domenica 25 maggio 2014

La Strage di Capaci, di Erika Palazzo

Giovanni_Falcone
“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.”

Era il 23 Maggio 1992 quando avvenne lo sconvolgente attentato a Capaci al magistrato antimafia Giovanni Falcone. Rimasero vittime dell’accaduto insieme al magistrato, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
L’attentato a Falcone venne deciso dal boss mafioso Salvatore Riina, detto Totò, nel corso di una delle riunioni della Commissione Regionale e provinciale di Cosa Nostra, nel dicembre del 1991. Per Riina, Falcone era diventata una figura fin troppo scomoda, troppo vicina a far saltare gli affari della sua Cosa Nostra.
Insieme a quello di Falcone erano stati decisi gli attentati all’ex ministro Claudio Martelli e a Maurizio Costanzo, colpevole di ospitare troppo spesso il magistrato e di condividere il pensiero antimafioso.

Nel febbraio 1992 Cosa Nostra decise di dare inizio al suo progetto di morte dopo la sentenza della Cassazione del 30 gennaio che confermava gli ergastoli del Maxiprocesso, che fu nominato proprio così dalla stampa date le sue enormi proporzioni: 460 impuntati, 200 avvocati difensori. Le condanne furono di 19 ergastoli e tal numero di pene detentive che sommandole davano un totale di 2665 anni di reclusione carceraria. Un colpo troppo grande per la mafia palermitana che si sentiva in pericolo e sotto pressione. Fu infatti proprio lo stesso Falcone a guidare le indagini che portarono al processo e alla condanna.

Gli attentati di febbraio però furono interrotti dallo stesso Riina, che decise di colpire Giovanni Falcone in Sicilia adoperando dell’esplosivo. Iniziò così l’organizzazione della Strage di Capaci. Nei mesi che precedettero il 23 Maggio tutto fu organizzato in maniera minuziosa, i boss delle zone di San Lorenzo(Salvatore Biondino), della Noce(Raffaele Ganci) e di Porta Nuova(Salvatore Cancemi) si occuparono degli appostamenti sull’Autostrada A9, proprio all’altezza di Capaci. Il tritolo, in totale 400 KG, fu confezionato da Rampullo capo mafia della famiglia di Mistretta, che si occupò poi del posizionamento dell’esplosivo in un cunicolo di drenaggio sottostante l’autostrada A9 allo svincolo di Capaci. Il telecomando di azionamento dell’esplosivo fu affidato a Giovanni Brusca.

Nelle settimane precedenti all’attentato Raffaele Ganci e suo nipote pedinarono il caposcorta del magistrato, Antonio Montinaro. Era proprio lui a guidare le blindate della scorta in prima fila. Sempre Ganci seguì le Fiat Croma uscire dalla caserma e dirigersi verso l’Aeroporto di Punta Raisi, dove stavano atterrando Falcone e sua moglie che tornavano da Roma. Subito dopo l’atterraggio fu avvisato Brusca della partenza delle blindate, il quale si trovava già posizionato sulle colline di Capaci, in attesa. Un altro componente della famiglia dei mafiosi seguiva invece il corteo per avvisare Brusca del momento esatto in cui azionare il telecomando collegato all’esplosivo.

Così accadde, la prima Fiat Croma marrone, guidata dal caposcorta Montinaro fu investita in pieno dall’esplosione, uccidendo lui stesso e altri due agenti della scorta, Vito Schifani e Rocco Dicillo. La seconda blindata bianca era quella guidata dallo stesso Falcone che si schiantò contro il muro di cemento, facendo sbalzare fuori dal parabrezza il magistrato e Francesca Morvillo. Rimasero illesi quattro componenti del gruppo scorta tra cui: Giuseppe Costanza, l’autista giudiziario seduto nei sedili posteriori della Fiata Croma bianca, gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo, che invece erano sulla terza blindata che non fu investita dall’esplosione.

La strage di Capaci fu festeggiata dai mafiosi in carcere, mentre l’intera Italia rimaneva incredula davanti alla notizia della morte di un Grande Uomo, che con la sua determinazione, astuzia e intelligenza voleva salvare un Paese da una delle più grandi associazioni criminali organizzate.

Ogni anno, il 23 maggio, si tiene a Palermo e Capaci una lunga serie di attività, in commemorazione della morte del magistrato Giovanni Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo. I resti dell’auto furono portati a Roma ed esposti presso la scuola di formazione degli agenti di polizia penitenziaria.

Nel 1992, l’anno dell’attentato, la sorella di Giovanni Falcone, Maria Falcone, creò una fondazione intitolata al fratello e a sua moglie, con l’obiettivo di combattere la criminalità organizzata e di promuovere attività di educazione alla legalità.Nel 1996 l’ONU riconobbe lo status consultivo in qualità di ONG (Organizzazione non governativa) alla Fondazione presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.

Fonte:  http://www.iniurevir.it/

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