martedì 13 maggio 2014

LE VIE DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE SONO INFINITE

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Ritorno, dopo qualche giorno, a riparlare dell’ “affaire Marò” scusandomi con i lettori se non troveranno nelle mie notizie nulla di nuovo. La vicenda è un pò trascurata, e di nuovo c’è poco o nulla da dire.
La settimana scorsa, il Ministro degli Esteri in carica, aveva preannunciato l’internazionalizzazione del caso, senza però specificare in cosa consista e, questo è da apprezzare, al contrario dei suoi predecessori, non ha posto limiti per la sua soluzione, anzi, ha specificato che occorrerà tempo.
Ma in tutto questo tempo, 813 giorni, in effetti cosa è stato fatto?
Non mi pare siano stati presi provvedimenti neanche per tutelare il personale impegnato nella lotta alla pirateria, da futuri ed eventuali incidenti, con la revisione della lacunosa Legge 130/2011 ne tanto meno si è insistito su uno dei pochi dati certi di questa nebulosa vicenda: i due militari godono dell’immunità funzionale.
Tralasciando il cosa si poteva fare ed auspicando che alcune scelte, per noi incomprensibili, siano frutto di un oculato studio del caso da parte di esperti diplomatici e giuridici, resta il dubbio se internazionalizzare il caso significhi coinvolgere attivamente Europa, Nato ed Onu, dall’inizio semplici spettatori di una vicenda che interessava solo i rapporti Italia/India o proporre un arbitrato internazionale.
Il criticatissimo Governo Monti aveva già avuto l’occasione di promuovere l’arbitrato internazionale a seguito del non rispetto dei patti con l’India. Trattenere i due militari in Italia, non consegnandoli come stabilito, costituiva si un illecito, ma contemporaneamente una contromisura che avrebbe potuto determinare l’India ad accettare uno strumento di risoluzione Internazionale, con un compromesso arbitrale o l’intervento di un paese terzo per una risoluzione diplomatica.
Nell’attesa di chiarimenti da parte del Governo Italiano e nella convinzione che per ipotizzare una qualunque soluzione sia indispensabile una presa di coscienza del fallimento delle vie diplomatiche interne, pongo una domanda : siamo certi che l’India voglia che la soluzione del caso passi dalla magistratura e speri, in una condanna esemplare, almeno sulla carta? Il dubbio è avallato dal fatto che dopo più di due anni non sia stato formulato un valido capo d’accusa e che le indagini svolte in tempi diversi da due diversi organi investigativi siano state ritenute non legittime per carenza di competenza.
Sembra quasi che i due paesi stiano a guardarsi inermi, in attesa delle decisioni dell’altro!!! Intanto il tempo passa e Massimiliano e Salvatore sono ancora la.
di Roberta De Luca

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