La protesta dei Forconi sta dilagando in tutta
Italia per arrivare dritta alle stanze del potere, cercando di
canalizzare tutte le anime radicali della politica, di destra e di
sinistra. Ma quali reali esigenze rappresenta? Di tutto questo, Intelligonews ne ha parlato con Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound, che sui Forconi ha una visione molto chiara.
La protesta dei Forconi sta riunendo diverse categorie e tanti italiani in modo trasversale, Casa Pound da che parte sta?
«Noi appoggiamo da sempre il mondo produttivo agricolo e degli
autotrasportatori. Un comparto che è sceso in piazza contro un sistema
economico che distrugge e soffoca il popolo italiano. Ad oggi però
quest’organizzazione dei Forconi è talmente eterogenea che non si
capisce bene che cosa voglia; già così riesce ad essere solo una
protesta che raccoglie intorno a sé moltissimi cittadini arrabbiati,
delusi e stanchi, ma che non sanno bene che cosa stanno facendo in
piazza. Anche per noi è difficile capire quale sia il fine ultimo o la
loro piattaforma di rivendicazione. Per questo bisogna aspettare una
loro proposta».
Ad esempio quale?
«Come Casa Pound pensiamo che questo movimento debba, come
minimo, chiedere lo scioglimento delle Camere: tra
l’anticostituzionalità della legge elettorale, tra il fatto che il
governo è garantito da un partito che nessuno ha votato, come il Nuovo
centrodestra, la volontà popolare delle ultime elezioni è stata
completamente spazzata via e occorre immediatamente tornare alle urne. E
poi far valere le rivendicazioni economiche: congelare il debito
pubblico in mano estera, che è una vera e propria truffa; occorre
chiedere un referendum sull’Europa per uscire o no dall’euro».
Un movimento che, ad ogni modo, sta spiazzando il mondo politico. Quanto sono distanti le stanze del potere da tutto questo?
«I politici non stanno in strada e non vedono la rabbia dei
cittadini ridotti allo stremo. Persone che sono stanche di vedere scene
di basso livello come le mutande verdi di Cota. Questa è gente che ha
perso la casa, che non riesce a mettere su famiglia e che perde il
lavoro. E in tutto questo la politica rimane lontana e non riesce a dare
risposte. Uno Stato che, tra l’altro, non ha più forza e che non conta
nulla: basta guardare la svendita del patrimonio pubblico per sottostare
agli ordini di Bruxelles, la vicenda dei Marò e le privatizzazioni».
Come Casa Pound scenderete in piazza?
«Noi siamo presenti già in tutta Italia. A Roma poco, perché
stiamo aspettando che la protesta degli autotrasportatori e degli
agricoltori si riversi compatta nella Capitale. Noi siamo in piazza nel
resto d’Italia laddove vediamo realtà produttive. Se questo movimento
si concentrerà su Roma, troverà una città che lo accoglierà a braccia
aperte. Spero che in questi giorni il movimento faccia chiarezza con se
stesso».
Fonte: http://www.intelligonews.it/
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