La vita dei marò in cambio del silenzio sulle mazzette intascate dal partito di Sonia Gandhi. C’è un filo invisibile che lega l’inchiesta sulle presunte tangenti Finmeccanica pagate ai politici di Delhi e la minaccia di pena di morte che incombe sui due maròprigionieri in India. È questa l’ipotesi investigativa avanzata dal giornalista Marco Lillo nell’inchiesta pubblicata dal Fatto Quotidiano il 31 gennaio. Lillo è entrato in possesso di una lettera sequestrata insieme ad altri documenti al consulente italo-svizzero Guido Ralph Haschke nella sua villa di Lugano.
Haschke è imputato per corruzione insieme a Giuseppe Orsi, ex presidente Finmeccanica,
proprio per i 30 milioni di euro in tangenti che l’azienda italiana
avrebbe pagato a pezzi grossi del governo e dell’esercito indiano per
favorire la controllata Agusta Westland nella vendita poi bloccata degli elicotteri AW101. Era l’aprile del 2012 quando i carabinieri del NOE del capitano Ultimo, Sergio De Caprio,
accompagnati dalle autorità svizzere, fecero irruzione nell’abitazione
di Haschke e sequestrarono il prezioso documento, finito adesso nelle
mani del pm di Busto Arsizio, Eugenio Fusco. Nell’udienza del 9 gennaio scorso, durante l’interrogatorio di Haschke, Fusco hacollegato la lettera contenente la lista delle personalità su cui Finmeccanica voleva far pressione ad un manoscritto dello stesso Haschke (scritto a suo dire sotto dettatura del faccendiere indagato Christian Mitchell) in cui compaiono le sigle delle istituzioni che avrebbero intascato le mazzette: 6 mln ad AF (Air Force), 8,4 mln a BUR (burocrati), 6 mln a POL (politici).
Tra questi ultimi risulta un pagamento di 3 mln ad AP che il magistrato lombardo ha creduto potersi riferire ad Ahmed Patel,
segretario politico di Sonia Gandhi, il cui nome è presente anche nella
lettera sequestrata ad Haschke. Il consulente Finmeccanica non ha
smentito la ricostruzione di Fusco, ma ha negato di conoscere Patel,
ritratto in una foto con la Gandhi. “Conosco solo Sonia Gandhi”, ha
risposto ingenuamente Haschke. Ma è proprio qui che prende forma il
possibile collegamento tra l’inchiesta sulle tangenti Agusta Westland e la minaccia di pena di morte sventolata sulla testa dei marò.
Importante seguire fedelmente la consecutio temporum degli avvenimenti. L’udienza diBusto Arsizio si è tenuta il 9 gennaio, presenti alcuni rappresentanti del governo di Delhi. Il 10 gennaio i quotidiani indiani, tra cui l’Indian Express,
riportano dettagliatamente i passaggi dell’interrogatorio in cui Fusco
chiede lumi ad Haschke sui 3 milioni versati al misterioso AP, che per
il magistrato non è altri che Ahmed Patel.L’attenzione dei media del subcontinente cade anche sulla lettera scritta da Mitchell a Peter Hulett (responsabile vendite Agusta Westland in India) che cita alcuni politici da “attenzionare”: Manmonah Singh (premier), Ahmed Patel, Pranab Mukherjee(presidente dal 2012), M. Veerappa Moily (ministro dell’Energia), Oscar Fernandes(ministro dei Trasporti), M.K. Narayanan (governatore del Bengala) e Vinay Singh(responsabile delle Ferrovie).
“La signora Gandhi e i suoi più stretti collaboratori – aggiunge Mitchell –
sono persone alle quali l’Alto Commissario (britannico, come per metà
AW) dovrebbe mirare”. Uno scandalo pronto ad esplodere, insomma, proprio
alla vigilia delle elezioni politiche di
primavera nelle quali il partito del Congresso dell’italiana Gandhi,
attualmente al potere, parte sfavorito. Ecco perché, sempre il 10 di gennaio, la stampa indiana batte la notizia che il governo deve ancora decidere se applicare il SUA Act, con eventuale pena di morte, nei confronti di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone,
divenuti due pedine ostaggio della diplomazia italo-indiana. I
gandhiani devono per forza fare il muso duro e non mostrarsi
filo-italiani per non perdere ulteriori consensi elettorali. In più
lanciano un messaggio alle autorità italiane: “O insabbiate la vicenda
delle tangenti Finmeccanica pagate ai nostri politici, oppure i marò
rischiano la pelle”.
Intanto cresce l’attesa per il pronunciamento della Corte Suprema, previsto per il 3 febbraio. Ma i segnali che arrivano non sono buoni. Il ministro della Difesa indiano, A. K. Antony, ha deciso infatti di vietare al gruppo Finmeccanica la partecipazione alla manifestazione Defexpo 2014,
dedicata alla presentazione di armi, equipaggiamento militare e sistemi
di sicurezza, in programma a Delhi a partire dal 6 febbraio.
http://osservatorepolitiko.wordpress.com/2014/01/31/ricatto-indiano-la-vita-dei-maro-in-cambio-del-silenzio-sulle-tangenti-finmeccanica/
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