domenica 4 maggio 2014

La Grande Trasformazione del 2015-2016: due scenari

I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all’altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci.
Abraham Lincoln
I ministri delle finanze dei paesi membri del G20 hanno deciso di dare un ultimatum agli Stati Uniti perché questi, entro fine 2014, applichino la riforma del Fondo monetario internazionale, minacciandolo, in caso contrario, di continuare senza di lui. Questo progetto di riforme, adottato a fine 2010 dal FMI, mira a dare più peso ai paesi emergenti aumentando le risorse del mondo monetario. Tra i paesi del G20 i più determinanti a proseguire anche senza gli americani sono quelli del Brasile, che gioverebbe della riforma insieme a Russia, India, Cina, Africa del Sud. “Secondo me, la fine dell’anno è l’ultimo limite” ha affermato il ministro brasiliano delle finanze “Quattro anni di attesa sono davvero troppi”.
Entro un paio di anni il mondo sarà irriconoscibile.
Ormai gli Stati Uniti hanno più bisogno del resto del mondo di quanto il resto del mondo abbia bisogno di loro, ed è per questo che il muro di Wall Street e del cosiddetto Washington Consensus cadrà come quello di Berlino.
Il mondo non terminerà con la detronizzazione del dollaro. Decine di milioni di americani soffriranno terribilmente ma il mondo andrà avanti. Bisogna solo augurarsi che questo ridimensionamento sia accettato come lo fu al tempo di Gorbaciov, cioè senza il ricorso a una guerra mondiale.
Obama saprà completare la sua missione di Gorbaciov “nero”, incaricato di portare a termine con successo un atterraggio di fortuna?
Tutti, tranne forse i neocon, sanno che il mondo del futuro sarà multipolare e che il petrodollaro sarà abbandonato su iniziativa di Cina, India e Russia e di numerose ex colonie occidentali (Pachistan, Nigeria, Brasile, Sudafrica, Venezuela, Vietnam, ecc.).
La parte più miope dell’élite angloamericana, pur di espandere i propri profitti e difendere il valore dei propri beni e investimenti, ha: dissanguato le ricchezze dell’Occidente; distrutto il suo sistema creditizio; svenduto le industrie strategiche britanniche e statunitensi ai paesi emergenti e persino segreti militari americani (per il tramite di Israele) a nazioni rivali tanto che ora la supremazia militare americana è in forse; venduto ai cinesi persino i palazzi di Manhattan che glorificavano la sua supremazia; venduto l’oro delle riserve (sempre ai cinesi).
La strategia dei BRICS è, nel medio e lungo termine, vincente perché è incardinata sul controllo e lo sviluppo delle risorse energetiche ed alimentari e sulla produzione di beni manifatturieri, mentre quelle angloamericane (con qualche importante eccezione) assegnano la priorità alla finanza e al controllo dell’informazione.
Una notizia “fantasma” apparsa incidentalmente sul sito della CNN ha svelato un possibile futuro – l’assalto finale dei BRICS all’egemonia americana.
Ci sono due modi in cui gli Stati Uniti possono uscire da questo cul-de-sac, corrispondenti a due scenari: a) la pacifica ricomposizione del conflitto tra “impero” e “barbari”; la guerra mondiale.
Il modo onorevole (quello di Obama): acconsentire alla riforma del FMI e accettare che il dollaro diventi una valuta come le altre. Ossia rinunciare alla sua egemonia e al folle ed economicamente e militarmente inaffrontabile progetto neocon di un “dominio sull’intero spettro”.
E il modo sbagliato (quello dei neocon, che stanno cercando di abbattere Obama almeno dai tempi dell’attentato di Bengasi e degli scandali sulle intercettazioni): l’economia di guerra e lo stato di polizia.
Sia detto, en passant, che né Obama, né i BRICS rappresentano il bene. I necon e i sionisti di destra sono però decisamente peggio.
Ad ogni modo, la via onorevole è spiegata nel dettaglio da Maurice Obstfeld (economista alla UniBerkeley) e dal giornalista ed analista economico olandese Willem Middelkoop
Era quella prediletta da J.M. Keynes e E.F. (“Piccolo è Bello”) Schumacher, ma anche dall’economista neosteineriano Christopher Houghton Budd – economisti con diverse sensibilità, ma non sospettabili di operare in vista di una dittatura globale – una valuta paniere che non sopprima la diversità valutaria globale ma dia forma ad un coro di monete (e quindi di economie e culture).
Questa era la soluzione avanzata da Dominique Strauss-Kahn poche settimane prima dello scandalo che lo costrinse a dare le dimissioni dalla direzione del FMI (per delle accuse poi rivelatesi insussistenti). DSK ora collabora con serbi e russi. Possiamo immaginare a chi attribuisca la responsabilità dell’operazione che l’ha screditato.
Anche l’economista antiglobalista Mark Weisbrot ha appoggiato l’ipotesi di un uso intelligente dei Special Drawing Rights da parte di un FMI democratizzato, per sostenere i paesi in crisi
L’intero G20 è in favore della sostituzione del dollaro come valuta di riserva mondiale con i Diritti Speciali di Prelievo del FMI, da usare per stabilizzare i mercati e ridistribuire equamente le ricchezze globali
Il punto è che le restrittive regole di Basilea 3 vanno attuate entro il 2018 e stravolgeranno il sistema finanziario ed economico globale. Volenti o nolenti, le varie nazioni, inclusi gli Stati Uniti, dovranno rinunciare a una parte della loro sovranità per fare in modo che nessun egemone (singola fazione) sfrutti gli squilibri mondiali per ricavarne un profitto. Chi continuerà ad opporsi ne subirà le conseguenze: una vasta alleanza di paesi emergenti è pronta a fare quel che va fatto per sovvertire lo status quo (anche militarmente, se sarà necessario).
Le ex colonie europee pretendono di sedersi al tavolo degli ex imperi ed essere trattate da pari a pari. Inizialmente questo privilegio sarà concesso solamente a Cina, Russia, India, Brasile e forse al Sudafrica (BRICS). Poi sarà il turno di Messico, Indonesia, Nigeria, Turchia e Iran (MINTI). Ogni continente sarà rappresentato nella stanza dei bottoni e si comincerà a sentire la voce del terzo mondo.
L’istigazione di conflitti e l’escalation di caos finanziario e politico fanno verosimilmente parte della strategia di sabotaggio neoconservatrice euro-americana. Ma l’alternativa, per gli USA, è il default e l’iperinflazione conseguente alla “scaricamento” coordinato del dollaro e al rimpatrio forzoso di decenni di inflazione esportata in tutto il pianeta.
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NUOVA BRETTON WOODS
Si va dunque verso una nuova Bretton Woods e la fine dell’egemonia planetaria statunitense. Questo non perché la Cina e gli altri BRICS stiano complottando contro gli USA (la Cina ha continuato a comprare quel debito americano che ha alimentato la macchina bellica statunitense).
È l’America che si sta economicamente e finanziariamente suicidando e il problema è che le nazioni in via di sviluppo sono troppo dipendenti dal dollaro per qualunque tipo di transazione e ogni volta che l’America ha un raffreddore il resto del mondo si prende l’influenza.
Poiché la prossima volta non sarà un semplice raffreddore, dato che il sistema immunitario statunitense è gravemente compromesso, le altre nazioni hanno preso delle contromisure, per non essere trascinate in fondo. Non c’è nulla di male in questo, è quel che miliardi di cittadini si aspettano dai loro rispettivi governi.
Resta il sospetto che si tratti dell’ennesimo gioco delle parti (poliziotto buono, poliziotto cattivo) per far accettare alle masse delle scelte che sono troppo ignoranti per capire, o che potrebbero non essere nel loro interesse.
Questo nuovo ordine comporterà una ristrutturazione (consolidamento) dell’immane debito “sovrano” globale causato dalla continua immissione di liquidità, specialmente da parte degli USA e degli altri paesi occidentali. La stabilizzazione del sistema sarà garantita da una valuta paniere [dollaro, yen, sterlina, euro e valute dei BRICS] di riserva mondiale per mezzo di titoli obbligazionari (SDR) emessi dal Fondo Monetario Internazionale.
In questo modo non ci sarà più una costante espansione della massa monetaria (M1 – mutui facili, carte di credito per chiunque) e non ci saranno più bolle e inflazione che incrementano l’indebitamento delle famiglie e delle nazioni: infatti più moneta si stampa oltre il valore della ricchezza prodotta dall’economia che la usa, più una valuta si svaluta, più aumenta l’inflazione e quindi si crea debito.
Il consolidamento presuppone un riequilibrio. Il dollaro è sopravvalutato e gli americani, potendolo usare come valuta di riserva mondiale, hanno di fatto esportato all’estero l’inflazione che hanno creato stampando dollari (nel 1913, nel 1971, nel 1973 e negli ultimi anni). Ora l’inflazione tornerà alla sorgente, assieme a una massa di dollari superflui (i nuovi accordi commerciali tra le potenze emergenti bypassano il dollaro in favore del baratto o delle rispettive valute). Tutto questo mentre i metalli preziosi si spostano da Londra all’Estremo Oriente, passando per la Svizzera.
La riforma del FMI prevederà l’ingresso dei BRICS nel nucleo dei primi 10 azionisti.
La Grande Trasformazione sta avvenendo in piena trasparenza. Sul sito del Fondo Monetario Internazionale è possibile informarsi su ogni passaggio previsto, sugli ostacoli incontrati, sugli obiettivi dichiarati. Nessuno potrà dire: hanno fatto tutto di nascosto come sempre.
Il passaggio al nuovo sistema non sarà indolore.
È da presumere che una parte dei conti bancari sarà sottoposta a un trattamento cipriota (10% di prelievo forzoso?) e i fondi di investimento (= pensioni) subiranno un’importante rasoiata.
In cambio di questo ulteriore sacrificio (bastone) saranno offerte delle carote (regolamentazione del sistema bancario, i tanto auspicati processi per frode, ripresa reale con un’effettiva contrazione della disoccupazione, reddito di cittadinanza, giganteschi investimenti in infrastrutture in America ed in Europa grazie all’improvvisa abbondanza resa possibile dalle obbligazioni targate FMI. Una vera e propria età dell’oro.
Le rivolte (Ucraina, Bosnia, ecc.), i default e i minacciati default serviranno solo a spingere il pianeta verso la soluzione offerta (problema > reazione > soluzione).
Non si vede come questo processo possa essere arrestato o invertito, né è chiaro se sia auspicabile farlo.
Il sistema attuale è fondato sul debito (ossia una forma di neoschiavismo), quello che verrà – almeno in linea di principio (!) – sulla produzione e l’interdipendenza (ogni crisi locale di una certa gravità si riflette globalmente e la prosperità degli uni si deve estendere anche agli altri). Dovrebbe insomma essere uno strumento per stabilizzare la mondializzazione e porre fine alla deregulation, che danneggia le economie emergenti.
Dunque bene così, andiamo avanti?
Non proprio. Sarà, per forza di cose, la famigerata Banca dei Regolamenti Internazionali a gestire la transizione.
Il che significa che, come nel dopoguerra, la pacchia potrebbe durare per non più di una generazione, finché i vecchi vizi, le pulsioni psicopatiche e l’avidità compulsiva non torneranno a prendere il sopravvento, più virulentemente che mai.
Cosa dobbiamo pensare di queste decisioni? Sono il frutto di egoismo illuminato? Forse una parte della classe dirigente del pianeta ha capito che la bramosia psicopatica può condurre alla rovina tutti quanti – visto che ogni nuova crisi è più destabilizzante di quelle precedenti (1987, 1994, 1998, 2000, 2007) – e che ci deve essere un limite al livello di sfruttamento delle masse?
Non saprei dire quanto influente sia questa fazione, che certamente esiste. Occorre superare la mentalità del noi contro di loro. La credenza che i piani alti della civiltà umana siano popolati unicamente da psicopatici o corrotti è tanto falsa quanto quella che chi sta in basso è tendenzialmente buono. Sopra e sotto c’è un po’ di tutto e chi, in alto, lavora per il bene comune, va aiutato. La sfida è capire chi sia in buona fede.
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COSA POSSONO FARE I POPOLI?
L’unica maniera per fare in modo che questa riforma non diventi, nel giro di meno di una generazione, una gabbia ancora più opprimente della pax americana, è che si inauguri un’era di coesione tra i popoli, che devono mettere da parte divisioni di classe, fede, razza, etnia, genere, ecc. e lavorare insieme per prevenire ogni eccesso parassitario e quindi totalitario: l’unione fa la forza e un’umanità unita nelle rivendicazioni (poche, chiare, concrete, determinanti: come libertà, uguaglianza e fratellanza) e capace di mobilitarsi in scioperi solidali planetari, da Lima a Pechino e da Nairobi a Reykjavik, coordinandosi attraverso internet e le altre tecnologie che verranno, sarebbe una potenza inarrestabile, un oggetto inamovibile.
Oltre a libertà, uguaglianza e fratellanza, le nostre nuove parole d’ordine dovranno essere: decentramento/autonomia, delega, federalismo.
La spinta verso l’accentramento è anche una spinta all’omologazione, all’addensamento ed appesantimento delle relazioni umane e delle coscienze e deve essere controbilanciata dalla leggerezza e varietà della creatività umana e da una controspinta verso le autonomie. L’obiettivo dev’essere un costante riequilibrio tra forze centripete e forze centrifughe, alto e basso, macro e micro, egoismo e altruismo.
Tutto questo è già successo e succederà nuovamente, ciclicamente, perché fa parte della natura umana e il ripresentarsi di analoghe circostanze non è farsesco: è il prodotto di un incessante tiro alla fune (spiraliforme) tra consolidamento ed espansione, conservazione e cambiamento, centralizzazione e decentramento. Sono forze la cui contrapposizione nell’animo umano è virtuosa quando è bilanciata ed evita che un estremo si faccia monopolio (entropia). Ciò che noi percepiamo come il mondo esterno è una manifestazione di questa dicotomia interiore.
La pace, la giustizia, la fratellanza non possono essere raggiunte finché il genere umano non ragionerà in termini di famiglia umana e di villaggio globale in cui le sventure degli uni danneggiano tutti quanti e la serenità collettiva garantisce quella dei singoli e dei popoli.
La centralizzazione finanziaria, che certamente piace agli apologeti del controllo elitista, è anche un’opportunità per tutti gli altri perché si inserisce nella naturale progressione ed estensione della coscienza umana al di là dei familismi, tribalismi, nazionalismi e di ogni sorta di egoismo personale e collettivo.
La coscienza dei singoli e della specie si sta espandendo, è un processo inarrestabile e la classe dirigente ne prende atto e adatta il sistema alle esigenze della popolazione, per poter restare in sella e possibilmente rafforzare il suo monopolio decisionale.
Stiamo per assistere ad una trasformazione fondamentale dell’architettura mondiale esistente, verso qualcosa di completamente diverso, che potrebbe essere molto peggiore o molto migliore.
Dipende da noi, da quel che sapremo fare adesso per evitare il peggio e da come sapremo trasformarci nel corso del tempo per impedire che certi equilibri vengano compromessi e ci facciano piombare nell’ennesimo abisso di abominio (torture, prigioni segrete, sorveglianza capillare, leggi emergenziali, campi di internamento, guerre “umanitarie”, destabilizzazioni di nazioni sovrane, aggressioni finanziarie, monopolio delle politiche fiscali globali detenuto da una singola banca centrale mondiale, ecc.).

Fonte:  http://www.futurables.com/

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