NAZIONI "OSTAGGIO" DELLE AGENZIE DI RATING? Un
argomento che ci tocca molto più da vicino rispetto a quanto
pensiamo... Premessa: il clima di Washington si sta *surriscaldando* per
la decisione sul nome che Obama deve indicare come successore
di Bernanke alla guida della Federal Reserve (FED). Bernanke ha
indicato da diverse settimane che la Fed valuterà a breve come
rallentare - e poi terminare - il programma di riacquisto di bonds per
85 miliardi di dollari al mese che - agendo come un sostegno - ha ridato
respiro all'economia reale e al sistema del credito USA: il PIL sta
moderatamente crescendo da diversi mesi, la disoccupazione è scesa
nettamente al disotto dell'8%, le aspettative di consumatori e
imprenditori migliorano (...nella speranza che della ripresa Usa possa
beneficiare anche l'Eurozona).
Vi sono però segnali che preoccupano:
1) la massiccia immissione di liquidità da parte della FED potrebbe "dopare" eccessivamente i mercati finanziari e creare "bolle" simili a quelle di fine anni '90. Un sintomo evidente sarebbe la lievitazione impressionante degli indici azionari (il "Dow Jones Industrial Average" ha toccato il 2 agosto quota 15.658, segnando record assoluti mese su mese, idem il Nasdaq, che ha chiuso la scorsa settimana a 3.869 punti con rialzo del 20% da inizio anno e di 169% dal marzo 2009;
2) esiste il fondato sospetto che le Agenzie di Rating abbiano ripreso vecchie abitudini che erano state tra le principali cause del disastro dei "mutui subprime", quando la commistione di interessi tra quelle Agenzie e le grandi Banche aveva portato le agenzie stesse a *falsare gravemente le valutazioni di affidabilità dei prodotti finanziari* messi in circolazione dalle banche, con danni enormi a carico dei risparmiatori (esempio eclatante: alla vigilia del fallimento, le Agenzie di rating americane davano ancora alla Lehman la "tripla A", indice di massima affidabilità!).
Che il "vizietto" sia ricomparso in questi mesi di semieuforia borsistica americana è ben documentato da una recentissima indagine del New York Times sui comportamenti di Standard and Poor's (SP), una delle tre principali Agenzie di rating al mondo insieme a Moody's e Fitch. Ricordate certamente che durante la crisi finanziaria iniziata nel 2007 SP aveva sistematicamente sovrastimato la qualità e il valore dei prodotti finanziari garantiti dai mutui cosiddetti "subprime", con la conseguenza di far precipitare la situazione oltre che per Lehman anche per un altro colosso, Bear Stearns, di rendere necessario in Europa il salvataggio con fondi pubblici di banche come Dexia e Anglo-Irish, e di destabilizzare altre banche tra le quali la stessa Deutsche Bank... SP sta ora assicurando "rating" molto più generosi - sostiene l'indagine del NYT - ai bonds sottoposti alla sua valutazione dalle Banche... con il risultato di triplicare da inizio 2013 la quota del suo volume d'affari rispetto a Moody's e a Fitch (si sa...si tende a privilegiare sempre chi parla bene di noi...ma il medico troppo ottimista è mai stato utile al paziente malato...?). La pericolosità potenziale di questa strategia va infatti posta in relazione alla irrisolta questione del conflitto di interessi tra Agenzie di rating, che dovrebbero essere assolutamente imparziali e indipendenti, e i loro "clienti" (banche e finanziarie) che invece le condizionano *enormemente* commissionandogli anche ricche consulenze. Il NYT ricorda casi nei quali banche come Goldman Sachs e Citigroup nel 2011 fecero letteralmente saltare i vertici di SP perchè "insoddisfatte dei criteri troppo restrittivi che erano stati adottati per il rating dei loro prodotti finanziari" in conseguenza della crisi (ma non è assai scorretto che il controllato condizioni il controllante...?): ne risultò guarda caso una "ritrovata flessibilità" di SP proprio nel settore dei mutui immobiliari... Il "vizietto" ora pare stia riprendendo piede: finché Nasdaq e Dow Jones volano, può darsi che le conseguenze non si vedano, ma se qualche bolla si sgonfia, il discorso può diventare ben diverso, e non vorrei che l'Eurozona dovesse *una seconda volta subire scosse brutali a causa dei censurabili comportamenti delle Agenzie di rating USA*. L'esigenza di trovare alternative all'attuale sistema è chiaro da tempo: l'Italia ad esempio intende sollevare la questione al prossimo G8 in settembre. Una possibile soluzione sarebbe quella di affidare il rating a Istituzioni intergovernative super-partes anziché a "entita' private" - come sono le tre Agenzie sopramenzionate - nei cui Consigli di Amministrazione siedono persone con interessi diretti nel mondo bancario e finanziario... Un tema caldo, almeno quanto la successione di Bernanke, e che tocca in questo caso direttamente anche l'Europa. Ne sappiamo qualcosa in Italia: il rating attribuito al nostro Paese sembra talvolta più legato a obiettivi speculativi sui nostri titoli di debito pubblico che non ai "fondamentali" della nostra economia reale...
Vi sono però segnali che preoccupano:
1) la massiccia immissione di liquidità da parte della FED potrebbe "dopare" eccessivamente i mercati finanziari e creare "bolle" simili a quelle di fine anni '90. Un sintomo evidente sarebbe la lievitazione impressionante degli indici azionari (il "Dow Jones Industrial Average" ha toccato il 2 agosto quota 15.658, segnando record assoluti mese su mese, idem il Nasdaq, che ha chiuso la scorsa settimana a 3.869 punti con rialzo del 20% da inizio anno e di 169% dal marzo 2009;
2) esiste il fondato sospetto che le Agenzie di Rating abbiano ripreso vecchie abitudini che erano state tra le principali cause del disastro dei "mutui subprime", quando la commistione di interessi tra quelle Agenzie e le grandi Banche aveva portato le agenzie stesse a *falsare gravemente le valutazioni di affidabilità dei prodotti finanziari* messi in circolazione dalle banche, con danni enormi a carico dei risparmiatori (esempio eclatante: alla vigilia del fallimento, le Agenzie di rating americane davano ancora alla Lehman la "tripla A", indice di massima affidabilità!).
Che il "vizietto" sia ricomparso in questi mesi di semieuforia borsistica americana è ben documentato da una recentissima indagine del New York Times sui comportamenti di Standard and Poor's (SP), una delle tre principali Agenzie di rating al mondo insieme a Moody's e Fitch. Ricordate certamente che durante la crisi finanziaria iniziata nel 2007 SP aveva sistematicamente sovrastimato la qualità e il valore dei prodotti finanziari garantiti dai mutui cosiddetti "subprime", con la conseguenza di far precipitare la situazione oltre che per Lehman anche per un altro colosso, Bear Stearns, di rendere necessario in Europa il salvataggio con fondi pubblici di banche come Dexia e Anglo-Irish, e di destabilizzare altre banche tra le quali la stessa Deutsche Bank... SP sta ora assicurando "rating" molto più generosi - sostiene l'indagine del NYT - ai bonds sottoposti alla sua valutazione dalle Banche... con il risultato di triplicare da inizio 2013 la quota del suo volume d'affari rispetto a Moody's e a Fitch (si sa...si tende a privilegiare sempre chi parla bene di noi...ma il medico troppo ottimista è mai stato utile al paziente malato...?). La pericolosità potenziale di questa strategia va infatti posta in relazione alla irrisolta questione del conflitto di interessi tra Agenzie di rating, che dovrebbero essere assolutamente imparziali e indipendenti, e i loro "clienti" (banche e finanziarie) che invece le condizionano *enormemente* commissionandogli anche ricche consulenze. Il NYT ricorda casi nei quali banche come Goldman Sachs e Citigroup nel 2011 fecero letteralmente saltare i vertici di SP perchè "insoddisfatte dei criteri troppo restrittivi che erano stati adottati per il rating dei loro prodotti finanziari" in conseguenza della crisi (ma non è assai scorretto che il controllato condizioni il controllante...?): ne risultò guarda caso una "ritrovata flessibilità" di SP proprio nel settore dei mutui immobiliari... Il "vizietto" ora pare stia riprendendo piede: finché Nasdaq e Dow Jones volano, può darsi che le conseguenze non si vedano, ma se qualche bolla si sgonfia, il discorso può diventare ben diverso, e non vorrei che l'Eurozona dovesse *una seconda volta subire scosse brutali a causa dei censurabili comportamenti delle Agenzie di rating USA*. L'esigenza di trovare alternative all'attuale sistema è chiaro da tempo: l'Italia ad esempio intende sollevare la questione al prossimo G8 in settembre. Una possibile soluzione sarebbe quella di affidare il rating a Istituzioni intergovernative super-partes anziché a "entita' private" - come sono le tre Agenzie sopramenzionate - nei cui Consigli di Amministrazione siedono persone con interessi diretti nel mondo bancario e finanziario... Un tema caldo, almeno quanto la successione di Bernanke, e che tocca in questo caso direttamente anche l'Europa. Ne sappiamo qualcosa in Italia: il rating attribuito al nostro Paese sembra talvolta più legato a obiettivi speculativi sui nostri titoli di debito pubblico che non ai "fondamentali" della nostra economia reale...
Nessun commento:
Posta un commento