domenica 15 settembre 2013

La surreale vicenda dei marò, di Roberta De Luca


Uno degli uomini più criticati del precedente Governo, deluso dal mancato appoggio alla sua strategia - che prevedeva l'apertura di un contenzioso formale tra Italia ed India a seguito della sua decisione di trattenere in Italia Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, alla scadenza del permesso elettorale gentilmente concesso dall'India - dimissionario perché le sue  riserve, espresse sul rientro dei marò in India, restavano inascoltate e perché andava salvaguardata l'immagine e la reputazione dell'Italia, delle sue Forze Armate e della sua Diplomazia, torna ad esprimere la sua accorata solidarietà ad i ragazzi ed a esprimere la sua opinione sulla vicenda. Giulio Terzi, diplomatico ed ambasciatore Italiano, ex Ministro degli affari Esteri del Governo Monti, nel corso della manifestazione politico/culturale Atreju, continua a parlare della vicenda Marò trovando "surreale essere qui oggi a parlare di una vicenda pienamente risolta l'11 marzo scorso: PIENAMENTE RISOLTA nel completo rispetto della legalita' internazionale; nella tutela della credibilita' e interesse nazionali; nella difesa degli uomini delle nostre Forze Armate che operano all'estero, e dei nostri valorosi Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone".
 Come dargli torto???  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a seguito di una lunga permanenza forzata in India, in libertà su cauzione, in attesa della sentenza che stabilisse se la giurisdizione sul caso fosse Italiana o Indiana ed in pendenza di un processo penale in corso nello Stato del Kerala per omicidio volontario, ottenevano, per il periodo Natalizio, il permesso dalle autorità Indiane, di trascorrere le feste in Patria.
Riconsegnati all’India alla scadenza del permesso, senza alcuna garanzia circa il loro destino, riottenevano la possibilità  di rientrare in Italia, affinché esercitassero il diritto di voto per le elezioni politiche del 2013 per il rinnivo dei due rami del Parlamento Italiano, tenutesi il 24 ed il 25 febbraio 2013. Il Governo Italiano, a seguito del rientro in Patria dei due militari, annunciava la decisione di non farli rientrare in India, ma , successivamente, con inidonee e non convincenti motivazioni, provvedeva a consegnare nuovamente i due Italiani all'India sulla scorta, questa volta,  di un astratto  "affidavit" del Governo Indiano, circa la non applicazione della pena capitale.  La linea forte intrapresa dal nostro Governo, dopo più di un anno dai fatti, crollava  miserevolmente in pochissimi giorni e non certamente per salvaguardare l’immunità dell’ambasciatore e possibili rappresaglie alla nostra ambasciata, ampliamene tutelate dalla Convezione di Vienna e dalla Comunità Internazionale che cominciava a prendere posizioni sulla questione. Ne tanto meno per salvaguardare l’onore dell’Italia seriamente compromesso dai soprusi dell’India nell'ultimo anno (fermo, arresto, incarcerazione ed imputazioni di due militari Italiani per fatti accaduti nell'esercizio del loro dovere e sequestro di armi di proprietà dello Stato Italiano tanto per citare i più lapalissiani). E’ innegabile che il dietro front dell’Italia abbia motivazioni differenti che possiamo solo ipotizzare ed immaginare ( interessi economici? ) ma mai saranno rese note. Forti dei nostri principi Costituzionali potevamo dire NO senza remore all'India:  il primo dei diritti inviolabili del cittadino, sancito dall’art. 2 della Costituzione Italiana, è il diritto alla Vita,  a protezione di tale diritto l’art.27 della Costituzione non ammette la pena di morte e  l’art 698 cp così come modificato dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 223/1996 vieta  la consegna di un imputato ad una autorità straniera se può  essere sottoposto ad una pena che configuri  violazione di uno dei diritti fondamentali della persona e che quindi il divieto è assoluto ed è protetto dalla Costituzione, che nega, lo ribadiamo, la possibilità di estradizione verso uno Stato il cui ordinamento ammetta come sanzione, per il reato al quale si riferisce la richiesta, proprio la pena di morte.
Anche la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea vieta di allontanare, espellere o estradare una persona verso uno Stato in cui questa rischi di essere sottoposta alla pena di morte.
Dopo mesi di vane promesse, ed a seguito di clamorosi scoop giornalistici che attestano, senza ombra di dubbio che i Leoni del san Marco sono INNOCENTI,  in Italia si parla sempre meno di loro, l'oblio li ha inghiottiti. In Italia il low profile è stato imperante per mesi. Se non fosse stato per il popolo del web e pochissime testate giornalistiche il “casò marò” sarebbe sconosciuto. 



Nessun commento:

Posta un commento