Ad oltre due anni dai fatti avvenuti il giorno 15
febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, in India, e che hanno
visto coinvolti Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, due militari
italiani in servizio di scorta alla petroliera italiana Enrica Lexie, si
può affermare che la mole delle informazioni raccolte li scagiona dalle
accuse loro rivolte di aver causato la morte dei due pescatori
Valentine Jalestine e Ajeesh Binki.
Fin dal primo giorno 15 febbraio,
nell'immediatezza dei fatti, le indagini degli inquirenti indiani si
sono svolte in base a una tesi di colpevolezza "a prescindere"
trascurando l'indagine verso altri evidenti possibili colpevoli.
Già il primo giorno 15 febbraio si omette la
testimonianza a caldo del capitano-proprietario del peschereccio St.
Antony che scagiona i due accusati. Già il secondo giorno 16 febbraio le
autorità indiane hanno organizzato una "sceneggiata mediatica" ad uso
dei media nazionali e stranieri per indicare la "colpevolezza italiana"
portando sulla scena un falso peschereccio St. Antony. Pochi giorni
dopo, il 29 febbraio, il Tribunale di Kollam ha negato ai periti
giudiziari della difesa il diritto di partecipare alla perizia
balistica. Ancora qualche settimana, a maggio 2012, il peschereccio
viene riconsegnato al proprietario che subito lo lascia affondare,
distruggendo la possibilità che la difesa chieda nuove analisi e
verifiche. Ancora pochi giorni, a giugno 2012, e le autorità indiane
ufficializzano un falso scenario su "la fuga e la caccia" alla
petroliera italiana, che viene poi smentito dai loro stessi documenti.E così via.
Le accuse diventano talmente insostenibili dal
punto di vista giudiziario che a marzo 2013 la stessa autorità federale
indiana deve ordinare di rifare le indagini da zero alla NIA (la
speciale agenzia antiterrorismo), la quale non può fare altro, e siamo
ai giorni nostri, che invocare una legge, la "Sua Act", che rovescia
l'onere della prova sugli accusati, come ai tempi dei processi europei
sulla caccia alle streghe del 1500. Sarebbero gli accusati a dover
dimostrare di essere innocenti, e non il contrario come in ogni
legislazione da Stato di Diritto.
Quali che siano gli aspetti relativi alla
giurisdizione (se spetti all'Italia o all'India celebrare il processo
contro i due accusati) qui la vicenda viene esaminata secondo la metodologia dell'analisi tecnica giudiziaria, ricomponendo il puzzle per verificare la sostenibilità delle accuse sotto il profilo legale.
Roma li 21 marzo 2014
Luigi Di Stefano
Fonte: Enrica Lexie: Analisi Tecnica
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