La
fine della Jugoslavia (1991)
• Il governo federale fu affidato
ad un tecnico (19 febbraio 1989),
l'economista croato Ante Marković, che propose una solida e strutturale
riforma economica e preparò la
domanda di adesione del paese alla
Comunità Economica Europea: il
piano economico sembrava funzionare,
nonostante le inevitabili conseguenze
sociali (aumento della
disoccupazione e della povertà,
diminuzione dei sussidi statali), ma venne
travolto dalle turbolenze etniche e dalla disgregazione
complessiva
della Federazione.
• Il 20 gennaio del 1990 venne
convocato il quattordicesimo e ultimo
congresso (convocato
straordinariamente) della Lega dei Comunisti
Jugoslavi, con uno scontro
frontale tra delegati serbi e sloveni, in particolare
riguardo la situazione in Kosovo,
la politica economica e le riforme
istituzionali (creazione di una
nuova federazione o confederazione, la
terza Jugoslavia). Per la prima
volta nella storia, Sloveni e Croati decisero
di ritirare i loro delegati dal
congresso.
• Nel nord della Federazione
vennero indette subito libere elezioni, che
determinano la vittoria di forze
di centro-destra: in Slovenia la coalizione
democristiana Demos formò un
nuovo governo, mentre Milan Kučan
restò presidente della
Repubblica; in Croazia i nazionalisti dell'HDZ
di Tuñman vinsero le consultazioni.
• Il 23 dicembre 1990 in Slovenia si tenne un referendum sull'indipendenza,
o meglio sulla sovranità slovena, dal momento che si parlava
anche della
costruzione di una nuova confederazione di repubbliche, le
cui basi andavano
ridiscusse. Va inoltre precisato che la costituzione della
RFSJ prevedeva
costituzionalmente il diritto alla secessione unilaterale
per ciascuna delle sei
repubbliche costituenti.
•25 giugno 1991: il presidente Milan Kučan proclamò unilateralmente
l'indipendenza slovena. Nello stesso giorno anche la Croazia si dichiara
indipendente
• La risposta dell'Esercito popolare jugoslavo (JNA) non si
fece attendere:
il 27 giugno 1991
l'esercito intervenne in Slovenia. Iniziò così la prima
guerra in
Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale (“Guerra dei
dieci giorni”)
che si concluse in poco più di una settimana, essendo la
nazione etnicamente
compatta e sostenuta politicamente dal Vaticano (in chiave
anti comunista)
dall'Austria e soprattutto dalla Germania per le ragioni
storiche già accennate,
che si impegnò subito a riconoscerne l'indipendenza e spinse
perché anche
l’intera CEE facesse lo stesso.
• L'8 luglio 1991 vennero firmati da Kučan, Tuñman,
divenuto presidente croato,
Marković, premier
federale, dal serbo BorisavJović,
presidente di turno della
presidenza collegiale jugoslava, gli Accordi di Brioni , che
prevedevano l'immediata
cessazione di ogni ostilità dell'esercito jugoslavo in
Slovenia e il congelamento
per tre mesi della dichiarazione di indipendenza. La piccola
repubblica tre mesi
dopo diventava indipendente da Belgrado.Fonte: www.israt.it/ebooks_download/dida000033.pdf