Storie: Il Comandante Carlo Feccia Di Cossato, scrive a sua madre.
"Mamma carissima,
quando riceverai questa mia lettera, saranno successi dei fatti
gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto
responsabile.
Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso
in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuravo. Da
nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi
trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono
rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che
ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare per
poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.
Tu
conosci che cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati
indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile
senza alcun risultato. Da questa triste constatazione me ne è venuta una
profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più
conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, Mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo alla mia vita.
Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto sia con loro.
Spero, Mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che ti
darà la mia notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà
dei motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c'è un Dio non è
possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri
e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora. Per questo, Mamma, credo
che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te,
Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi
sento molto vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete".
Fecia, con una C sola, che cavolo.
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