La trionfante ‘Giovanna d’Arco’ francese promette di riportare il franco e distruggere l’euro
Marine Le Pen fa la guastafeste. La
leader del Fronte Nazionale francese giura che, se vincerà le prossime
elezioni, distruggerà l’ordine europeo esistente e forzerà una rottura
dell’unione monetaria.
Non è più una prospettiva possibile. “Non possiamo restare incantati” ha
dichiarato, piena di fiducia dopo che il suo partito ha ottenuto il 46%
dei voti, nel terremoto elettorale di una settimana fa. Il suo
candidato ha sconfitto i Socialisti al governo nella loro roccaforte di
Villeneuve-sur-Lot.
FINE DELL’EURO – “Nello stesso momento in cui la Francia esce, l’euro
cessa di esistere, e questa è la nostra forza incredibile. Che cosa
hanno intenzione di fare, mandare i carri armati?” ha detto al Daily
Telegraph, dalla sede del Fronte Nazionale, un edificio nascosto nel
sobborgo parigino di Nanterre.
Il suo ufficio è piccolo e ordinario,
quasi austero.
“L’Europa è solo un grande bluff. Da un lato vi è l’immenso potere dei
popoli sovrani, e dall’altro pochi tecnocrati,” ha detto.
Per la prima volta, il Fronte Nazionale gioca allo stesso livello dei
due partiti di governo del dopoguerra, Socialisti e Gaullistes. Nei
sondaggi nazionali sono tutti vicini al 21%, ma solo il Fronte ha il
vento in poppa.
E’ il particolare del voto di Villeneuve che ha sconvolto la classe
politica. Il Fronte ha preso più voti proprio nei distretti di
tradizione socialista, segno che sta uscendo dalle sue enclavi di
destra, per diventare il movimento di massa della classe operaia bianca.
I commentatori hanno cominciato a parlare di “Left-LePenism”, per come
la Le Pen spiazza i socialisti con attacchi alle banche e al capitalismo
transnazionale. Anna Rosso-Roig, una candidata del partito comunista
alle elezioni del 2012, ha appena lasciato il suo partito per unirsi al
campo di Le Pen.
I socialisti pensavano che l’astro nascente di Marine Le Pen sarebbe
andato a loro vantaggio, dividendo la destra. Ora riconoscono una
minaccia mortale. La scorsa settimana il ministro all’Industria Arnaud
Montebourg si è scagliato contro Bruxelles, accusandola di fare il gioco
del Fronte nazionale, calpestando le democrazie e spingendo l’austerità
a oltranza.
La signora Le Pen ha detto che il suo primo ordine del giorno appena
messo piede nel Palazzo dell’Eliseo sarà quello di annunciare un
referendum sull’adesione all’UE. “Non negozierò sui punti sui quali non
si possono fare compromessi. Se il risultato sarà inadeguato, io
chiederò l’uscita” ha detto.
I quattro punti di scontro sono la moneta, il controllo delle frontiere,
il primato del diritto francese, e quello che lei chiama “patriottismo
economico”, il potere della Francia di perseguire un “protezionismo
intelligente” e salvaguardare il suo modello sociale. “Non riesco a
immaginare una politica economica senza il pieno controllo della nostra
moneta”, ha detto.
Alla domanda se ha intenzione di ritirare immediatamente la Francia
dall’euro, ha detto: “Si, perché l’euro blocca tutte le decisioni
economiche. La Francia non è un paese che può accettare la tutela di
Bruxelles” ha detto.
Ai funzionari sarà dato l’incarico di elaborare dei piani per il ritorno
al franco francese. I leader dell’Eurozona dovranno affrontare una
scelta difficile: o lavorare con la Francia per una “uscita concertata” o
uno scioglimento coordinato dell’UEM; o attendere il loro destino.
La signora Le Pen nutre il timore che gli altri Stati membri dell’UEM
resisteranno e lasceranno che l’”Armaggedon finanziaria” faccia il suo
corso, ma è un rischio che bisogna correre.
Il suo piano è basato su uno studio di economisti dell’Ecole des Hautes
Etudes di Parigi, condotto dal professor Jacques Sapir. Nello studio si
conclude che la Francia, l’Italia e la Spagna avrebbero tutte da trarre
grandi vantaggi da un’uscita dall’ UEM, riacquistando con ciò la
competitività del lavoro, evitando anni di depressione.
Essi sostengono che gli squilibri Nord-Sud della zona euro sono già
andati oltre il punto di non ritorno. I tentativi di invertirne il corso
attraverso la deflazione e i tagli dei salari comportano la
disoccupazione di massa e la perdita del settore industriale.
L’attuale
strategia di svalutazione interna è in ogni caso controproducente, dal
momento che la recessione fa salire più velocemente il rapporto
debito/Pil.
Prof Sapir ha detto che i guadagni sarebbero maggiori con una rottura
coordinata e un controllo dei capitali, in cui l’intervento della banca
centrale indirizzi le nuove valute verso dei livelli obiettivo. Il
modello assume che il D-Mark e il Guilder si rivalutino del 15pc contro
il vecchio euro, mentre il franco si svaluti del 20pc.
I guadagni sarebbero minori se l’UEM crollasse nel rancore e con le
valute che sfondano gli obiettivi. Questo infliggerebbe una violenta
scossa di deflazione alla Germania, ma sarebbe ancora fortemente
positivo per il blocco latino.
“Un sacco di politici sono venuti da me, sia Gaullistes che Socialisti.
Sono d’accordo con me, ma non vogliono esprimersi pubblicamente".
Vogliono che qualcun altro prenda l’iniziativa. Se Marine Le Pen vuole
usare il mio lavoro, io non ho alcun problema, “ha detto Sapir.
La signora Le Pen è una madre single di 44 anni, più tollerante sui
diritti dei gay e sull’aborto di quanto non lasci a intendere, più
vicina in qualche modo al populista olandese assassinato Pim Fortuyn che
al suo irascibile padre Jean-Marie Le Pen, dimessosi da leader del
partito due anni fa. Le Pen padre, da parte sua, deplora il modernismo
eclettico della figlia come un punto di vista “piccolo borghese”
acquisito nelle scuole di Parigi.
Marine ha portato avanti una silenziosa epurazione del Fronte, spingendo
ai margini i noti antisemiti. La nostalgia di Vichy è lontana. Mentre
il padre considerava l’Olocausto un “dettaglio” storico, lei lo
definisce come l’”apice della barbarie umana”. Lei ricerca il favore
degli ebrei, mentre punta i suoi strali contro i jihadisti. “I partiti
politici sono come le persone – ha detto Marine – c’è la fase
dell’adolescenza, quando si fanno cose folli, ma poi arriva la maturità.
Ora siamo pronti per il potere”.
Questa campagna di sdoganamento o “depurazione” d’immagine, sembra aver
funzionato. Solo una minoranza degli elettori pensa ancora che il fronte
sia una “minaccia per la democrazia”. La signora Le Pen sta
conquistando le donne della classe operaia a frotte. Il Fronte
femminilizzato non è più il partito del maschio bianco arrabbiato. Ed è
proprio per quest’immagine più morbida che il ministro delle finanze
Pierre Moscovici la descrive come “più pericolosa di suo padre”.
La sua difesa del modello sociale francese e la sua critica del
capitalismo le danno una tonalità di sinistra – alcuni lo definiscono
nazionalsocialismo degli anni ’30. Nei suoi attacchi contro l’alta
finanza e il modo in cui le società approfittano della concorrenza sul
lavoro, lei riecheggia gli attivisti di Occupy. “E’ la legge della
giungla”, dice.
Con le sue bordate contro Washington e la Nato, o la sua richiesta che
la Francia riprenda il suo posto come voce “non allineata” in un mondo
multipolare, ella esprime un patriottismo anti-atlantista.
Lei sostiene di essere il vero erede del generale Charles de Gaulle,
accusando il partito Gaulliste UMP di essersi venduto l’anima all’Europa
e all’ordine anglosassone. “C’è stato un de Gaulle di sinistra, e un de
Gaulle di destra. C’erano due de Gaulle. Noi stiamo per entrambi,” ha
detto.
La signora Le Pen ha detto che i socialisti sono al collasso, vittime
della propria sottomissione alle dottrine economiche dell’Unione
europea, mentre i loro attacchi contro la tedesca Angela Merkel soffrono
di una sindrome da dipendenza. “Si lamentano della cancelliera Merkel,
il malvagio carnefice che infligge punizioni, ma la Merkel non fa che
difendere gli interessi della Germania, che non sono i nostri.”
Lei dice che la crisi dell’UEM è una crisi strutturale. Nord e del Sud
hanno bisogno di tassi di cambio diversi . “Il D-Mark si sarebbe
rivalutato, se non fosse per l’euro, e questo significa che la Germania
ha una moneta cronicamente sottovalutata. L’euro è troppo forte per la
Francia, e sta erodendo la nostra competitività”.
E’ difficile capire se i francesi voterebbero in massa per uno scontro a
tutto campo con l’Europa, e per il suo messianismo alla Jeanne d’Arc.
Eppure, più la crisi economica va avanti, maggiore è il rischio, per
Bruxelles e Berlino, che i francesi perdano definitivamente la pazienza,
scatenando una di quelle esplosioni che hanno costellato la storia
francese attraverso i secoli.
Un recente sondaggio della Pew Foundation ha mostrato che nel corso
dell’ultimo anno il sostegno francese al Progetto UE è crollato dal 60pc
al 40pc, e il 77pc pensa che l’integrazione economica è stata dannosa.
Il Presidente Francois Hollande dice che la crisi dell’UEM è “finita” e
la ripresa è a portata di mano, ma non è chiaro cosa potrà rompere il
circolo vizioso, dato che quest’anno la Francia sta attuando una stretta
fiscale dell’1.8pc del Pil e i tagli più profondi da mezzo secolo a
questa parte.
La politica monetaria rimane restrittiva per la maggior
parte dell’Europa latina.
“Se il governo cerca davvero di forzare il disavanzo al di sotto del 3pc
del PIL, l’economia si contrarrà di nuovo il prossimo anno dallo 0.5pc
allo 0.8pc,” ha detto il prof Sapir. “La disoccupazione continuerà ad
aumentare da 30.000 a 40.000 unità al mese. Ci potranno essere altre
600.000 persone senza lavoro entro la fine del 2014.”
La Francia ha subito la stessa lenta tortura nei primi anni ’30, sotto
il Gold Standard, quando accettò stoicamente i ” 500 decreti di
deflazione” del premier Pierre Laval. La diga si ruppe nel 1936 con
l’elezione di outsider fino ad allora disprezzati, l’allora Fronte
Popolare di sinistra, con l’appoggio comunista. Il Gold Standard crollò.
L’emergere di Marine Le Pen come candidata all’ufficio del potere
centrale in Europa potrebbe rivelarsi la scarica elettrica necessaria
per forzare un cambiamento radicale nella strategia di crisi dell’UEM, o
almeno per costringere il Partito socialista a rompere con la Germania e
lottare per un pieno programma di rilancio, se non altro per evitare la
propria rovina.
“In Francia abbiamo ceduto ad uno spirito di schiavitù. Abbiamo
dimenticato come essere leader, e la nostra voce non si sente più,” ha
detto. Si sentirà adesso.
Fonte: https://www.facebook.com/SapereEUnDovere?ref=stream
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