Marò, situazione drammatica. Ora il governo ci deve mettere la faccia
L'esecutivo doveva muoversi prima e aprire un
contenzioso internazionale. Ora è tardi: l’India ha le elezioni alle
porte: la vicenda dei nostri militari sarà giocata in campagna
elettorale.
Siamo alla resa dei conti. E ora il governo,
ministri competenti compresi, saranno costretti a metterci la faccia,
oltre che le mani. Finora si erano trincerati dietro la scusa
che la scottante vicenda dei due marò prigionieri in India era stata
ereditata, che il peccato originale era del governo Monti, che era impossibile cambiare strategia.
Risultato? Dopo quasi un anno di governo
Letta-Bonino-Mauro, per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone la
situazione è diventata drammatica. La Nia (polizia antiterrorismo
indiana) aveva chiuso le indagini chiedendo che i nostri due fucilieri
del San Marco fossero processati in base a una legge (il Sue Act sulla
pirateria marittima) che prevede la pena di morte. E il governo indiano
si è riunito e si è preso due-tre giorni per decidere su come procedere
nei loro confronti. Quindi, se i ministri di New Delhi accoglieranno le richieste della Nia, Latorre e Girone finiranno alla sbarra rischiando concretamente il patibolo.
Hanno poco da sorprendersi i nostri esponenti di governo. Sono due
anni che ripetiamo quali sono i pericoli nascosti dietro alla scelta
dell’Italia di lasciar processare i due marò in India. Non dimentichiamo
che l’incidente è avvenuto fuori dalle acque territoriali indiane, cioè
a 20,5 miglia dalla costa, zona in cui New Delhi non ha giurisdizione
per questi casi; non scordiamo inoltre che erano in missione anti
pirateria per conto del governo italiano e che quindi godevano di
quell’immunità funzionale, propria di tutte le forze armate del mondo
chiamate a operazioni internazionali. L’India se n’è fregata e noi le
abbiamo permesso di processare i marò in barba a tutte le convenzioni e
leggi.
Il governo Monti ha compiuto un atto di gravità assoluta rimandando
Latorre e Girone in India invece di tenerli in Italia. Ma Il ministro
Bonino, consapevole della situazione, avrebbe dovuto premere per portare
New Delhi davanti a una corte internazionale per far rispettare il
diritto e le convenzioni. E invece… invece ha chiuso la porta a
qualsiasi contenzioso con l'India affermando che i tempi per questa
azione sarebbero stati troppo lunghi, mentre ciò che importava davvero
era riportare a casa quanto prima i due marò.
Hanno un
bel parlare adesso i nostri eminenti rappresentanti di governo, dal
ministro della Difesa Mauro all’inviato speciale in India De Mistura: se
New Delhi ricorrerà alla legge anti pirateria che prevede la pena di
morte l’Italia “mostrerà inflessibilità” e “adotterà contromisure”. Che
cosa vogliono dire? Semplice, che fino a ora non hanno fatto alcunché.
Be’, dovevano svegliarsi prima, prima di arrivare a questo epilogo. Ora è
tardi: l’India ha le elezioni alle porte e la vicenda dei nostri due
militari sarà giocata strumentalmente in campagna elettorale. Sperare
che il nostro governo abbia uno scatto di orgoglio e una ferrea volontà
di far rispettare il diritto è come credere a Babbo Natale. O si è
bambini o si è stupidi.
Fonte: http://www.ilgiornale.it/
Nessun commento:
Posta un commento