domenica 7 luglio 2013

Contenuto Principale MARO': L'ITALIA FA ANTICAMERA, SENTENZA NON PRIMA DI OTTOBRE!!!!!

In India tutti i membri del governo sono favorevoli a trovare subito una soluzione al caso dei fucilieri di marina italiani accusati avere ucciso due pescatori nelle acque davanti al Kerala. A chiacchiere. Gli intoppi restano, così come rimane ambiguo l'atteggiamento delle autorità locali. E i tempi del processo a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si allungano.
Dal ministero dell'Interno di Nuova Delhi, guidato da Sushilkumar Shinde, si fa sapere agli inviati di Roma di credere che la faccenda vada superata, condividendo la strada di quel "processo equo e veloce" indicato come via di uscita dagli italiani. Non c'è più dunque solo l'ala soft dell'esecutivo-Singh - capeggiata dal ministro degli esteri Salman Khurshid - a volersi mettere alle spalle il caso: "c'è unanimità", si garantisce.
Ma le cose di questo caso - più evidente non potrebbe esserlo - sono assai complicate.
L'India - viene continuamente ripetuto agli italiani - è uno Stato di diritto in cui, come si conviene ad ogni democrazia avanzata, i poteri sono divisi e bilanciati. "E' un fatto che libera molte mani", afferma una fonte di WikiLao che parla a condizione che non se ne riveli il nome. "Ci si può permettere una gestione elaborata di faccende intricate e dalle tante incognite, proprio come quella che vede Latorre e Girone incriminati" per la morte di Valentine Jelestine e Ajesh Binki mentre erano in servizio anti-pirateria sulla petroliera italiana Enrica Lexie.
A Nuova Delhi, può anche esserci, sul piano politico, la convinzione che occorra rimuovere l'ostacolo-marò per rilanciare i rapporti bilaterali con Roma. Ma è anche sentitissima la necessità di gestire il caso nella maniera migliore, per non perdere consensi nella pubblica opinione. Quindi, a detta della fonte di WikiLao, "in un certo senso conviene al governo indiano che ci sia chi si mette di traverso", potendolo fare nel nome, appunto, della separazione dei poteri e - questa è nuova - "delle funzioni".
Così, giusto nelle stesse ore in cui Shinde assicurava collaborazione, si registrava un eloquente silenzio in risposta alla seconda lettera inviata all'antiterrorismo che indaga sul caso per proporre di interrogare a distanza (in videoconferenza o con deposizione scritta) i quattro colleghi dei due marò, Massimo Andronico, Alessandro Conte, Antonio Fontana e Renato Voglino. L'Italia, va ricordato, prese l'impegno di farli tornare in India, ove ritenuto necessario, in cambio del loro rilascio. Ma, è stato detto a chiare lettere a Nuova Delhi, "quella strada non è percorribile".
Spiega una fonte diplomatica che "dopo un primo no a Roma, arrivato con una nota verbale ufficiale, si era deciso di rivolgersi alla NIA, l'agenzia statale antiterrorismo che indaga sulla morte dei due pescatori, e che dipende dal ministero dell'Interno. Ma già una prima missiva, spedita in data 11 giugno, non aveva prodotto risultati". Quale che sia il motivo, le lettere imbucate da Roma vengono dunque ignorate da settimane. Di più: secondo quanto viene riferito a WikiLao, gli avvocati che seguono il caso in loco per conto del governo italiano hanno chiesto diverse volte di incontrare gli inquirenti. Anche qui senza successo.
Mentre l'Italia è costretta all'anticamera, alle pressioni e ai solleciti, alle pressioni, la NIA continua la sua inchiesta. Ha sentito comandante e primo ufficiale della Enrica Lexie; e tutti gli indiani coinvolti nella vicenda. Gli investigatori non dovrebbero invece disporre la ripetizione delle perizie, "per il timore che gli esiti non combacino con quelli dell'anno scorso". Ma - come testimonia la foto pubblicata da WikiLao a corredo di questo articolo e scattata alcune settimane fa - anche perché la St. Antony, la barca dei due pescatori uccisi, è da mesi in condizioni di sostanziale abbandono vicino alla stazione della Guardia costiera di Neendakara, vicino Kollam. Indizi e prove che parlano di cosa accadde potrebbero essere stati cancellati o fortemente compromessi dagli elementi.
I tempi, comunque, anche senza nuove perizie, sono destinati ad allungarsi rispetto a quelli sperati e in qualche modo annunciati nelle settimane scorse. Secondo le fonti di WikiLao, nella migliore delle ipotesi (la dichiarazione di fine indagini a metà luglio), al giudice del Tribunale speciale servirebbero almeno altre due settimane per fissare la prima udienza. Il processo dovrebbe durare tre mesi. Il che vuol dire: sentenza non prima di fine ottobre.
Fonti: (Foto: REUTERS) Wikilao è edito da Wikilao srl (Roma, Milano - Italia)
6 Luglio 2013

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