
Adesso 
arrivano i poliziotti della Nia, l’antiterrorismo indiano, e gli apriamo
 le porte, consentiamo loro di indagare sul nostro territorio 
infischiandosene delle nostre indagini, anzi ignorandole bellamente, 
come ignorarono nel 2011 gli ufficiali del Ros che l’Italia aveva 
mandato in India per contribuire alle indagini o almeno per osservarle. 
Scandalo, disse il governo indiano, come osate toccare la sovranità 
nazionale? La nostra di sovranità invece si può gettare nell’immondizia 
dopo averci orinato sopra, tanto chi volete che la difenda, occupati 
come sono premier e vice premier a battersi il petto per i clandestini e
 stanziare denaro sottratto agli italiani. Massimiliano Latorre e 
Salvatore Girone: due cittadini italiani da 600 giorni sono lasciati in 
ostaggio di uno Stato che esercita su di loro un diritto non contemplato
 da nessuna norma internazionale. 
Due militari italiani hanno avuto la 
sorte di incappare in un incidente eccezionale mentre erano impegnati a 
difendere gli interessi nazionali, e lo facevano anche nel rispetto di 
decisioni delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, istituzioni 
che in questi 600 giorni non hanno ritenuto di dover spendere una 
parola. 
Tace anche un solitamente iperattivo Capo dello Stato italiano, 
che pure è designato dall’articolo 27 della Costituzione Capo Supremo 
delle Forze Armate, hanno taciuto e continuano a farlo due Presidenti 
del Consiglio che si sono succeduti in questi 19 mesi, l’attuale 
governino dei bravi ragazzi delle larghe intese,se ne infischiano 
altamente Camera e Senato. 
Scrive sulla pagina di Facebook Giulio Terzi,
 in prima fila nella resistenza clandestina dal giorno delle sue 
coraggiose dimissioni da ministro degli Esteri: «600 GIORNI... RAGAZZI, 
VI RIVOGLIAMO A CASA!!! Questa domenica iniziativa pro-Marò: DIGIUNO 
simbolico (ma reale!) per 24 ore, per chiedere: 
(1) il rientro dei 
nostri due Soldati, da 600 giorni impropriamente trattenuti in India, 
nonostante per due volte siano stati riportati in Italia; 
(2) maggiore e
 più incisiva attenzione al caso da parte del Governo Italiano; 
(3) 
apertura di un Arbitrato Internazionale che metta formalmente in 
discussione la giurisdizione indiana; 
(4) informazione trasparente sul 
caso, perché il tempo del “non rendere conto alla cittadinanza” è chiuso
 da un pezzo». 
Tra i tanti commenti, perché una rete di italiani che si 
occupano e si preoccupano dello scandalo c’è, uno dice candidamente: 
«Preferisco quarantamila con i fischietti davanti alla Farnesina». 
Perché non davanti a Palazzo Chigi, visto che per un ministro degli 
Esteri che si disinteressa palesemente del problema, che è arrivata a 
dire di "non avere certezze sull’innocenza dei due fucilieri di marina", 
che ha inaugurato un sito di dibattito ufficiale su Facebook per poi 
censurarlo, c’è, e viene prima, un presidente del Consiglio che ha 
nominato nientemeno che suo inviato speciale un ex sottosegretario agli 
Esteri già distintosi per incapacità, Staffan de Mistura, e ha ritenuto 
di aver esaurito così i suoi obblighi in materia. 
Il generale in congedo
 Fernando Termentini è insieme a Giulio Terzi la persona più coinvolta e
 informata sulla vicenda. La segue con attenzione dal suo blog e segue 
quel che scrivono i giornali indiani, uniche fonti di informazione in 
assenza o in mistificazione di quelle italiane. 
L’altro ieri il 
quotidiano indiano The Economic Times ha scritto che l’India invierà a 
Roma una missione della polizia investigativa Nia per interrogare 
quattro altri fucilieri di Marina. In questo modo si risolverebbe 
l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini sull'incidente, un 
compromesso disonorevole il cui maggior sponsor è de Mistura, e che non è
 affatto detto che basti agli avidi indiani. Infatti il Times of India 
informa che nel governo di Delhi permangono posizioni divergenti. 
Il 
ministro degli Interni Sushilkumar Shinde continua a sostenere la 
fermezza della Corte suprema in disaccordo con il Ministro degli Esteri 
Salman Kurshid che vorrebbe attenuare la tensione diplomatica tra le due
 Nazioni. Certo è che lasciamo entrare un’Agenzia investigativa di uno 
Stato terzo esperta in antiterrorismo, che potrà interrogare sul suolo 
nazionale quattro militari italiani sospettati di essere coinvolti in 
vicende accadute mentre difendevano in acque internazionali la sicurezza
 del territorio italiano. È un ulteriore cedimento italiano, a 
dimostrare la non volontà di pretendere la garanzia dell’immunità ai 
nostri militari all’estero. 
Non riguarda solo l’India e i due marò, è un
 precedente gravissimo che coinvolge tutti gli italiani in uniforme che 
rappresentano l’Italia in aree del mondo a rischio. Immaginatevi per 
esempio cosa potrebbe accadere a un militare italiano che per esempio in
 Libano sia coinvolto anche in un banale incidente automobilistico con 
un morto locale. 
Termentini si è rivolto in extremis direttamente a 
Giorgio Napolitano: «Presidente ho letto con attenzione le Sue parole 
sugli apparti dello Stato impegnati a Lampedusa e come Ufficiale 
Generale in congedo ne sono orato in quanto evidenziano la Sua vicinanza
 anche a coloro che la Costituzione Le ha affidato come Capo Supremo. 
Con l’occasione il Suo pensiero potrebbe essere completato ricordando 
che da 600 lunghi giorni due cittadini italiani, anche loro Suoi 
sottoposti, sono ingiustamente tenuti in ostaggio da uno Stato Terzo. Io
 li ho ricordati con queste parole: Massimiliano e Salvatore vi 
garantisco però che non siete stati abbandonati dai vostri concittadini.
 Moltissimi italiani, centinaia di italiani ogni giorno si impegnano per
 tenere alta l’attenzione istituzionale, con parole ma anche con fatti 
come la giornata del digiuno a voi dedicata domenica 13». 
Intanto 
arrivano gli 007 indiani, e dopo digiuno e appelli estremi non 
resteranno che i picchetti a Palazzo Chigi.
 Fonte: QUOTIDIANO LIBERO, edizione 12 ottobre 2013 : ESTERI 
Maria G. Maglie
Maria G. Maglie
 
.... e ti meravigli? ma ci possiamo ancora definire Stato sovrano dopo aver ceduto tutto e di più ed esserci messi nelle mani di questa europa degli affari loro? da noi ormai è tutto concesso. Ricordiamo il caso Abu Omar o quello di Alma Shalabayeva dove tutto hanno potuto fare a totale insaputa del governo? io mi meraviglio che questi indiani vengano in Italia dichiarando di farlo, potevano tranquillamente venire anche senza annunciarlo e gli sarebbe stato facile portare in India anche gli altri quattro "Maro" sempre a loro (del governo) insaputa. uno vero schifo italiota a favore di certi interessi commerciali.
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