Mentre i due marò restano in carcere senza che sia loro garantito il
diritto a un regolare processo, gli indiani con i portafogli gonfi
continuano a scorrazzare in lungo e in largo nel nostro Paese in cerca
di aziende strategiche da comprare a prezzi di saldo.
È il caso
dell’acciaio, che rappresenta nonostante gli alti costi di produzione,
un comparto strategico per un paese manifatturiero, entrato nelle mire
del gruppo indiano JSW Steel guidato da Sajian Jindal. Che ieri ha
incontrato il presidente della Toscana, Enrico Rossi, per parlare della
possibile acquisizione dello stabilimento siderurgico di Piombino. Prima
Jindal aveva incontrato il premier Matteo Renzi in prefettura, sempre a
Firenze. Porte aperte agli indiani dal governo dunque, lo stesso che
non riesce a riportare indietro i suoi militari.
«La speranza per
Piombino si riaccende- ha riferito Rossi dopo l'incontro- grazie
all'impegno e alla disponibilità dell'imprenditore ma anche delle
istituzioni, disposte a fare la loro parte e offrire l’aiuto chiesto,
onorando l’accordo di programma per Piombino firmato ad aprile su cui
solo la Regione ha messo da sola 70 milioni, 60 per l’area a caldo».
Rossi ammette che non mancheranno discussioni: «Siamo solo all'inizio,
il lavoro da fare non mancherà- ha aggiunto- Ma dalla fase di studio
siamo passati a quella dell'impegno». L’altoforno di Piombino era stato
spento perché non più produttivo e finora, nel corso della trattativa
con il commissario liquidatore, di continuare a produrre acciaio a
Piombino gli indiani non avevano parlato.
«E il merito, lasciatemelo
dire, penso che sia anche di istituzioni che si fanno portavoce di
politiche keynesiane, quelle dove lo Stato è un po’ imprenditore»,
chiosa Rossi al termine dell'incontro con i giornalisti, ringraziando il
premier Renzi e il governo per il loro impegno. L'imprenditore indiano,
riferisce il presidente della Toscana, «si è dichiarato disponibile a
studiare l'impiego di parte delle maestranze della ex Lucchini per la
«ripulitur» del sito, come già avevano chiesto i sindacati. Gli ho
proposto di incontrare i lavoratori e, una volta concluso l’accordo,
anche su questo si è dichiarato disponibile». Gli stessi indiani guidati
da Jindal hanno messo gli occhi anche sull’Ilva di Taranto. I suoi
tecnici avranno accesso ai dati di Taranto, con la cosiddetta due
diligence, in vista di una possibile acquisizione. Morale: per gli
affari il governo si mobilita, i marò possono attendere.
Fonte: http://www.iltempo.it/
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