolati o ambasciate. Diciamo che i britannici
hanno un 'sistema' diplomatico che funziona e costa meno del nostro mentre da
noi molto dipende dall'efficienza e dallo stile dell'ambasciatore, del console
e del loro capo (il Ministro). Vogliamo fare un esempio? L’ambasciatore
italiano a Berlino guadagna il doppio della cancelliera tedesca. Al pari di
molti colleghi, dallo Stato Italiano percepisce circa 20mila euro netti al
mese e governa una sede diplomatica con 58 persone. Angela Merkel dallo
Stato tedesco riceve 9.072,43 netti per governare una nazione con 80 milioni di
cittadini, la terza potenza economica del mondo. Lui 20mila e lei 9.
Lui viene dall’Italia, il Paese dei doppi stipendi e dei privilegi che –
poco se ne parla – proietta nel mondo il suo sistema di casta e lo propaga
attraverso una fitta rete diplomatico-consolare, uffici di rappresentanza e
istituti di cultura e lingua italiana all’estero che poco hanno a che fare
con l'efficienza.
Fatta questa premessa,
arriviamo dunque al Kerala. Si e' detto che il Kerala sia uno stato di poveri
pescatori e agricoltori ma non va dimenticato
che Il Kerala (o Keralam, malayalam: കേരളം) è lo stato
indiano con il tasso di alfabetizzazione più elevato (oltre il 90%
della popolazione). L'attuale primo ministro è Oommen
Chandy, eletto dopo la vittoria del Partito del Congresso Indiano a
scapito del Partito Comunista dell'India nelle ultime elezione
tenutesi nel maggio 2012. La data e' importante, perche' la sua elezione e'
avvenuta proprio quando piu' sentita era in Italia l'"offesa"
ricevuta sul caso della detenzione ingiustificabile dei nostri Maro'.La politica del Kerala è contrassegnata dal continuo cambio di potere ogni 5
anni dove si alternano al Governo il Partito Comunista dell'India (di
orientamento marxista) e il Partito del Congresso Indiano (per intenderci
quello dell'"italiana' Sonia Maino Ghandi).La presenza del Partito Popolare Indiano (hindi: भारतीय जनता पार्टी [भाजपा], Bharatiya Janata
Party , BJP) è minima in questo stato. Questo è un dato rilevante alla
luce degli eventi che hanno caratterizzato i governi BJP, di
stampo nazionalista e di difesa
dell'identità induista. Infatti il BJP conta pochi elettori in Kerala
anche grazie alla presenza quasi omogenea di induisti, musulmani e cristiani.La politica e l'essere membro di un partito sono concetti molto sentiti in
Kerala. Questo senso di appartenenza e l'emancipazione di sindacati e unioni
studentesche finiscono spesso per sfociare in scioperi e manifestazioni,
causando frequenti blocchi al lavoro e all'istruzione. D'altro canto
grazie alle politiche progressiste del CPI il Kerala vanta un tasso di
alfabetizzazione del 91% (il più alto dell'India) e il più basso tasso di
corruzione dell'intero paese. Usando termini per lo più occidentali potremmo
dire che il Kerala è fortemente di sinistra ed è la "roccaforte
rossa" dell'India essendo i due partiti più grandi l'uno comunista e
l'altro socialista.
Senza ombra di dubbio,
fin dal primo giorno il caso' dei Maro' e' stato strumento di azione politica
di pochi uomini di potere locali non contro gli Italiani ma contro
l'"italiana" Sonia Maino Ghandi e il suo Partito del Congresso.
Teniamo presente che in un territorio piccolo quanto il Nord Italia come il
Kerala vivono ca 33 milioni di persone, circa la meta' del numero della popolazione
Italiana. Vedere dunque dimostrazioni 'pilotate' di piazza con qualche migliaio
di persone possono riempire lo schermo televisivo ma e' un numero di gran lunga
trascurabile se rapportato all'intera popolazione locale. Fino a qui i fatti.
Sono appena rientrato dall'inaugurazione del centro commerciale piu'
grande dell'India, dove il nostro lavoro, quello di Italiani, e' stato
largamente apprezzato e pubblicamente onorato. L'ultimo in ordine di importanza
di altri nostri successi in India. Di nostri rappresentanti diplomatici
nemmeno l'ombra ma meglio cosi', ci sentiamo meglio salvaguardati da soli.
Direi che c'e' una frattura molto evidente tra la natura pacifica e gli
interessi della maggioranza popolazione locale e quella dei politici, proprio
come da noi. I livelli di strumentalizzazione sono ormai inaccettabili. Da un
certo punto di vista molti sono rimasti sorpresi anche della 'debolezza' dei
nostri rappresentanti locali, i quali hanno 'sperato, 'creduto' mai mai
mostrato di agire con determinazione nei fatti, lasciando aumentare a dismisura
la 'bolla' e il dubbio. Come Italiani sul posto ne soffriamo moltissimo,
sopperiamo pero' sempre con qualche nostra bravura specifica e prendendo le
distanze dai nostri politici, purtroppo.
Ti sei fatto
promotore di una bella iniziativa quando i due fucilieri della marina erano a
Kochi hai alloggiato nello stesso albergo e hai fatto recapitare una torta a
Massimiliano e Salvatore per portare la vicinanza dei cittadini italiani come è
andato quel tentativo di contatto ?
Premetto che non ho mai
alloggiato a Fort Bastion a Kochi dove erano confinati i nostri ragazzi in
compagnia dei nostri servizi di 'sicurezza' ma al Marriott Hotel. Conosco molto
bene l'albergo dove loro si trovavano perche' ha una cucina e un servizio
squisiti in un contesto di quartiere storico del Kerala e nel corso del mio
penultimo viaggio sono andato a trovarli con l'intenzione di portare di persona
un segno tangibile di vicinanza e affetto da parte di molti Italiani,
soprattutto amici delle FFAA a cui ancora mi onoro di appartenere, e del Gruppo
FB "Ridateci i nostri leoni". Non vi era alcuna ostruzione da parte
di forze di polizia Indiane che personalmente non ho nemmeno visto ne in
albergo ne' all'esterno, al contrario mi e' stato impedito di vederli da parte
di non meglio qualificati funzionari italiani che non si sono qualificati ma
che hanno fatto pervenire il loro diniego tramite la reception dello stesso
albergo. Ho commissionato dunque per i nostri ragazzi simpaticamente una torta
con degli auguri e so che i miei amici Indiani nell'albergo hanno fatto anche
delle foto che pero' sono state sequestrate dagli Italiani e a me mai
consegnate. Deplorevole e molto sciocco. Ne informai il Ministro Terzi e mai ho
avuto risposta…evidentemente e' tutto conservato nel segreto….veramente
sgradevole il livello di sfiducia e di controllo da parte di nostre
organizzazioni istituzionali.
Questa vicenda per
molti versi assurda ha sempre dato l’idea di nascondere qualcosa,il rancore
dell’India nei confronti dell’Italia da dove prende linfa,considerando che i
rapporti tra i due paesi sono sempre stati buoni il nome di Quattrocchi può
significare qualcosa e se si cosa?
Iil caso Quattrocchi e' stato a lungo oggetto di discredito nei confronti
dell'Italia. A casa nostra sembra che questo scandalo sia sempre stato tenuto
in sordina ma in India aveva assunto una rilevanza nazionale sconvolgente e lo
e' ancora in questi giorni (periodicamente da circa vent'anni), conosciuto
anche come lo scandalo Bofors, le tangenti che vennero pagate dalla industria
bellica svedese Bofors AB, le connivenze del Governo centrale indiano e
svedese e ultimamente lo sblocco dei conti, depositati nel paradiso fiscale di
un' isoletta della Manica e congelati dal 2003, di cui è titolare un nostro
concittadino, Ottavio Quattrocchi, che dello scandalo fu figura chiave.
Lo scandalo Bofors scosse l'India degli anni '80,
coinvolgendo molti politici, primo fra tutti Rajiv Gandhi, figlio
di Indira Gandhi e Primo Ministro indiano dopo la morte della
madre. La classe dirigente fu accusata di aver ricevuto ingentissime tangenti
sull'acquisto, dalla svedese Bofors AB, di obici da campo da 155 mm. La
denuncia partì dalla Radio Svedese, che rivelò che la Bofors - oggi
acquistata e smembrata dalla Saab e conosciuta col nome Kartongen Kemi
Ochi Forvaltning AB - aveva pagato oltre 50 milioni di dollari
in tangenti per assicurarsi la vendita all'India; valore dell'operazione
1, 4 miliardi di Dollari. Lo scandalo assunse proporzioni tali da causare
la sconfitta del Partito del Congresso, capeggiato da Rajiv, alle
elezioni che seguirono nel Novembre 1989. La credibiltà di
Rajiv Gandhi, il cui nomignolo era Mr. Clean, Signor
"pulito" ne uscì gravemente intaccata.
Le misure di sicurezza furono allentate e Rajiv fu assassinato nel 1991 con un attentato compiuto dalle Tigri Tamil, i separatisti di etnia Tamil a Sri Lanka. Tuttavia all' inizio del 2004, la Corte Suprema indiana scagionò totalmente e clamorosamente il defunto Rajiv dalle accuse allora formulate, nonostante il fatto che le armi acquistate fossero risultate altamente difettose ed estremamente più onerose, per il Governo indiano, rispetto a quelle proposte da altri concorrenti alla vendita.
L'india era impegnata al tempo in una corsa al riarmo, volto a contrastare le forniture di armi che gli Stati Uniti proporzionavano al nemico e vicino Pakistan. Rajiv incontrò proprio in quei giorni Olof Palme, amatissimo Primo Ministro svedese, che ottenne rapidamente la commessa per la Bofors, in grandi difficoltà finanziarie, contro il parere tecnico delle alte sfere militari indiane. Palme verrà assassinato nel 1986 in circostanze tuttora misteriose.
Tra gli altri sospettati di aver intascato tangenti fu immediatamente indicato Ottavio Quattrocchi. Questi era il rappresentate della Snamprogetti, ENI, per l'India e poi per la zona asiatica intera negli ultimi 16 anni di permanenza in oriente, durante i quali Quattrocchi ottenne appalti per la Snamprogetti per circa 300 miliardi di dollari. Il suo collegamento con lo scandalo si deve alla sua strettissima prossimità con la famiglia di Rajiv Gandhi e della sua oggi vedova Sonia Maino Gandhi, italiana e attualmente presidente del Partito del Congresso. Si commenta che l 'amicizia con il Primo Ministro fosse tale da far ottenere al Quattrocchi il sollevamento dagli incarichi di qualunque funzionario si opponesse o intralciasse i progetti finanziari dell' italiano. I figli di Sonia e Rajiv venivano affidati alla famiglia Quattrocchi quando la coppia lasciava l'India.
Il CBI , Central Bureau of Investigation indiano, accusò nel 1993 Quattrocchi e la moglie Maria di aver ricevuto 7 milioni di dollari di tangenti dalla Bofors per aver convinto l'amico Rajiv all'acquisto delle armi svedesi. Narasimha Rao, del Partito del Congresso, presiedeva allora il Governo indiano e nessun ordine di cattura venne spiccato, nonostante le ripetute interrogazioni parlamentari poste dall'opposizione, permettendo a Quattrocchi di lasciare il paese.
Questi si rifugiò in Malesia, dove potè godere di immunità fino al 2003, quando il Governo indiano riuscì ad ottenere l'estradizione, per processare l'italiano, dalle autorità malesi. L'ordine di consegnare il passaporto giunse due giorni dopo che Quattrocchi era rientrato in Italia, dove da allora vive apparentemente a Milano.
Le misure di sicurezza furono allentate e Rajiv fu assassinato nel 1991 con un attentato compiuto dalle Tigri Tamil, i separatisti di etnia Tamil a Sri Lanka. Tuttavia all' inizio del 2004, la Corte Suprema indiana scagionò totalmente e clamorosamente il defunto Rajiv dalle accuse allora formulate, nonostante il fatto che le armi acquistate fossero risultate altamente difettose ed estremamente più onerose, per il Governo indiano, rispetto a quelle proposte da altri concorrenti alla vendita.
L'india era impegnata al tempo in una corsa al riarmo, volto a contrastare le forniture di armi che gli Stati Uniti proporzionavano al nemico e vicino Pakistan. Rajiv incontrò proprio in quei giorni Olof Palme, amatissimo Primo Ministro svedese, che ottenne rapidamente la commessa per la Bofors, in grandi difficoltà finanziarie, contro il parere tecnico delle alte sfere militari indiane. Palme verrà assassinato nel 1986 in circostanze tuttora misteriose.
Tra gli altri sospettati di aver intascato tangenti fu immediatamente indicato Ottavio Quattrocchi. Questi era il rappresentate della Snamprogetti, ENI, per l'India e poi per la zona asiatica intera negli ultimi 16 anni di permanenza in oriente, durante i quali Quattrocchi ottenne appalti per la Snamprogetti per circa 300 miliardi di dollari. Il suo collegamento con lo scandalo si deve alla sua strettissima prossimità con la famiglia di Rajiv Gandhi e della sua oggi vedova Sonia Maino Gandhi, italiana e attualmente presidente del Partito del Congresso. Si commenta che l 'amicizia con il Primo Ministro fosse tale da far ottenere al Quattrocchi il sollevamento dagli incarichi di qualunque funzionario si opponesse o intralciasse i progetti finanziari dell' italiano. I figli di Sonia e Rajiv venivano affidati alla famiglia Quattrocchi quando la coppia lasciava l'India.
Il CBI , Central Bureau of Investigation indiano, accusò nel 1993 Quattrocchi e la moglie Maria di aver ricevuto 7 milioni di dollari di tangenti dalla Bofors per aver convinto l'amico Rajiv all'acquisto delle armi svedesi. Narasimha Rao, del Partito del Congresso, presiedeva allora il Governo indiano e nessun ordine di cattura venne spiccato, nonostante le ripetute interrogazioni parlamentari poste dall'opposizione, permettendo a Quattrocchi di lasciare il paese.
Questi si rifugiò in Malesia, dove potè godere di immunità fino al 2003, quando il Governo indiano riuscì ad ottenere l'estradizione, per processare l'italiano, dalle autorità malesi. L'ordine di consegnare il passaporto giunse due giorni dopo che Quattrocchi era rientrato in Italia, dove da allora vive apparentemente a Milano.
Una nota interessante: a fine Gennaio 2007 Quattrocchi, nonostante un
mandato di cattura internazionale vola con Alitalia dall'Italia per Buenos
Aires per motivi turistici (incompetenza delle nostre forze di polizia o
copertura?) fino alle cascate dell'Iguazu. Nella regione a quel tempo vi era
un'allerta per traffico di droga e terrorismo, dunque i controlli erano
elevati. Nell'imbarcarsi per il Brasile, il 6 Febbraio viene arrestato dagli
Argentini su mandato Indiano sulla base della produzione di documenti falsi. Il
mandato di cattura e' noto essere registrato come CBI Case
RC.1(A)/90-ACU.IV/SIG (Bofors Case). Il 26 Febbraio viene rilasciato su
cauzione, il Console Italiano in persona presenzia in aula in tribunale. Inizia
la richiesta indiana per l'estradizione che non viene pero' mai concessa.
Dal 2003 i conti bancari di Quattrocchi nell' isola della Manica Guernsey,
paradiso fiscale, sospettati di contenere l'ammontare delle tangenti, erano
stati congelati. I denari vi erano giunti dopo i consueti complessi passaggi
tra società fantasma, conti cifrati in Svizzera e a Panama. Recentemente
sono stati però sbloccati - pare su richiesta del Governo indiano per
insufficienza di prove- dalle autorità britanniche nonostante le indicazioni
della Corte Suprema indiana di mantenere lo status quo. L'intera procedura
legale dovrà dunque essere ora ripetuta per ottenere un nuovo blocco
ma, nel frattempo, Quattrocchi può liberamente svuotare i conti sospetti.
L'opposizione chiede ovviamente la testa dell'attuale Ministro di
Giustizia, Bharadvaj, e indirettamente quella del
Primo Ministro Manmohan Singh e di Sonia Gandhi, che declinano
ogni responsabilità nell'accaduto. Nessun colpevole. Nessuna tangente.
Quattrocchi fa sapere che il caso non esiste e che si tratta esclusivamente di ventennale accanimento politico nei confronti della famiglia Gandhi. Rappresentanti del CBI potrebbero comunque recarsi in Italia per interrogare l'uomo, lo stesso Ministro degli esteri Italiano avrebbe potuto offrire questo gesto di distensione tanto utile in un momento cosi' penoso e 'ricattatorio' nei confronti dei nostri Maro'. Io stesso ho segnalato ripetutamente al nostro Ministro queste aspettative e queste necessarie aperture, ma ogni qualvolta si nomina Quattrocchi il Ministro non risponde affatto, significa che di fatto o si rende complice di una copertura oppure e' ignorante e/o impotente. Di fatto il caso Quattrocchi per molti Indiani e' sinonimo di malaffare Italiano in India.
Quattrocchi fa sapere che il caso non esiste e che si tratta esclusivamente di ventennale accanimento politico nei confronti della famiglia Gandhi. Rappresentanti del CBI potrebbero comunque recarsi in Italia per interrogare l'uomo, lo stesso Ministro degli esteri Italiano avrebbe potuto offrire questo gesto di distensione tanto utile in un momento cosi' penoso e 'ricattatorio' nei confronti dei nostri Maro'. Io stesso ho segnalato ripetutamente al nostro Ministro queste aspettative e queste necessarie aperture, ma ogni qualvolta si nomina Quattrocchi il Ministro non risponde affatto, significa che di fatto o si rende complice di una copertura oppure e' ignorante e/o impotente. Di fatto il caso Quattrocchi per molti Indiani e' sinonimo di malaffare Italiano in India.
E il nome di
Pozzessere cosa rappresenta per gli indiani?
Paolo Pozzessere e' un
altro esempio di un'Italia oscura nel commercio internazionale. Arrestato per
ipotesi di corruzione internazionale per vendite Finmeccanica sia a Panama che
in Indonesia che in India, e' anch'egli nel mirino degli inquirenti
indiani….non si sa molto di piu' al momento. Pero' anche su questo devo dire
che ci sono delle coperture e complicita' . Sembrerebbe che Paolo Pozzessere
fosse un frequentatore del Circoli degli Esteri. Il "Circolo del
Ministero degli Affari Esteri", creato con finalità di rappresentanza del
M.A.E. e sociali sessantacinque anni or sono, occupa un'importante area verde
sulla sponda sinistra del Tevere, in prossimità di Ponte Milvio.
Nell'Italia degli sprechi e' bene che si sappia che il Circolo dispone di ampi saloni e spazi di rappresentanza, di sale per il bridge e la televisione, di un ristorante, di un bar e di una tavola calda. E' dotato inoltre di importanti attrezzature e servizi.
Soci del Circolo sono i funzionari diplomatici e delle carriere direttive del Ministero degli Affari Esteri. Gli altri dipendenti del Ministero stesso possono divenire Soci su domanda.Tale facoltà è estesa ai dipendenti del M.A.E. collocati a riposo. Allo scopo di favorire i contatti, in special modo con i diplomatici stranieri e con ambienti particolarmente qualificati, il Consiglio Direttivo del Circolo ammette ogni anno un numero limitato di Soci aggregati, consentendo loro di partecipare alle attività sociali a norma di regolamento. La precedenza viene data - a norma di statuto - ai membri del Corpo Diplomatico accreditati presso il Quirinale, la Santa Sede e gli Organismi Internazionali con sede in Roma, ai funzionari dei predetti Organismi a cui sia stato riconosciuto lo status diplomatico, ai parlamentari, ai corrispondenti della Stampa estera accreditati presso il Servizio Stampa del Ministero degli Affari Esteri, ai giornalisti italiani iscritti all’albo, ai parenti stretti dei soci, agli alti funzionari di Amministrazioni o Enti pubblici. Le domande di aggregazione debbono essere controfirmate da due Soci e motivate con lettera di presentazione da uno dei due Soci stessi. Dunque, sarebbe interessante capire chi presento' un non diplomatico come Pozzessere al Circolo e da quando. A Marzo-Aprile 2011sicuramente frequentava il circolo dato che e' stato messo agli atti dell'inchiesta su sua stessa dichiarazione. Alla sola richiesta di informazioni sul nome Pozzessere, il Ministro Terzi glissa ma il suo caso e' anch'esso oggetto di grande interesse da parte degli indiani e, aggiungo io, con molto diritto.
Nell'Italia degli sprechi e' bene che si sappia che il Circolo dispone di ampi saloni e spazi di rappresentanza, di sale per il bridge e la televisione, di un ristorante, di un bar e di una tavola calda. E' dotato inoltre di importanti attrezzature e servizi.
Soci del Circolo sono i funzionari diplomatici e delle carriere direttive del Ministero degli Affari Esteri. Gli altri dipendenti del Ministero stesso possono divenire Soci su domanda.Tale facoltà è estesa ai dipendenti del M.A.E. collocati a riposo. Allo scopo di favorire i contatti, in special modo con i diplomatici stranieri e con ambienti particolarmente qualificati, il Consiglio Direttivo del Circolo ammette ogni anno un numero limitato di Soci aggregati, consentendo loro di partecipare alle attività sociali a norma di regolamento. La precedenza viene data - a norma di statuto - ai membri del Corpo Diplomatico accreditati presso il Quirinale, la Santa Sede e gli Organismi Internazionali con sede in Roma, ai funzionari dei predetti Organismi a cui sia stato riconosciuto lo status diplomatico, ai parlamentari, ai corrispondenti della Stampa estera accreditati presso il Servizio Stampa del Ministero degli Affari Esteri, ai giornalisti italiani iscritti all’albo, ai parenti stretti dei soci, agli alti funzionari di Amministrazioni o Enti pubblici. Le domande di aggregazione debbono essere controfirmate da due Soci e motivate con lettera di presentazione da uno dei due Soci stessi. Dunque, sarebbe interessante capire chi presento' un non diplomatico come Pozzessere al Circolo e da quando. A Marzo-Aprile 2011sicuramente frequentava il circolo dato che e' stato messo agli atti dell'inchiesta su sua stessa dichiarazione. Alla sola richiesta di informazioni sul nome Pozzessere, il Ministro Terzi glissa ma il suo caso e' anch'esso oggetto di grande interesse da parte degli indiani e, aggiungo io, con molto diritto.
Come avrebbe dovuto
agire il governo italiano in questo anno e un mese di detenzione dei nostri
marò?
Su come avrebbe dovuto
agire il MAE in questo lungo periodo cosi' imbarazzante bisognerebbe chiederlo
ad esperti di diplomazia internazionale. Su come si e' comportato il MAE invece
occorrerebbe chiederlo a psicologi e psichiatri o…investigatori! perche' di
fatto non e' mai emerso il carattere decisionale del nostro Paese e non si
comprende come dei professionisti del settore, dei tecnici, quale e' il
Ministro Terzi, Ambasciatore di ruolo, non abbiano saputo creare le condizioni
per una diplomazia parallela di successo laddove i canali ufficiali hanno
miseramente fallito. Non ci siamo trovati alleati nell'iniziativa ne' in seno
all'India ne sul fronte internazionale. A molti e non solo a me ha dato
l'impressione che il 'low profile' fosse una tattica non tanto per ottenere la
liberazione di nostri Maro' con trattative segrete quanto per creare
'sonnolenza' su altri temi piu' scottanti di frizione con l'India. Chi vivra'
vedra'….nel mio piccolo ho offerto al Ministro anche la disponibilita' di
importanti uomini di affari del Kerala, ben visti anche al governo centrale di
New Delhi….ma mai nessuna risposta, vuol dire dunque che il Ministro un suo
piano lo aveva in mente e per lui andava bene cosi. I risultati sono quelli che
oggi ci ritroviamo, pericolosamente vicini ad una rottura dei rapporti
diplomatici con l'India e non dimentichiamo che l'India e' il primo partner
commerciale dei paesi UE, uscire di scena anche temporaneamente arrecherebbe
gravissimi danni al nostro sistema di imprese a tutto vantaggio di altri paesi
quali UK, Germania e Francia. nel frattempo noto che il Ministro ha tempo per
dedicare grande cura per la sua immagine in rete, gli auguro almeno per quello
un miglior risultato.
La sensazione che si
ha e che il governo italiano sia incapace, dopo essere stato incapace per più
di un anno di dare quelle risposte che si aspettano da un paese come
l’Italia.Un paese il nostro, ricordiamolo, sempre pronto e disponibile a fare
la sua parte. Come mai nessuno dei beneficiari delle nostre azioni generose e
umanitarie,ha speso una parola?
Sull'inerzia di altri
Paesi andrebbe fatto un distinguo. Mentre in ambito UE tutte le nostre
richieste di assistenza sono finite nelle 'falde carsiche' della non esistente
diplomazia corale europea (nonche' della piu' grande assenteista di tutti i
ministeri UE, quello della baronessa Ashton), dove i nostri problemi sono
diventati automaticamente delle opportunita' nuove di affari e di diplomazia
come ad esempio per l'industria bellica francese, in ambito Atlantico non mi
risulta che a Washington siano arrivate richieste di supporto collaterale,
eppure anche gli USA partecipano attivamente alle operazioni anti pirateria
nell'Oceano Indiano…lo trovo perlomeno un fatto curioso.
E’ corretto secondo te
dire ,che si è cercato di far prevalere le ragioni del business, rispetto a
quelle del diritto internazionale e del rapporto tra Stati ,e tra popoli?
Ffosse vero che abbiano prevalso le ragioni del business avremmo avuto un
miglioramento dell'interscambio con l'India ma non e' cosi', anzi allo stato
attuale delle cose abbiamo pregiudicato molto la nostra buona immagine e i mesi
futuri lo dimostreranno negativamente se non ci sara' un'inversione di rotta.
Penso che qualche interesse privato, di business privato e non di sistema
Italia, ci sia stato in questo caso dei Maro'. Mi spiego meglio. In
tanti si continuano a chiedere chi abbia ordinato il rientro in acque
territoriali indiane alla MN Enrica Lexie. Un rientro che si
poteva evitare, essendo la nave italiana ormai in acque internazionali, e
che ha comportato enormi conseguenze. Ad ordinare al comandante della nave,
Umberto Vitelli, quando già si trovava in acque internazionali, di tornare a
Kochi in India è stato l’armatore Luigi D’Amato o chi per lui.
Al telefono la compagnia avrebbe detto a Vitelli: “Fate come dicono loro,
tornate a Kochi“. La Enrica Lexie è una nave della Società
Armatrice Fratelli D’Amato Spa di Napoli e il legame della società
con l’India è forte. La società armatrice riceve da questo Paese asiatico
annualmente numerose commesse legate al trasporto di ‘crude oil’ e non solo. La
Fratelli D’Amato Spa di Napoli è la stessa società della petroliera
‘Savina Caylyn’ sequestrata, dirottata e trattenuta per quasi 11 mesi, dal mese
di febbraio del 2011 fino al mese di dicembre dello stesso anno, dai pirati
somali che per il rilascio hanno preteso un riscatto milionario. Su questo
riscatto milionario, alla mia richiesta di informazioni specifiche il Ministro
Terzi continua a glissare.
Si tratta di una nave battente bandiera italiana che di fatto è stata praticamente sequestrata dalle autorità locali indiane.
A bordo di questo pezzo di territorio italiano, c'erano, oltre ai due marò a terra in carcere, anche altri 9 cittadini italiani, 5 marittimi, parte dei membri dell’equipaggio, tra cui il comandante Umberto Vitelli, e 4 militari della marina italiana, parte del NMP imbarcato a bordo. A bordo vi erano anche altri membri dell’equipaggio: si tratta di 18 marittimi di nazionalità indiana, così come erano indiani anche 17 dei marittimi a bordo della Savina Caylyn. Un ulteriore dimostrazione del forte ‘legame’ della Fratelli D’Amato con l’India.
Un Paese con cui la società armatrice italiana ha ottimi rapporti commerciali e per questo motivo si potrebbe spiegare il perché il cavaliere Luigi D’Amato, presidente della società armatrice, prediliga i lavoratori del mare di questa nazionalità. Lavoratori che comunque affianca volentieri ad altri di nazionalità italiana che poi, sottopone al comando di un capitano sempre italiano.
Una curiosità: la Fratelli D’Amato ingaggia il proprio personale attraverso la ‘V. Ships India Management’ con una delle sei sedi indiane proprio a Kochi. Un altro elemento che indica il forte sodalizio che esiste con l’India e in particolare con lo stato federale del Kerala ed era da questo porto che la nave italiana aveva preso il largo il 15 febbraio scorso giorno in cui si verificò l’incidente. E per questo motivo si potrebbe spiegare il perché Luigi D’Amato, presidente della società armatrice partenopea, si sia preoccupato di non contrariare le autorità locali indiane.
Per cui quando dal Kerala hanno comunicato alla nave che avevano catturato dei pirati e hanno chiesto alla Enrica Lexie, ormai già al largo, di rientrare a Kochi per aiutarli nel riconoscimento, nessuno a bordo si è domandato se era il caso o meno di obbedire. Non ne avevano motivo, ma l’indietro tutta è stato dato perché l’ordine di farlo era venuto dal vertice della compagnia marittima. Il comandante della nave ha quindi ordinato di invertire la rotta in quanto era l’unico ad avere a bordo la facoltà di far virare di 180 gradi la rotta per tornare indietro. I militari italiani a bordo non avevano alcuna voce in capitolo, la legge 130 non prevede nulla in casi del genere.L’Enrica Lexie infatti, è l’unica tra le navi che si trovava al largo delle coste indiane del Kerala, il 15 febbraio scorso (le navi erano quattro in quel momento in quella zona, quel giorno) che ha risposto affermativamente via radio dalle autorità marittime indiane quando queste hanno chiesto a tutte se avevano subito un attacco pirata o meno. Anche una nave greca, secondo quanto riportato nei report di allarme “attacco pirati” delle missioni internazionali che pattugliano con navi militari l’oceano indiano in missione antipirateria, ha avuto un contatto con i predoni del mare, quel giorno quasi nelle stesse ore, ma non ha risposto alle richieste indiane.
Si tratta di una nave battente bandiera italiana che di fatto è stata praticamente sequestrata dalle autorità locali indiane.
A bordo di questo pezzo di territorio italiano, c'erano, oltre ai due marò a terra in carcere, anche altri 9 cittadini italiani, 5 marittimi, parte dei membri dell’equipaggio, tra cui il comandante Umberto Vitelli, e 4 militari della marina italiana, parte del NMP imbarcato a bordo. A bordo vi erano anche altri membri dell’equipaggio: si tratta di 18 marittimi di nazionalità indiana, così come erano indiani anche 17 dei marittimi a bordo della Savina Caylyn. Un ulteriore dimostrazione del forte ‘legame’ della Fratelli D’Amato con l’India.
Un Paese con cui la società armatrice italiana ha ottimi rapporti commerciali e per questo motivo si potrebbe spiegare il perché il cavaliere Luigi D’Amato, presidente della società armatrice, prediliga i lavoratori del mare di questa nazionalità. Lavoratori che comunque affianca volentieri ad altri di nazionalità italiana che poi, sottopone al comando di un capitano sempre italiano.
Una curiosità: la Fratelli D’Amato ingaggia il proprio personale attraverso la ‘V. Ships India Management’ con una delle sei sedi indiane proprio a Kochi. Un altro elemento che indica il forte sodalizio che esiste con l’India e in particolare con lo stato federale del Kerala ed era da questo porto che la nave italiana aveva preso il largo il 15 febbraio scorso giorno in cui si verificò l’incidente. E per questo motivo si potrebbe spiegare il perché Luigi D’Amato, presidente della società armatrice partenopea, si sia preoccupato di non contrariare le autorità locali indiane.
Per cui quando dal Kerala hanno comunicato alla nave che avevano catturato dei pirati e hanno chiesto alla Enrica Lexie, ormai già al largo, di rientrare a Kochi per aiutarli nel riconoscimento, nessuno a bordo si è domandato se era il caso o meno di obbedire. Non ne avevano motivo, ma l’indietro tutta è stato dato perché l’ordine di farlo era venuto dal vertice della compagnia marittima. Il comandante della nave ha quindi ordinato di invertire la rotta in quanto era l’unico ad avere a bordo la facoltà di far virare di 180 gradi la rotta per tornare indietro. I militari italiani a bordo non avevano alcuna voce in capitolo, la legge 130 non prevede nulla in casi del genere.L’Enrica Lexie infatti, è l’unica tra le navi che si trovava al largo delle coste indiane del Kerala, il 15 febbraio scorso (le navi erano quattro in quel momento in quella zona, quel giorno) che ha risposto affermativamente via radio dalle autorità marittime indiane quando queste hanno chiesto a tutte se avevano subito un attacco pirata o meno. Anche una nave greca, secondo quanto riportato nei report di allarme “attacco pirati” delle missioni internazionali che pattugliano con navi militari l’oceano indiano in missione antipirateria, ha avuto un contatto con i predoni del mare, quel giorno quasi nelle stesse ore, ma non ha risposto alle richieste indiane.
Quel fatidico 15 febbraio nell’Oceano
Indiano erano stati uccisi 2 pescatori indiani perché scambiati per pirati.
Qualcuno che si trovava a bordo di una nave mercantile ha fatto fuoco contro il
peschereccio sul quale erano imbarcati uccidendoli. L’episodio non può
contare sulla testimonianza dell’equipaggio della nave italiana, in quanto
insieme al comandante si erano rifugiati, come da prassi, nella camera di
sicurezza a bordo. Non può contare nemmeno sulla testimonianza dei compagni di
lavoro dei due pescatori uccisi in quanto erano a dormire sotto coperta.
Eppure le autorità locali indiane dello stato del Kerala ritengono responsabili di questo duplice omicidio due marò del Battaglione San Marco imbarcati, insieme ad altri quattro, come Nucleo Militare di Protezione, NMP, anti pirati a bordo della nave italiana ‘Enrica Lexie’.
I fanti di marina erano a bordo della nave commerciale italiana in ottemperanza a una legge italiana di contrasto alla pirateria marittima, la Legge 130 e di una convenzione firmata, lo scorso mese di ottobre, tra il ministero della Difesa e la Confederazione degli armatori italiani, Confitarma. La società armatrice Fratelli D’Amato Spa di Napoli è la stessa che per 11 mesi ha gestito il rilascio, di un’altra sua la petroliera ‘Savina Caylyn’, sequestrata e alla fonda al largo di Harardhere in Somalia. L’armatore campano ha lasciato prigionieri in Somalia per 11 mesi la nave e anche il suo equipaggio nel tentativo forse di sottrarsi al ricatto della gang del mare che li aveva in ostaggio. Un inutile tergiversare che ha fatto solo soffrire inutilmente l’equipaggio prigioniero in Somalia e alla fine comunque ha dovuto cedere e pagare il riscatto richiesto per liberare imbarcazione e membri dell’equipaggio.
Quei marittimi che, a detta del Cavalier D’Amato, erano come fossero suoi figli… in questo caso le norme del diritto internazionale non hanno prevalso sugli interessi privati a quanto pare.
Eppure le autorità locali indiane dello stato del Kerala ritengono responsabili di questo duplice omicidio due marò del Battaglione San Marco imbarcati, insieme ad altri quattro, come Nucleo Militare di Protezione, NMP, anti pirati a bordo della nave italiana ‘Enrica Lexie’.
I fanti di marina erano a bordo della nave commerciale italiana in ottemperanza a una legge italiana di contrasto alla pirateria marittima, la Legge 130 e di una convenzione firmata, lo scorso mese di ottobre, tra il ministero della Difesa e la Confederazione degli armatori italiani, Confitarma. La società armatrice Fratelli D’Amato Spa di Napoli è la stessa che per 11 mesi ha gestito il rilascio, di un’altra sua la petroliera ‘Savina Caylyn’, sequestrata e alla fonda al largo di Harardhere in Somalia. L’armatore campano ha lasciato prigionieri in Somalia per 11 mesi la nave e anche il suo equipaggio nel tentativo forse di sottrarsi al ricatto della gang del mare che li aveva in ostaggio. Un inutile tergiversare che ha fatto solo soffrire inutilmente l’equipaggio prigioniero in Somalia e alla fine comunque ha dovuto cedere e pagare il riscatto richiesto per liberare imbarcazione e membri dell’equipaggio.
Quei marittimi che, a detta del Cavalier D’Amato, erano come fossero suoi figli… in questo caso le norme del diritto internazionale non hanno prevalso sugli interessi privati a quanto pare.
Non ti sembra strano
che invece di bloccarli a Natale li abbiano fatti rientrare e poi fatti tornare per il voto. Qualche maligno dice che
il Presidente Monti li abbia usati per fare campagna elettorale .Che ne pensi
Nicola?
Se qualcuno pensa a una
strumentalizzazione politica in campagna elettorale del caso dei Maro'
significa che il governo Monti e i suoi emissari di fatto non hanno prodotto
altro risultato che questo sospetto. Quello pero' che piu' lascia amareggiati
e' il comportamento del vertice dello stato e delle FFAA, cioe' il Presidente
Napolitano….presente ad intermittenza e solo con frasi di circostanza…ha dato
proprio la certezza di non aver mai indossato una divisa (se non quella del GUF
in sua gioventu') per mancanza di senso di responsabilita' diretta della
salvezza dei suoi uomini e dell'onor di Patria. Mi dispiace veramente.
Non ti sembra strano che il Governo italiano abbia preso questa
iniziativa dopo che è stato presentato un esposto alla procura di Roma da parte
del Generale Fernando Termentini e dall’avv Tomasicchio,semplice coincidenza
come detto da una fonte militare, o paura di essere ricordati come il governo
degli incapaci e dal profilo, non basso, ma sotterraneo?
Non era meglio se
interveniva la procura di Roma? E perché secondo te non è intervenuta?
Non mi sembra strano.
L'esposto dell'avv. Tommasicchio e del gen Termentini parla chiaro, sotto il
profilo giuridico e' ineccepibile. Di fatto non poteva essere ignorato e la
tattica del low profile ora si e' esaurita, di fatto il governo era gia'
dimissionario e la patata bollente e' stata allegramente scaricata in mano ad
altri. Semplicemente vergognoso. Spero si apra un'inchiesta sulle
responsabilita' specifiche ministeriali e sulla presidenza del consiglio dei
ministri. Il fatto grave e' che il Gen Termentini, da sempre un galantuomo, mai
fazioso e uno specialista in ambito internazionale, ha dimostrato in qualsiasi
momento la sua disponibilita' e portato il suo contributo di idee senza avere
mai una risposta concreta di ritorno….l'errore fatto dal MAE e' stato di non
prendere in seria considerazione le esigenze di chiarezza e determinazione di
gruppi eterogenei ma fermamente uniti nell'intento di ottenere ascolto e
giustizia. Altro grave errore e' stato di sottovalutare canali di informazione
come il tuo che sono liberi di vincoli di scuderia. Le arroganze o prepotenze
del potere prima o poi si pagano. Sul fatto che non fosse intervenuta prima la
procura di Roma occorrerebbe aprire un capitolo a parte, indubbiamente ci sono
molti quesiti ma anche molti imbarazzi.
Dott.Evoli sei stato
uno dei cittadini più attivi nella pagina del ministro Giulio Terzi .Lo stesso
ministro ha riconosciuto l’importanza della tua presenza critica e ti aveva
anche invitato a prendere un tè alla Farnesina,ma dopo alcuni tuoi suggerimenti
per l’azione che avrebbe dovuto fare il Governo italiano e dopo alcune tue
valutazioni sui tanti cav che fanno parte del corpo diplomatico, il ministro
Terzi ha deciso di bannarti.Come te lo spieghi ? E se vuoi riproporre le
argomentazioni fatte al Ministro.
Aver criticato il Ministro
Terzi sul fronte di un possibile conflitto di interessi tra obblighi di un
Ministro della Repubblica Italiana e di diplomatici di carriera e quelli di
appartenenza a ordini non istituiti dalla Repubblica Italiana (ad esempio la
sua appartenenza ai Cavalieri del Sacro Romano Impero e quella di Mancini ai
Cavalieri di San Silvestro) a cui appartengono anche persone altolocate di
altri Paesi, sembra averlo irritato oltre misura definendo la mia critica come
"turpiloquio". Vorrei ricordare al Ministro che il turpiloquio,
nel linguaggio comune, è un modo di parlare volgare, offensivo e irriverente,
utilizzato per mostrare disappunto verso qualcosa o qualcuno. Può consistere
nell'utilizzo di imprecazioni, parolacce e bestemmie, usate
anche come intercalare, cosa che pero' io non hai mai fatto. I miei interventi
sono pubblicamente riscontrabili e su questa sua denuncia di presunto
turpiloquio e sua censura ne chiedo le sue immediate scuse. Una nota culturale
per il Ministro:
molte delle parole volgari a noi note sono nate
nella Francia e nell'Italia borghese del 1100 circa, tra bande di banchieri o
filosofi francesi e borghi Napoletani, e presto si sono diffuse come offese o
imprecazioni in tutta l'Europa anche tra le classi più alte e raffinate. E' improbabile
definire chi ne facesse uso, visto l'ampio uso da parte della maggior parte
della gente comune. Chiaro Davanzati, al contrario di quanto si pensi, nel
suo De viris illustribus grazie all'utilizzo di molte
parole volgari descrive la società maleducata e indifferente del tempo
rinascimentale , che secondo lui avrebbe portato a una lacerazione
dell'Italia. Blaise Pascal davanti a una folla numerosa a Parigi il
12 Agosto 1644 accusa pubblicamente il sovrano di aver esagerato con
l'imposizione delle tasse e nel suo lungo discorso in nome del popolo fa ampio
uso di parole volgari che richiamano gesta sessuali.
In diritto, il turpiloquio è un illecito amministrativo. Il reato di turpiloquio è stato depenalizzato con la legge 25 giugno 1999, n. 205. La pena prevista è una sanzione amministrativa di 300 euro, se vuole proceda e ne produca gli estremi, al contrario sarei io parte offesa…direi che di altri illeciti si debba parlare….la denuncia me la faccia cortesemente come cittadino britannico e chiedero' l'assistenza necessaria al mio Ministero competente dando informazione agli organi di stampa anche a Londra e qui negli USA dove risiedo.
In diritto, il turpiloquio è un illecito amministrativo. Il reato di turpiloquio è stato depenalizzato con la legge 25 giugno 1999, n. 205. La pena prevista è una sanzione amministrativa di 300 euro, se vuole proceda e ne produca gli estremi, al contrario sarei io parte offesa…direi che di altri illeciti si debba parlare….la denuncia me la faccia cortesemente come cittadino britannico e chiedero' l'assistenza necessaria al mio Ministero competente dando informazione agli organi di stampa anche a Londra e qui negli USA dove risiedo.
Da cittadino italiano
e da cittadino del mondo tu cosa faresti in questo momento per risolvere il
contenzioso tra l’Italia e l’India?
Da cittadino semplice che
guarda al mondo come una grande casa in cui poter coabitare pacificamente, sul
caso del contenzioso con l'India farei quello che farebbe un buon padre di
famiglia. L'Italia non si e' mai sottratta alle sedi universalmente
riconosciute come giuridicamente competenti ad esaminare il caso. Si apra
dunque il ricorso al giudizio super partes come previsto dall'ordinamento
internazionale in materia, lasciando i nostri ragazzi o in Italia o in altro
Paese terzo dove avverra' il giudizio a disposizione delle autorita'
competenti, anche Italiane ed Indiane. L'Italia dia dimostrazione sincera di
rispettare l'India e metta a disposizione delle autorita' competenti, pur
sempre nel rispetto dei diritti italiani degli imputati, i signori Quattrocchi
e Pozzessere. Si azzeri la ns diplomazia in India e si proceda a delle nomine
che non generino il sospetto di essere in conflitto di interessi. In tanta
decadenza abbiamo anche degli ottimi Ambasciatori con un curriculum di tutto
rispetto, avanti con quelli. Invece di vendere armi si venga incontro all'India
che e' alla ricerca di JV sul fronte della difesa, considerando i nostri
interlocutori non come polli da spennare ma come partners tecnico-produttivi.
Si chiuda definitivamente il Circolo degli esteri e lo si converta a un
centro di R&D su diplomazia, informazione e strategia, in collaborazione
con atenei e ricercatori.
Fonte: AltraInformazione di Alfredo d'Ecclesia
Fonte: AltraInformazione di Alfredo d'Ecclesia
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