Pare davvero sconfortante giungere alla
conclusione che in questo paese non vi può più essere alcun vero
dibattito politico. La normale dialettica democratica non esiste più,
come certamente non esiste più in tutta Europa.
Basta solo pensare che, il
semplice fatto che un paese torni al voto, diventa un motivo per un
catastrofico crollo della borsa, come successo negli ultimi giorni del 2014 in Grecia. Tutto ciò
è completamente inaccettabile. Se i mercati manipolano la democrazia, significa semplicemente che essa non esiste più.
Non è la forza economica che deve determinare le scelte politiche in un
paese, ma tali scelte devono essere frutto della volontà popolare, che
si forma sulla base della maggioranza, secondo l’esercizio del diritto
di voto (diritto che in Italia non si esercita legittimamente dal 2005,
come sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 1/2014). La maggioranza deve avere anche il sacro diritto di sbagliare, non si può commissariare la democrazia.
Oggi, nel nostro paese, non è più possibile nutrire, come democrazia vorrebbe,
il medesimo rispetto o la medesima dignità verso ogni avversario
politico. Si può fare solo ed unicamente un distinguo: da una parte
coloro che voglio smantellare la sovranità nazionale ed i diritti
individuali di ogni cittadino in nome del profitto dei mercati, divenuti
la nuova forma di espressione dei rapporti di forza internazionale,
dall’altra chi, indipendentemente dal colore politico attuale o di un
tempo, legittimamente pretende che solo il popolo sia sovrano in
qualsiasi scelta nazionale nel pieno e totale rispetto della
Costituzione.
Chi appartiene alla prima fazione
non può essere considerato una controparte con cui dialogare. Deve
essere considerato come un soggetto eversivo, deve essere considerato
come colui che sta per cancellare, in un sol colpo, i secoli di lotte e
sangue che hanno portato alla nascita delle moderne democrazie.
Oggi la sfida è tra forze democratiche, di ogni colore e credo
politico, ed una dittatura finanziaria e relativista che cancella
scientemente valori, identità nazionale e diritti umani.
Chi, come me, crede fermamente
nella democrazia e nella forza della legge, come espressione dei valori
fondamentali naturalmente riconosciuti, non può che avere la morte nel
cuore mentre espone simili concetti. Non è piacevole ammettere che una
fazione, un’importante fazione del panorama politico italiano, non ha
più alcuna legittimazione democratica, ma rappresenta esclusivamente un
movimento di carattere eversivo. La maggioranza del PD (dunque fatti i salvi i sempre più numerosi esponenti del partito aspramente critici con la politica ordoliberista), nonché
i partiti che ne appoggiano le politiche non rappresentano
un’espressione del libero pensiero democratico, ma costituiscono una
gravissima minaccia per la Repubblica.
La parte del PD e gli altri
partiti che portano avanti le politiche criminali della Troika sono
divenuti associazioni eversive dell’ordine costituzionale. Come
sempre, anche per non incorrere in conseguenti responsabilità penali,
alla luce della forza dei concetti che espongo, risulta necessario
riepilogare brevemente da dove derivi la totale fondatezza, ed assoluta
insindacabilità, degli stessi (se si hanno adeguate basi scientifiche in
materia economica e giuridica).
Nel nostro paese la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (ex art. 1). Laddove
tale sovranità è strappata a chi la dovrebbe detenere legalmente non
può che parlarsi di atto eversivo, e ciò a prescindere dai metodi
all’uopo usati (un corso sul tema servirebbe, come noto, a Giorgio Napolitano…). Imporre
un vincolo esterno al controllo popolare della sovranità, nello
specifico un vincolo economico e monetario da parte di un ordinamento
straniero qual’è l’UE, è un atto contrario al diritto ed alla
democrazia.
Quando i mercati influenzano
l’andamento della democrazia solo un’opzione è legittima e conforme alla
forma Repubblicana del nostro Stato. Qual’è l’opzione? Banalmente,
cancellare i mercati, estinguerli! Ovviamente parlo di
estinguere questi mercati parassitari che non producono alcunché a
vantaggio dell’economia reale, ma la depredano. Si parla dunque di ripristinare
il modello economico di cui alla nostra Costituzione, ovvero un modello
liberale che tuttavia deve necessariamente anteporre l’interesse
pubblico al profitto del singolo (art. 35 e ss. Cost.). Qualcosa dovrà pur distinguere l’uomo dalle bestie, oppure no?
Chiedere di cedere sovranità è pertanto una manifesta eversione dell’ordinamento democratico di cui si sono macchiati, a vario titolo,
tutti gli esponenti degli ultimi Governi. Soggetti da punire ai sensi
degli art. 241 e ss. c.p., ovvero di quei reati che sanzionano
specificatamente la lesione di quel bene supremo che è la sovranità.
La Costituzione, come noto,
prevede la sola possibilità di “limitare” la sovranità popolare, in
condizioni di reciprocità con le altre nazioni, all’esclusivo fine di
aderire ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia. Tali
limitazioni devono avvenire, come riconfermato dalla Corte
Costituzionale anche con la recentissima sentenza n. 238/2014, nel pieno
rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento (art. 1-12 Cost.) e
dei diritti inviolabili dell’uomo.
Le cessioni di sovranità
monetaria ed economica verificatesi con le ratifiche dei Trattati UE
sono palesemente contrarie, sia ai principi fondamentali della nostra
carta (in primis in quanto appunto cessioni e non già mere limitazioni), che ai diritti inviolabili dell’uomo, che anzi tendono a smantellare progressivamente. Il
mezzo con cui si è realizzato tutto ciò sono i vincoli di bilancio via
via imposti fin dal poco noto “Protocollo 12″ allegato al Trattato di
Maastricht, per poi arrivare oggi al terribile Fiscal Compact. Tali
regole hanno causato e causeranno una crisi economica che costituisce e
costituirà, ogni giorno di più, la leva con cui cooptare le popolazioni
inducendole ad accettare lo smantellamento della democrazia.
Come hanno potuto dei parametri
economici distruggere l’economia reale? Semplicissimo. E’ stato
sufficiente fissare regole che imponessero agli Stati di tassare più di
quanto spendono (a partire dal famoso 3% del rapporto deficit-pil). Uno
Stato che tassa più della moneta che immette nel sistema attraverso la
spesa, sottrae matematicamente risorse alla collettività finendo con il
fermare l’economia reale per carenza di liquidità (come avverrebbe per un corpo a cui è stato tolto troppo sangue). La moneta non cresce nei campi, ma viene creata dal nulla (per lo più telematicamente), dunque
se lo Stato non la immette in misura superiore a quanta ne toglie, ed
in ogni caso in misura adeguata alle proprie necessità di scambio di
beni o servizi dipendenti dalla produzione reale, non c’è via d’uscita
alla recessione. La crescita è azzerata ed il risparmio negato
istituzionalmente, con buona pace del dettato dell’art. 47 Cost. e della
fondazione stessa della Repubblica sul lavoro.
Ovviamente lo scopo recondito di
tutto ciò è che uno Stato inefficiente, perché obbligato a dimagrire a
causa dei tagli necessari a “sostenere” simili suicidi economici,
diventa inviso ai suoi stessi cittadini che a quel punto finiscono
necessariamente per sostenere con passione il suo smantellamento, così
andando esattamente laddove la finanza voleva portarli, ad un mondo dove
l’unico diritto è rappresentato dalla forza economica ed in cui anche
la vita ha un prezzo, spesso piuttosto contenuto. Bello privatizzare vero?
Ecco dunque che chi difende queste
posizioni è solo e semplicemente un nemico della democrazia e della
Repubblica con cui non è possibile rapportarsi. Speriamo che la
Magistratura sappia prendere atto che gli artt. 241 e ss. c.p. vanno
applicati, ed occorre farlo subito.
Non è possibile che sia ancora concesso impunemente il rilascio di dichiarazioni come quella in cui Mario Monti (più volte menzionata su questo sito) ha
definito la crisi, anzi le gravi crisi, come lo strumento di
coercizione più idoneo al fine di obbligare i cittadini ad accettare la
cessione della loro sovranità, senza che vi sia un intervento immediato
delle forze preposte alla difesa della democrazia.
Insomma con tutto il rispetto, il Tanko
era il Tanko, ma questo mi pare un filo peggio… Che combinano le Procure
della Repubblica di questo paese? Ciascuno deve prendersi la propria
responsabilità secondo il ruolo e la posizione occupata nella società, non
si attende la manna dal cielo oppure il consenso, prima di far
rispettare la legge. Falcone e Borsellino dovrebbero aver insegnato
qualcosa a riguardo.
http://scenarieconomici.it/
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