sabato 30 novembre 2013

Caso Lexie: La polizia indiana della Nia presenterà il rapporto d’accusa entro 15 giorni, di Andrea Lenoci


“La polizia indiana della Nia presenterà il rapporto d’accusa contro i maró entro 15 giorni e sulla base di quest’ultimo il giudice indicherà i capi di accusa”. Sono queste le ultime dichiarazioni del Commissario straordinario Staffan De Mistura, al termine della sua settima missione in India.

L’inviato speciale del Governo italiano, che segue sin dall’inizio la vicenda del caso Lexie, conclude con queste affermazioni, la sua ultima missione durata otto giorni, nel corso della quale ha incontrato le Autorità di New Delhi e i due militari italiani.

Audizione in Senato. Soltanto pochi giorni prima di partire, De Mistura partecipò ad un’audizione innanzi alle Commissioni Difesa ed Esteri del Senato, tenutasi il 13 novembre u.s. Le dichiarazioni rese seguono la linea politica da sempre mantenuta. Con maniacale calma diplomatica, il Commissario straordinario parlò di nebulosità nelle indagini indiane, pur non specificando a cosa fossero dovute queste imprecisioni: le notizie corrono in rete ed i vari interpreti fanno proprie tali dichiarazioni. Ci sono coloro che riesumano le ipotesi di differente calibro, apparse su alcuni media italiani, in seguito alla perizia balistica della polizia scientifica indiana e chi invece, ritorna a parlare della corrispondenza fra i proiettili rinvenuti sul peschereccio e le armi assegnate al team del Reggimento San Marco, ma in uso ad altri militari dell’equipaggio.

E palese che le due versioni siano completamente contrastanti tra loro e che sarebbe stata necessaria una specificazione, almeno per evitare che le già frammentate e talvolta celate notizie, si rendano ancora più incomprensibili per l’opinione pubblica. Solo in concomitanza della partenza però l’inviato De Mistura, spiega a cosa fossero dovute le sue dichiarazioni. “La nebulosità di cui ho parlato in Senato non riguarda i calibri di questi proiettili, ma l’appartenenza ai fucili che li hanno sparati”: é chiaro quindi che l’inviato si riferisse alla seconda ipotesi paventata dai media italiani e aggiunse: “Non siamo noi ma la perizia scientifica indiana ad avere indicato le matricole dei fucili che avrebbero sparato i proiettili rinvenuti nei cadaveri dei due pescatori”. Egli tentò inoltre di far passare l’idea che tali circostanze fossero a favore della difesa di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: ciò che invece ci chiediamo, é il perché si sia cambiata la linea diplomatica proprio in occasione del cambio di Governo.
Strategia diplomatica. Perché il Governo Monti, seppur con molte difficoltà e numerosi errori sulle scelte intraprese sin dai primi minuti, ha sempre sottolineato la giurisdizione esclusiva dell’Italia sul caso Lexie, mentre il nuovo Governo Letta e i suoi interpreti, non fanno altro che giustificare i tempi e rimandare alla speranza che il processo si concluda nel minor tempo possibile? Ed è alla luce di questa posizione che, il Commissario straordinario aggiunse prima della partenza:
“Non vorrei che la Nia scegliesse di formulare comunque capi di accusa durissimi nei confronti dei due marò, magari presupponendo un’utilizzazione da parte loro di armi assegnate invece ad altri fucilieri di Marina che erano sulla Enrica Lexie. Questo viaggio servirà a esaminare lo scenario possibile al momento della formalizzazione dell’accusa, ad aggiustare il tiro della difesa anche per un eventuale contrattacco, e a preparare più in generale la nostra strategia processuale.”
Possibile che non si riesce a capire che dobbiamo essere rispettati come Nazione, che pretendiamo di giudicare i nostri marò, così come stabilito dalle norme internazionali consuetudinarie e pattizie? Non vogliamo solo indietro i nostri militari, ma vogliamo che ciò avvenga nel pieno rispetto del Diritto Internazionale. E cosa succederà se la difesa fosse quella che la morte dei due pescatori indiani fosse avvenuta per mano di altri due militari?

É lo stesso ministro degli Esteri Emma Bonino a far sue le medesime dichiarazioni di De Mistura. In seguito alla testimonianza in videoconferenza degli altri quattro componenti del Nucleo di Protezione Militare, fu proprio il Ministro a dichiarare: “Adesso la procura di Delhi deve chiudere il fascicolo delle indagini, arrivare al capo d’imputazione e poi si apre il processo”.
Ma come di consueto, dopo dichiarazioni concludenti volte all’accettazione del processo in India, susseguono speranze di risoluzione in tempi brevi, speranze che sono state divulgate fin dal Maggio del 2012. Ed invece, sono passati 22 mesi.

La posizione indiana. Dal canto suo, la Nia ha fatto sapere di essere già impegnata a consultare esperti giuridici per la formulazione dei capi di accusa, in un rapporto che a suo avviso sarà “a tenuta stagna”, rispondendo invece con canonici “no comment” alle domande sui tempi di definizione delle indagini.

É il Ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid a riferire il 21 Novembre 2013, a conclusione dell’incontro con Staffan De Mistura, che “La polizia sta preparando il fascicolo con i capi di imputazione e subito dopo potrà iniziare il processo, che come stabilito dalla Corte Suprema si svolgerà con cadenza quotidiana”.
Insomma, nonostante la giurisdizione esclusiva italiana, ormai si è deciso che debba essere l’India a giudicare: ma di tutto questo ormai, non se ne parla più! Nessuno spiega perché non facciamo valere i nostri diritti, perché non tentiamo di coinvolgere le Organizzazioni internazionali che hanno voluto la lotta alla pirateria marittima! Si tende ormai, a fornire speranze di risoluzione in tempi brevi, ma non ci stancheremo mai di dire che, aldilà di come possa andare il processo, noi vogliamo che lo Stato italiano faccia valere i propri diritti e, soprattutto, i diritti di coloro che da sempre difendono la Sua bandiera.

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