Vorrà pur dire qualcosa se un sostenitore
del federalismo europeo, un docente universitario, non populista né
pericolosamente di piazza o che parla «solo» alle pance del Paese,
scrive un trattato in cui mette in dubbio la bontà della moneta unica?
Nella Francia che si scopre pericolosamente vicina alle sorelle «Piigs»
dell'area euromediterranea, dove il fronte interno anti euro si ingrossa
a vista d'occhio, un sasso nello stagno lo lancia il celebre analista
François Heisbourg che ha fatto suonare l'allarme anche a Berlino.
Lo studioso europeista Heisbourg mette in guardia i Paesi |
La fine del sogno europeo non è il solito
pamphlet che getta ombre sull'euro e sulle modalità con cui si è giunti
ad unire monetariamente un continente, prima che politicamente. Ma
compie un passo in più, visto che si inserisce in un retroterra che,
forse più di altri, ha metabolizzato la reale portata (e i danni) della
moneta unica. Traendone le successive conseguenze, sociali e politiche. La Francia è scossa, da un lato dalle numerose defaillances della
gestione socialista di François Hollande, dall'altro dalla congiuntura
complicatissima, con l'Eliseo terrorizzato dal Front National di Marine
Le Pen che è in netto guadagno di consensi praticamente ovunque.
L'esperimento andato in scena nelle patisserie transalpine qualche
settimana fa di mettere in vendita le baguettes del giorno prima a un
prezzo dimezzato, è perfettamente riuscito, dal momento che sono andate a
ruba. Segno che l'impalcatura sociale di un Paese progredito e
sviluppato come la Francia sta accusando maledettamente il colpo di
politiche miopi che Berlino sta praticamente imponendo. Non a caso il
volume è stato immediatamente segnalato dai conservatori della
Frankfurter Allgemeine Zeitung, più preoccupati forse della reazione
delle élites francesi, che di un reale disagio, non più solo
strisciante, tra i cittadini comuni.
La tesi di Heisbourg è che l'euro altro non è se non un incubo: prima
lo si bypassa, prima si esce da una crisi strutturale che,
contrariamente, difficilmente verrebbe risolta alla radice. Sottolinea
che rientrano nel novero delle ipotesi «possibili», colpi di Stato o un
ritorno al terrorismo in stile «anni di piombo» se non si opporrà una
soluzione credibile al crack della moneta unica.
L'esempio ellenico di
Alba dorata è lì a dimostrarlo e purtroppo potrebbe non essere l'unico.
Ragion per cui «l'euro come moneta unica in un'Europa senza un governo
federale, porta instabilità, squilibrio e stagnazione». Passaggio sul
quale si sono concentrati anche gli strali dell'inglese Telegraph che ha
colto l'occasione per approfondire le analisi euroscettiche del libro e
certificare come ormai le distanze continentali tra sud e nord viaggino
su un trend irreversibile.
Ma Heisbourg altro non ha fatto che dare
corpo a convinzioni che da mesi, ormai, albergano convintamente non solo
tra dirigenti e burocrati francesi, ma tra i cittadini vessati da
balzelli sempre più pesanti e da un'incertezza occupazionale data anche
da un euro troppo forte nei confronti di dollaro e yen. E allora quando
osserva che l'euro, che avrebbe dovuto garantire la prosperità a lungo
termine e la crescita in Europa, non ha raggiunto il suo scopo, aggiunge
sale su una ferita che continua a sanguinare: perché, da mancata
occasione, la moneta unica si fa peso e quindi fatale zavorra. A coloro
che continuano a sostenere che l'unica via di uscita sia il rigore tout
court, Heisbourg replica che una perseveranza rigida e asettica dei
programmi di austerità nei paesi maggiormente in crisi, farà saltare la
zona euro.
La soluzione? Un'azione franco-tedesca coordinata con la
Banca centrale europea per lasciare l'euro e tornare alle monete
nazionali. Heisbourg non è uomo di estrema destra né di estrema
sinistra, non un urlatore né un agitatore di masse. Bensì è un pacato
analista apprezzato anche oltreoceano, sostenitore della moneta unica
praticamente da sempre, nonché presidente del prestigioso International
Institute for Strategic Studies.
Ne è passata di acqua sotto i ponti
della Senna, da quando il presidente francese Jacques Chirac disse che
l'euro sarebbe stata una valuta che avrebbe «legato l'Europa in un patto
di pace e libertà». Era l'ottobre del '97 e l'Unione monetaria europea
era vista come una straordinaria opportunità. Mentre oggi è
ufficialmente la fanghiglia in cui sguazza l'impasse comunitaria.
Fonte: http://www.ilgiornale.it/
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