Dai tg e dai programmi Mediaset è ripartita
l'offensiva 'innocentista' sui due fucilieri Salvatore Girone e
Massimiliano Latorre, accusati dell'omicidio dei pescatori indiani nel
2012. A colpi di servizi video, si cerca di dimostrare che gli spari
mortali partirono da un'altra nave. Ma il teorema non regge. Ecco perché
(09 luglio 2013)
Nelle ultime settimane la vicenda dei due marò trattenuti in India
con l'accusa di omicidio ha visto, almeno in Italia, un'apparente
svolta decisiva. Toni Capuozzo, vice direttore del Tg5 e inviato di
guerra di comprovata esperienza, ha ridato forza alle tesi
complottiste che nei mesi precedenti accusavano le autorità indiane
di muoversi secondo "teoremi di colpevolezza", manipolando prove e
dati ufficiali per incastrare Salvatore Girone e Massimiliano
Latorre in un crimine che non avevano commesso.
Ignorando un anno e mezzo di indagini, sentenze della Corte suprema, dati oggettivi ed esami balistici accettati anche dalle istituzioni italiane e, soprattutto, le ammissioni di presunta colpevolezza a carico del nucleo di protezione a bordo dell'Enrica Lexie contenute nel rapporto interno della Marina italiana redatto dall'ammiraglio Piroli (pubblicato nel mese di aprile in esclusiva su Repubblica), in alcuni servizi trasmessi dal Tg5 e da TgCom – ripresi con entusiasmo da 'Il Giornale' e da 'Libero' – Capuozzo ha presentato in prima serata ai telespettatori italiani un'altra verità circa gli spari che il 15 febbraio 2012 uccisero Ajesh Binki e Valentine Jelastine, due pescatori a bordo del peschereccio St. Anthony.
La tesi di Capuozzo, mutuata dalle "indagini parallele" provenienti da ambienti dell'estrema destra italiana già ampiamente smentite in passato, sostiene che a sparare contro il peschereccio indiano non furono i fucilieri del reggimento San Marco, ma i contractor a bordo della petroliera greca Olympic Flair, attraccata a poche miglia dal porto di Kochi.
La pietra angolare della tesi del complotto è un estratto dell'intervista a caldo rilasciata la notte del 15 febbraio da Freddy Louis, capitano della St. Anthony. Freddy, visibilmente scosso, nel video esordisce dicendo di aver sentito un forte rumore "alle 21:30", di essersi svegliato di soprassalto ed aver visto Jelastine ferito a terra, il peschereccio bersagliato di colpi provenienti da una "grossa nave rossa e nera". Le sue parole, tradotte dal malayalam, fissano l'orario della morte di Binki e Jelastine alle 21:30, mentre i marò – secondo gli inquirenti indiani – hanno sparato contro il St. Anthony alle 16:30, cinque ore prima. Evidentemente, sostiene Capuozzo, ad uccidere i due pescatori è stato qualcun altro; forse i contractor dell'Olympic Flair, che alle 22:20 denuncia alle autorità un tentato abbordaggio da parte di una ventina di "ladri". Nonostante i greci abbiano già chiarito di non aver mai sparato un colpo – pare i contractor a bordo fossero disarmati – Capuozzo ipotizza che i pescatori innocenti siano caduti nel mezzo del fuoco incrociato tra l'Olympic Flair e quelli che lui descrive come "pirati".
Partendo da questo punto, Capuozzo mostra una mail spedita dall'Enrica Lexie alle 19:16 in cui il capitano Vitielli denuncia alle autorità internazionale anti-pirateria (a Londra e nel Corno d'Africa, non in India) il respingimento di una sospetta barca di pirati avvenuto alle 16:30.
E' una denuncia spontanea, dice Capuozzo, poiché "il primo contatto" tra la Guardia costiera indiana e la petroliera italiana avviene molto più tardi, per email, alle 21:36.
I marò, innocenti ed in buona fede, si sarebbero messi a disposizione degli indiani per chiarire la dinamica dei fatti. E gli indiani li hanno incastrati.
Ecco, banalmente si tratta di un mucchio di mistificazioni, fumo negli occhi a rintuzzare l'ala complottista italiana. Senza affidarci alle tesi indiane ?€“ che secondo Capuozzo e i suoi sono viziate da pregiudizio di colpevolezza ?€“ proviamo a ricostruire tutto usando il buon senso e gli stessi documenti a disposizione del giornalista del Tg5.
UNA DICHIARAZIONE IN STATO DI SHOCK
Il video utilizzato da Capuozzo è un estratto di un servizio andato in onda su Venad News, un canale d'informazione del Kerala, ed effettivamente pare proprio che Freddy dica "21:30", la traduzione è stata confermata da amici fluenti in malayalam. Ma la stampa indiana non ha mai riportato questa versione, così ci è venuto il dubbio che si trattasse di un abbaglio, di una tara messa alle dichiarazioni di una persona in completo stato di shock (Freddy arriva in porto alle 23, balbetta, mischia malayalam e tamil, ripete più volte le stesse frasi).
Ignorando un anno e mezzo di indagini, sentenze della Corte suprema, dati oggettivi ed esami balistici accettati anche dalle istituzioni italiane e, soprattutto, le ammissioni di presunta colpevolezza a carico del nucleo di protezione a bordo dell'Enrica Lexie contenute nel rapporto interno della Marina italiana redatto dall'ammiraglio Piroli (pubblicato nel mese di aprile in esclusiva su Repubblica), in alcuni servizi trasmessi dal Tg5 e da TgCom – ripresi con entusiasmo da 'Il Giornale' e da 'Libero' – Capuozzo ha presentato in prima serata ai telespettatori italiani un'altra verità circa gli spari che il 15 febbraio 2012 uccisero Ajesh Binki e Valentine Jelastine, due pescatori a bordo del peschereccio St. Anthony.
La tesi di Capuozzo, mutuata dalle "indagini parallele" provenienti da ambienti dell'estrema destra italiana già ampiamente smentite in passato, sostiene che a sparare contro il peschereccio indiano non furono i fucilieri del reggimento San Marco, ma i contractor a bordo della petroliera greca Olympic Flair, attraccata a poche miglia dal porto di Kochi.
La pietra angolare della tesi del complotto è un estratto dell'intervista a caldo rilasciata la notte del 15 febbraio da Freddy Louis, capitano della St. Anthony. Freddy, visibilmente scosso, nel video esordisce dicendo di aver sentito un forte rumore "alle 21:30", di essersi svegliato di soprassalto ed aver visto Jelastine ferito a terra, il peschereccio bersagliato di colpi provenienti da una "grossa nave rossa e nera". Le sue parole, tradotte dal malayalam, fissano l'orario della morte di Binki e Jelastine alle 21:30, mentre i marò – secondo gli inquirenti indiani – hanno sparato contro il St. Anthony alle 16:30, cinque ore prima. Evidentemente, sostiene Capuozzo, ad uccidere i due pescatori è stato qualcun altro; forse i contractor dell'Olympic Flair, che alle 22:20 denuncia alle autorità un tentato abbordaggio da parte di una ventina di "ladri". Nonostante i greci abbiano già chiarito di non aver mai sparato un colpo – pare i contractor a bordo fossero disarmati – Capuozzo ipotizza che i pescatori innocenti siano caduti nel mezzo del fuoco incrociato tra l'Olympic Flair e quelli che lui descrive come "pirati".
Partendo da questo punto, Capuozzo mostra una mail spedita dall'Enrica Lexie alle 19:16 in cui il capitano Vitielli denuncia alle autorità internazionale anti-pirateria (a Londra e nel Corno d'Africa, non in India) il respingimento di una sospetta barca di pirati avvenuto alle 16:30.
E' una denuncia spontanea, dice Capuozzo, poiché "il primo contatto" tra la Guardia costiera indiana e la petroliera italiana avviene molto più tardi, per email, alle 21:36.
I marò, innocenti ed in buona fede, si sarebbero messi a disposizione degli indiani per chiarire la dinamica dei fatti. E gli indiani li hanno incastrati.
Ecco, banalmente si tratta di un mucchio di mistificazioni, fumo negli occhi a rintuzzare l'ala complottista italiana. Senza affidarci alle tesi indiane ?€“ che secondo Capuozzo e i suoi sono viziate da pregiudizio di colpevolezza ?€“ proviamo a ricostruire tutto usando il buon senso e gli stessi documenti a disposizione del giornalista del Tg5.
UNA DICHIARAZIONE IN STATO DI SHOCK
Il video utilizzato da Capuozzo è un estratto di un servizio andato in onda su Venad News, un canale d'informazione del Kerala, ed effettivamente pare proprio che Freddy dica "21:30", la traduzione è stata confermata da amici fluenti in malayalam. Ma la stampa indiana non ha mai riportato questa versione, così ci è venuto il dubbio che si trattasse di un abbaglio, di una tara messa alle dichiarazioni di una persona in completo stato di shock (Freddy arriva in porto alle 23, balbetta, mischia malayalam e tamil, ripete più volte le stesse frasi).
Sono fiero di essere ITALIANO e sono fiero di essere un IDIOTA specie se a dirlo é uno che, come dice Ciro, é un pennivendolo. Penso che questi dibattimenti siano in ritardo di almeno un anno. Forse adesso l‘attenzione é e rimane alta. Grazie ancora a Toni Capuozzo, Luigi di Stefano e Stefano Tronconi, senza di loro l‘Italia sarebbe stata sottomessa ad un unica verità indiana.
RispondiElimina