L’EDITORIALE, sabato 11 Gennaio 2013
Siamo abituati più che mai a continui
cambiamenti di versione, all’uso delle parole da parte dei politici del
tutto vuoto, atto solo a vedere che reazione suscitano, magari da parte
di altri politici… le parole al massimo servono a convincere noi, o a
tenerci buoni, o a lanciare dei messaggi elettorali che restino e così
via di seguito.
La perdita di credibilità delle parole
dei politici è diventata così profonda da esser madre della perdita di
credibilità delle loro stesse persone, dei loro curricula, dei loro
conti in banca, madre di quell’anti-politica dilagante che oggi porta
Grillo e Berlusconi, sommati, ad avere senza ma e senza se la
maggioranza quasi assoluta secondo i sondaggi.
Ebbene: l’assuefazione a questo
palcoscenico fatto solo di parole non vere sta raggiungendo dei livelli
veramente pazzeschi. Si parla senza cognizione di causa persino di vita e
di morte: così, come se fosse lo stesso dire vita oggi e morte domani…!
E premesso che non è mai “lo stesso”, anche quando dici “abbasso le
tasse” oggi e poi le aumenti domani, certo è che l’analogo giochino
proiettato su vita e morte direi di poterlo considerare roba da
criminali, se non da Medioevo, se non da Basso Impero.
Sui due Marò avviene anche questo,
signori: dal Ministero degli Esteri cambiano le versioni nel giro di 24
ore, e i movimenti che qua in Italia sostengono il ritorno a casa di
Massimiliano e Salvatore, in simbiosi con le famiglie dei due, devono
vivere il dramma nel dramma, di relazionarsi con delle istituzioni – le
nostre – che sulla pelle dei due ci fanno persino la politica delle
parole… del resto non mi entusiasmò più di tanto l’esplicita citazione
dei due Marò nel discorso di fine anno del presidente Napolitano: da un
lato sapeva di riconoscimento, ma dall’altro lato sapeva di contentino.
Dunque secondo una legge indiana i due
Marò potrebbero essere condannati a morte: al bando le rassicurazioni di
maniera, e al bando le parole di miele. Qua bisogna intervenire. Qua
bisognerebbe riprenderseli. Ma il governo brancola continuamente nel
buio, e non ho ancora capito fino in fondo se siano idioti, o colpevoli
di svendere i due nostri concittadini dinanzi a un rapporto con l’India
che peraltro, così comportandoci, ci vedrà subalterni per sempre.
Sono delle ore molto importanti, nelle
quali per l’appunto si deciderà quale legge applicare: se quella che si
applica nei casi che poi portano alla pena di morte, oppure no. Questa è
la verità, e a questo punto forse bisogna sperare più nel buon senso
delle autorità indiane, che nella capacità diplomatica delle nostre
istituzioni.
Siamo il Paese che decide che il
finanziamento dei partiti è da abolire dopo decenni, che il Porcellum è
da abolire dopo otto anni, che le elezioni in Piemonte si basavano su
firme false dopo tre anni. Siamo il Paese con un centrodestra in fase di
riorganizzazione, e con un centrosinistra che pensa più al semestre di
presidenza dell’Europa (dal primo Luglio) che ad altro. E pensare che i
due Marò questo Paese lo difendevano per lavoro… e pensare che non se ne
pentiranno mai, nonostante tutto.
Fonte: http://www.italiapost.info/
di Salvatore Todaro
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