Siamo tutti concentrati sulle elezioni europee
di questo fine settimana: "Europa del centro", "Europa della
periferia", “Fine dell’Europa”…interrogativi “esistenziali” sul futuro
politico ed economico dell'Unione. Insofferenza, ma soprattutto rabbia
per l'incapacità di un'intera generazione di politici, banchieri e
manager pubblici di lottare contro corruzione e clientelismo sempre più
accentrati nelle mani di pochi, all'ombra di lobbies e
"poteri forti" e con collegamenti criminali a discapito dello stato di
Diritto e di una democrazia sana...
Con decine di milioni di disoccupati
in tutta l’UE, gli Euroscettici di tutti Paesi invocano politiche di
crescita anziché di austerità: il controllo di fatto di Berlino sulla
BCE, combinato alle catene del Fiscal Compact, sta drenando risorse dai
Paesi a elevato debito pubblico e bassissima crescita, verso le poche
economie forti dell'Euro, in primis quella tedesca. Ma in nessun altro
Paese europeo il quadro è preoccupante come in Italia.
Ricordo una
memorabile e dotta discussione - durata ore! - nel Governo Monti, dove
partecipavo come Ministro degli Esteri, per applicare una Direttiva
Europea sul tipo di sacchetti di plastica da utilizzare nei
supermercati, mentre per contro l'Unione si sottrae sistematicamente
alle proprie responsabilità in materie di cruciale importanza per i
cittadini, dallo tsunami immigratorio sulle nostre coste - dove siamo
abbandonati e lasciati soli dall’indifferenza di Bruxelles, alla
politica di sicurezza e di Difesa, assente sul terreno delle crisi
Libica, Siriana e Ucraina, per citare solo gli esempi più recenti,
all’inesistente politica unica Europea dell'energia, con le nostre
aziende e tutti i cittadini pesantemente penalizzati dal monopolio di
fatto che l'ENI ha assicurato al fornitore Russo con contratti
ultraventennali fissati a prezzi di gran lunga superiori a quelli
correnti sul mercato Europeo...
Questi sono solo alcuni dei nodi che
venrranno al pettine con queste elezioni europee: i cittadini si
chiedono, al di là dell’eventuale uscita dall'Euro - materialmente
possibile…? economicamente utile…? - se l'enorme “dilatazione” delle
competenze comunitarie sia stata una risposta efficace alle sfide della
globalizzazione e a cinque anni di dura crisi.
Cosa penso io? Che la
riaffermazione della nostra Sovranità deve partire da un netto ricambio
di uomini ai vertici delle Istituzioni, dell'economia e
dell'informazione, perché nessuna riforma avrà esito positivo se essa
sarà avviata e gestita dai consueti e storici “protagonisti” che
affondano le radici in un sistema di corruzione diffusa e d’informazione
pilotata. Siamo noi italiani a dover portare il paese fuori
dall'obbrobrio del settantesimo posto nella classifica di "trasparenza
internazionale" a causa della corruzione diffusa e di un'altrettanta
imbarazzante bassa posizione in tema di libertà di stampa, perché in
nessun altro Paese del G8 l'intersezione d’interessi, proprietà,
controlli tra impresa, finanza e informazione è condizionante come in
Italia.
Vent'anni, fa la mia generazione aveva sperato in una svolta per
il Paese: vediamo ancora in questa primavera 2014 quanto illusoria
fosse quella speranza. Ma non possiamo contare su un'Europa diversa
senza prima modificare radicalmente la nostra realtà italiana, ne
“uscire dall’Europa” risolverebbe nulla se prima non saremo in grado di
modificare le cose in casa nostra. Inoltre, diversamente dai primi anni
‘90, ci troviamo oggi in una situazione internazionale che Tom Friedman
ha definito del "popolo delle Piazze", perchè in questo 25 maggio di
votazione Europea, convergono vicende anche molto diverse e distanti ma
influenzate dalla capacità della gente comune di lottare per la propria
dignità e libertà: le elezioni Presidenziali ucraine chiuderanno il
ciclo apertosi con la sollevazione contro Yanukovyc; in Turchia il
futuro di Erdogan appare problematico, nonostante il recente successo
elettorale del suo partito radicato solo nelle campagne dove è
praticamente assente il web; la riconferma di Maliki in Iraq pone un
altro tassello in un puzzle regionale di crescente protagonismo
iraniano; Al Sissi in Egitto sarà eletto in reazione agli errori e alle
inquietudini sollevate in gran parte dell'opinione pubblica egiziana
dagli estremismi dei Fratelli Musulmani e dalle altre formazioni
islamiste…
Il minimo comun denominatore di tutti questi scenari - pur
con gradi differenti di efficacia, e con un approccio ancora non
“maturo” e quindi incapace di esprimere nuove leadership politiche e
sociali - è che sono stati i "popoli delle piazze" a originare tutte
queste dinamiche: trovo che questo sia al tempo stesso un
incoraggiamento e un severo monito… per l'Europa, ma soprattutto per
l'italia.
Fonte: https://www.facebook.com/ambasciatoregiulioterzi
Nessun commento:
Posta un commento