lunedì 29 luglio 2013

IN QUESTE ORE, IN MALI: LE ELEZIONI DELLA SVOLTA? dell'Ambasciatore Giulio Terzi.



Foto: IN QUESTE ORE, IN MALI: LE ELEZIONI DELLA SVOLTA?
Dopo le tensioni, la parola *dalle armi ritorna alle urne*. La "terza fase" della rivoluzione egiziana, il riaccendersi del confronto tra islamisti e laici in Tunisia e le tensioni in Libia hanno distratto l'attenzione da quanto sta avvenendo in queste ore in Mali. Le elezioni - che vedono contrapporsi 27 candidati - dovrebbero risolvere una grave crisi politica e militare. Riassunto delle puntate precedenti: la crisi scoppia nel gennaio del 2012, quando nel nord del paese si accende il conflitto tra le forze governative, i ribelli Tuareg e vari gruppi islamici estremisti, con conseguente colpo di stato che fece deporre il Presidente allora in carica. La comunità internazionale - inizialmente soprattutto la Francia - inviò le sue truppe per aiutare l’esercito maliano a riassumere il controllo della situazione. Ora sul posto sono presenti i soldati dell'ONU, che collaboreranno con le forze governative per garantire il regolare svolgimento delle elezioni. 15 milioni di abitanti, la maggior parte delle quali vive nelle zone rurali, e tra essi 6 milioni e mezzo con diritto di voto. Come ci ricorda "Internazionale", le questioni che hanno dominato la campagna elettorale sono ovviamente la stabilizzazione del paese e la sicurezza, nonché - subito dopo - il rilancio dell'economia: vincerà probabilmente chi riuscirà a dare maggiori garanzie su questi due fronti. Il Mali è un paese al centro di un'immensa regione contaminata da rivendicazioni tribali, con spinte separatiste e terrorismo jihadista, infiltrazioni di milizie e di armi, e attività criminali, attraverso una *porosa frontiera* di ben settemila chilometri. Non si può pensare che la situazione di sicurezza *nell'intero Sahel* migliori, che la Libia possa stabilizzarsi, che l'Algeria e il Marocco siano rassicurate nelle loro regioni meridionali, se il Mali non viene "recuperato". Se ricordiamo le condizioni di anarchia istituzionale esistenti a Bamako lo scorso autunno, l'attacco lanciato verso la capitale dalla coalizione del Nord, rifornita di armi e mezzi di trasporto usciti dalla Libia, credo che l'elezione Presidenziale di oggi costituisca un considerevole passo avanti... Certo, anzitutto la consultazione dovrà essere credibile, vi sono state difficoltà nella registrazione dei votanti, soprattutto per le centinaia di migliaia di sfollati, e nel nord-est è ancora forte la presenza dei ribelli e questo può compromettere l'esito del voto in quelle zone... La mia speranza è che questa consultazione elettorale rafforzi l'intesa raggiunta lo scorso 18 giugno tra le diverse componenti politiche e etniche maliane e che si realizzi il "calendario politico" per il consolidamento istituzionale del Paese. Si tratta di un obiettivo importante per l'intera UE e per l'Italia stessa, anche con riguardo alle gravi violazioni dei diritti umani registrate in quella zona. Inoltre - diciamolo lucidamente - gli interessi italiani nell'intero Sahel, e soprattutto in Libia, in Algeria, e nei paesi confinanti con il Mali - parlo di interessi non solo economici, ma anche di sicurezza, di sviluppo, e di controllo dei flussi migratori - ci impongono di continuare a dare ogni sostegno politico e operativo (formatori militari, esperti di diritti umani, programmi di sviluppo) a una rapida stabilizzazione di quel Paese Africano. Per questo motivo sia l'Unione Africana sia l'Ecowas anno promosso l'avvio di un'operazione di pace "regionale", e da alcuni mesi questa operazione regionale si é trasformata in una grande missione di peacekeeping deliberata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la seconda in ordine di grandezza tra tutte quelle lanciate dalle Nazioni Unite. Avremo finalmente in Mali un esempio di come la comunità internazionale può affrontare efficacemente una crisi che rischiava di aggiungere instabilità e rischi a un contesto già problematico? Le nazioni occidentali hanno accettato di finanziare con 43 miliardi di dollari un piano per la ripresa economica nazionale, subordinato allo svolgimento di libere elezioni. C'è chi critica "l'ingerenza occidentale", e chi per contro - ricordando stragi del passato come quella dei Grandi Laghi, conseguente alle stragi del Ruanda, con milioni di sfollati ed oltre 5 milioni di morti nelle varie guerre che si sono succedute nella regione - difende l'azione dell'ONU e dell'occidente, per evitare il degenerare dello scenario e *nuove stragi* impattanti sulla stabilità di tutta l'Africa, più vicina a casa nostra di quanto sembri… COSA NE PENSATE?Dopo le tensioni, la parola *dalle armi ritorna alle urne*. La "terza fase" della rivoluzione egiziana, il riaccendersi del confronto tra islamisti e laici in Tunisia e le tensioni in Libia hanno distratto l'attenzione da quanto sta avvenendo in queste ore in Mali. Le elezioni - che vedono contrapporsi 27 candidati - dovrebbero risolvere una grave crisi politica e militare. Riassunto delle puntate precedenti: la crisi scoppia nel gennaio del 2012, quando nel nord del paese si accende il conflitto tra le forze governative, i ribelli Tuareg e vari gruppi islamici estremisti, con conseguente colpo di stato che fece deporre il Presidente allora in carica. La comunità internazionale - inizialmente soprattutto la Francia - inviò le sue truppe per aiutare l’esercito maliano a riassumere il controllo della situazione. Ora sul posto sono presenti i soldati dell'ONU, che collaboreranno con le forze governative per garantire il regolare svolgimento delle elezioni. 15 milioni di abitanti, la maggior parte delle quali vive nelle zone rurali, e tra essi 6 milioni e mezzo con diritto di voto. Come ci ricorda "Internazionale", le questioni che hanno dominato la campagna elettorale sono ovviamente la stabilizzazione del paese e la sicurezza, nonché - subito dopo - il rilancio dell'economia: vincerà probabilmente chi riuscirà a dare maggiori garanzie su questi due fronti. Il Mali è un paese al centro di un'immensa regione contaminata da rivendicazioni tribali, con spinte separatiste e terrorismo jihadista, infiltrazioni di milizie e di armi, e attività criminali, attraverso una *porosa frontiera* di ben settemila chilometri. Non si può pensare che la situazione di sicurezza *nell'intero Sahel* migliori, che la Libia possa stabilizzarsi, che l'Algeria e il Marocco siano rassicurate nelle loro regioni meridionali, se il Mali non viene "recuperato". Se ricordiamo le condizioni di anarchia istituzionale esistenti a Bamako lo scorso autunno, l'attacco lanciato verso la capitale dalla coalizione del Nord, rifornita di armi e mezzi di trasporto usciti dalla Libia, credo che l'elezione Presidenziale di oggi costituisca un considerevole passo avanti... Certo, anzitutto la consultazione dovrà essere credibile, vi sono state difficoltà nella registrazione dei votanti, soprattutto per le centinaia di migliaia di sfollati, e nel nord-est è ancora forte la presenza dei ribelli e questo può compromettere l'esito del voto in quelle zone... La mia speranza è che questa consultazione elettorale rafforzi l'intesa raggiunta lo scorso 18 giugno tra le diverse componenti politiche e etniche maliane e che si realizzi il "calendario politico" per il consolidamento istituzionale del Paese. Si tratta di un obiettivo importante per l'intera UE e per l'Italia stessa, anche con riguardo alle gravi violazioni dei diritti umani registrate in quella zona. Inoltre - diciamolo lucidamente - gli interessi italiani nell'intero Sahel, e soprattutto in Libia, in Algeria, e nei paesi confinanti con il Mali - parlo di interessi non solo economici, ma anche di sicurezza, di sviluppo, e di controllo dei flussi migratori - ci impongono di continuare a dare ogni sostegno politico e operativo (formatori militari, esperti di diritti umani, programmi di sviluppo) a una rapida stabilizzazione di quel Paese Africano. Per questo motivo sia l'Unione Africana sia l'Ecowas anno promosso l'avvio di un'operazione di pace "regionale", e da alcuni mesi questa operazione regionale si é trasformata in una grande missione di peacekeeping deliberata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la seconda in ordine di grandezza tra tutte quelle lanciate dalle Nazioni Unite. Avremo finalmente in Mali un esempio di come la comunità internazionale può affrontare efficacemente una crisi che rischiava di aggiungere instabilità e rischi a un contesto già problematico? Le nazioni occidentali hanno accettato di finanziare con 43 miliardi di dollari un piano per la ripresa economica nazionale, subordinato allo svolgimento di libere elezioni. C'è chi critica "l'ingerenza occidentale", e chi per contro - ricordando stragi del passato come quella dei Grandi Laghi, conseguente alle stragi del Ruanda, con milioni di sfollati ed oltre 5 milioni di morti nelle varie guerre che si sono succedute nella regione - difende l'azione dell'ONU e dell'occidente, per evitare il degenerare dello scenario e *nuove stragi* impattanti sulla stabilità di tutta l'Africa, più vicina a casa nostra di quanto sembi.

Fonte:  https://www.facebook.com/ambasciatoregiulioterzi

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