Di Stefano e Capuozzo smontano le accuse indiane contro i marò
«Se
gli investigatori indiani avessero raccolto le prove così per un
tribunale italiano, sarebbero stati cacciati via dall’aula»: non usa
mezze misure Luigi Di Stefano, perito giudiziario noto per...
«Se gli investigatori indiani avessero raccolto le prove così per un
tribunale italiano, sarebbero stati cacciati via dall’aula»: non usa
mezze misure Luigi Di Stefano, perito giudiziario noto per importanti
incarichi in molte indagini, nel qualificare il trattamento al quale
sono stati sottoposti i marò Latorre e Girone. Ieri Di Stefano ha preso
parte insieme a Toni Capuozzo a un convegno sul «caso marò» a Milano,
organizzato da Casapound e dal suo coordinatore, Massimo Trefiletti.
Il
perito e il giornalista hanno unito la loro esperienza per «smontare»,
pezzo per pezzo, le accuse mosse, molto maldestramente, ai due marò
dalle autorità indiane. «E voglio specificare dalle autorità - ha detto
Di Stefano - perché il popolo indiano in tutto questo non c’entra
nulla». Tra le incongruenze enumerate durante l’incontro di ieri
all’Hotel Visconti Palace attorno al caso dei due marinai, Di Stefano ha
messo in primo piano il problema degli orari.
Se infatti i due italiani
imbarcati sulla Enrica Lexie hanno fatto fuoco attorno alle 16,30 del
15 febbraio 2012, risulta chiaramente dalle testimonianze che invece i
due pescatori sul St. Antony sono stati colpiti alle 21,30. Due momenti
molto distanti e assolutamente non confondibili. «Io personalmente - ha
spiegato Di Stefano - ho ritrovato sulla registrazione di una tv privata
locale la testimonianza di uno dei marinai del peschereccio, che ho
fatto tradurre».
Capuozzo ha invece parlato della e-mail con la quale la
Lexie è stata chiamata nel porto indiano di Kochi, che smentisce lo
scenario di caccia e intercettazione fornito dalla guardia costiera
locale. È stato inoltre sottolineato come il giorno 16, quando ancora si
raccoglievano prove, le autorità indiane abbiano inviato un fax
all’armatore italiano nel quale i militari italiani erano già dati per
colpevoli. E a questo si aggiunge la «passerella mediatica», organizzata
per quello stesso giorno, nella quale sono state messe nelle stesse
immagini la petroliera italiana Lexie, un cacciatorpediniere indiano e
un falso peschereccio St. Antony che, in realtà, si trovava a 200 miglia
di distanza.
Questo si aggiunge agli altri elementi già noti, come la
non corrispondenza del calibro dei proiettili, la confusione fatta con
la matricola dei fucili che avrebbero sparato, che non sono quelli in
possesso di Latorre e Girone, e l’affondamento, da parte del
proprietario, del peschereccio colpito.
Fonte:
http://alfredodecclesia.blogspot.it/
http://www.iltempo.it/politica/2014/05/11/di-stefano-e-capuozzo-smontano-le-accuse-indiane-contro-i-maro-1.1248603
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