Nareda Modi il leader del Partito nazionalista indiano ha vinto le
elezioni e si accinge a formare il
Governo dopo aver conquistato una buona maggioranza. Non appena in Italia sono stati resi noti i risultati, in molti hanno
immediatamente annunciato una svolta
positiva per la sorte dei nostri Fucilieri di Marina ed un loro
presumibile rapido rientro in Patria.
Noi tutti ci auguriamo che tutto ciò
avvenga, ma preferiamo essere più cauti nel manifestare un esagerato ottimismo
che alla fine potrebbe essere sconfessato dai fatti. Prima di gridare
“vittoria” sarebbe, infatti, opportuno
ricordare quanto Modi affermava sulla
vicenda dei due Marò fin dall’inizio e durante tutti gli 830 giorni fino ad
oggi trascorsi, in particolare, recentemente, durate la campagna elettorale quando ha
imputato a più riprese a Sonia Gandhi di essere troppo accondiscendente sulla
sorte dei due Fucilieri di Marina. Modi che a parte le forzature della campagna
elettorale, in questi due anni non ha mai smesso di esprimere nei confronti dei
due Fucilieri di Marina parole di ferma condanna sollecitando il Governo
centrale ad adottare nei loro confronti una “punizione esemplare” ed arrivando
ad invocare in più di un’occasione anche l’applicazione della pena capitale.
Ora Nareda è il nuovo Presidente indiano ed
in Italia si risvegliano interessi mai sopiti di natura economica ed
affaristica con l’India. Gli stessi che nel marzo 2013 spinsero a rimandare i
due Marò in India, consegnandoli all’indebito giudizio di un Tribunale di
Delhi, per garantire le convenienze di lobby finanziarie ed affaristiche, anche
rinunciando a difendere i diritti incontrovertibili di due militari italiani
incappati in una situazione difficile mentre difendevano gli interessi dello
Stato su mandato del Parlamento.
Oggi sembra che siamo tornati al passato
quando l’11 marzo 2013 l’Esecutivo annunciò la decisione dell’Italia di avviare
un’azione internazionale per poi sconfessarla 10 giorni dopo rimandando i due
Marò in India. Mentre da settimane la Farnesina parla di internazionalizzazione
della vicenda e dell’avvio dell’Arbitrato internazionale ed il Ministero della
Difesa invoca il diritto dell’immunità funzionale per i due militari, altri, dopo
la vittoria del Bjp, lasciano intendere
che questa strada potrebbe essere abbandonata per facilitare accordi con Modi
che permettano di risolvere la vicenda e nello stesso tempo garantiscano la
continuità dei rapporti d’affari Italia / India.
Personalità che all’ombra di non meglio identificata
expertise nelle vicende indiane, accompagnano questo ottimismo suggerendo anche
accordi “off record” con il vincitore delle elezioni dimenticando, però, il
rischio che compromessi del genere potrebbero influire negativamente sullo
sviluppo di una possibile futura azione giudiziaria italiana a livello internazionale.
Infatti, in questo momento, ogni
possibile approccio “amicale” italiano nei confronti dell’India, costituirebbe
atto compromissorio nel corso del dibattito arbitrale e rappresenterebbe
un'altra manifestazione di accondiscendenza italiana nei confronti di uno Stato
terzo che si aggiungerebbe all’ossequio manifestato al Tribunale indiano, dall’ex
inviato speciale de Mistura e dall’Ambasciatore Mancini, in occasione di una
delle ultime udienze a Delhi.
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