venerdì 13 giugno 2014

Solfrizzi: «Per riportare a casa i marò serve uno scatto di orgoglio»


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«È difficile districarsi in tutto quello che sta succedendo, tra beghe legali diplomatiche e politiche. Il mio auspicio è che l'Italia possa avere finalmente uno scatto di orgoglio, riportando a casa i nostri marò»: Emilio Solfrizzi, popolare attore barese, già protagonista di film della più brillante commedia italiana (tornerà sul grande schermo con una pellicola di Paolo Genovese che sarà girata in Puglia), ha superato la ritrosia che lo caratterizza nel commentare i fatti d'attualità per schierarsi al fianco dei fucilieri del San Marco e delle loro famiglie.

Puglia-Roma-Nuova Delhi. Su questo asse si gioca la partita della libertà dei marò. Che idea si è fatto?
«Ho riscontrato la grande debolezza dell'Italia e degli italiani a livello internazionale, elemento che risalta in pieno osservando la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. È una storia particolarmente dolorosa ed è giusto parlarne continuamente, per tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica sul loro destino. Non parlo mai di questioni politiche o di fatti di cronaca, ma ho negli occhi i luoghi della Puglia nei quali sono vissuti, e vorrei che potessero rivederli al più presto».
 
L'immagine dell'Italia dopo questa querelle?
«Appare come fanalino di coda del mondo e paese dei misteri irrisolti. Basta ricordare quello che è successo negli ultimi anni in casi simili. Penso a tragedie diverse, come il Cermis: l'aereo americano tranciò i cavi di una funivia e morirono non solo italiani, ma anche tedeschi e belgi».
 
I responsabili della strage non furono giudicati da tribunali italiani.
«Con il massimo della pudicizia rammento che nonostante tutte le ambiguità della vicenda, dalla velocità dell'aereo all'altezza a cui volava, le regole a cui dovevano attenersi, gli americani hanno preso senza tentennamenti i loro soldati e li hanno sottoposti a processo negli States, secondo le convenzioni internazionali».
 
Doveva essere la strada maestra per l'Italia nella querelle con l'India?
«Noi abbiamo una voce debole nel contesto globale. E questo fa sì che da oltre due anni i ragazzi siano ancora lì».
 
Girone è di Torre a Mare, frazione di Bari. Latorre di Taranto. Due dei tanti pugliesi e meridionali in divisa. Privati della libertà da ventotto mesi.
«Rivendico la mia ammirazione per la dignità con cui stanno affrontando le i momenti difficili e le incertezze. Non sono un militarista convinto, anzi, ma la loro dignità colpisce molto me e tanti italiani».
 
Il comportamento dei fucilieri è stato irreprensibile.
Sono rimasto stupito dalla fermezza, dalla determinazione e dal tono che hanno usato nel collegamento con la sala Mappamondo della Camera, il 2 giugno scorso. Quel frangente dimostra che è giunto il tempo di fare qualcosa di concreto per portarli a casa».
 
Se potesse collegarsi via Skype con l'ambasciata italiana a Nuova Delhi, cosa direbbe ai due fucilieri?
«Darei loro coraggio e forza. Non sono affatto isolati. Non solo in Puglia, in tantissimi tifano fiduciosi per una soluzione positiva. E non dimentico che ci sono due morti in questa faccenda, e i morti meritano rispetto».
 
Un messaggio alle famiglie?
«Devono tenere viva la speranza. Questo caso non può risolversi che con un rientro a casa dei soldati».
 
Il suo rapporto con il mondo militare? Ha indossato la divisa?
«Ero nelle trasmissioni. Nessun ruolo operativo, con altri compiti avrei potuto combinare solo disastri. Ho fatto il "Car" a Barletta e poi i successivi mesi sono stato trasferito nella Caserma Rossani di Bari: adesso credo sia stata adibita a parcheggio...»
 
«Nella sua filmografia c'è anche "El Alamein. La linea del fuoco" di Enzo Monteleone. Interpretava il Tenente Fiore...»
«Di quell'esperienza mi è rimasta la convinzione che le guerre portano solo morte e distruzione. I soldati italiani abbandonati in Africa hanno incarnato una tragedia nella tragedia».
 
Sabato Il Tempo promuove un corteo a Roma, organizzato anche da Paola Moschetti Latorre, per la libertà dei marò.
«Sono emotivamente con le famiglie e vivo con loro l'ansia di trovare una via d'uscita da questa impasse».

Fonte:  http://www.iltempo.it/

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