domenica 11 maggio 2014

Di Stefano e Capuozzo smontano le accuse indiane contro i marò

«Se gli investigatori indiani avessero raccolto le prove così per un tribunale italiano, sarebbero stati cacciati via dall’aula»: non usa mezze misure Luigi Di Stefano, perito giudiziario noto per...

«Se gli investigatori indiani avessero raccolto le prove così per un tribunale italiano, sarebbero stati cacciati via dall’aula»: non usa mezze misure Luigi Di Stefano, perito giudiziario noto per importanti incarichi in molte indagini, nel qualificare il trattamento al quale sono stati sottoposti i marò Latorre e Girone. Ieri Di Stefano ha preso parte insieme a Toni Capuozzo a un convegno sul «caso marò» a Milano, organizzato da Casapound e dal suo coordinatore, Massimo Trefiletti. 

Il perito e il giornalista hanno unito la loro esperienza per «smontare», pezzo per pezzo, le accuse mosse, molto maldestramente, ai due marò dalle autorità indiane. «E voglio specificare dalle autorità - ha detto Di Stefano - perché il popolo indiano in tutto questo non c’entra nulla». Tra le incongruenze enumerate durante l’incontro di ieri all’Hotel Visconti Palace attorno al caso dei due marinai, Di Stefano ha messo in primo piano il problema degli orari. 

Se infatti i due italiani imbarcati sulla Enrica Lexie hanno fatto fuoco attorno alle 16,30 del 15 febbraio 2012, risulta chiaramente dalle testimonianze che invece i due pescatori sul St. Antony sono stati colpiti alle 21,30. Due momenti molto distanti e assolutamente non confondibili. «Io personalmente - ha spiegato Di Stefano - ho ritrovato sulla registrazione di una tv privata locale la testimonianza di uno dei marinai del peschereccio, che ho fatto tradurre». 

Capuozzo ha invece parlato della e-mail con la quale la Lexie è stata chiamata nel porto indiano di Kochi, che smentisce lo scenario di caccia e intercettazione fornito dalla guardia costiera locale. È stato inoltre sottolineato come il giorno 16, quando ancora si raccoglievano prove, le autorità indiane abbiano inviato un fax all’armatore italiano nel quale i militari italiani erano già dati per colpevoli. E a questo si aggiunge la «passerella mediatica», organizzata per quello stesso giorno, nella quale sono state messe nelle stesse immagini la petroliera italiana Lexie, un cacciatorpediniere indiano e un falso peschereccio St. Antony che, in realtà, si trovava a 200 miglia di distanza. 

Questo si aggiunge agli altri elementi già noti, come la non corrispondenza del calibro dei proiettili, la confusione fatta con la matricola dei fucili che avrebbero sparato, che non sono quelli in possesso di Latorre e Girone, e l’affondamento, da parte del proprietario, del peschereccio colpito.

Fonte: 

http://alfredodecclesia.blogspot.it/

http://www.iltempo.it/politica/2014/05/11/di-stefano-e-capuozzo-smontano-le-accuse-indiane-contro-i-maro-1.1248603

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