L’inviato speciale del Governo italiano,
che segue sin dall’inizio la vicenda del caso Lexie, conclude con
queste affermazioni, la sua ultima missione durata otto giorni, nel
corso della quale ha incontrato le Autorità di New Delhi e i due
militari italiani.
Audizione in Senato.
Soltanto pochi giorni prima di partire, De Mistura partecipò ad
un’audizione innanzi alle Commissioni Difesa ed Esteri del Senato,
tenutasi il 13 novembre u.s. Le dichiarazioni rese seguono la linea
politica da sempre mantenuta. Con maniacale calma diplomatica, il
Commissario straordinario parlò di nebulosità nelle indagini indiane,
pur non specificando a cosa fossero dovute queste imprecisioni: le
notizie corrono in rete ed i vari interpreti fanno proprie tali
dichiarazioni. Ci sono coloro che riesumano le ipotesi di differente
calibro, apparse su alcuni media italiani, in seguito alla perizia
balistica della polizia scientifica indiana e chi invece, ritorna a
parlare della corrispondenza fra i proiettili rinvenuti sul peschereccio
e le armi assegnate al team del Reggimento San Marco, ma in uso ad
altri militari dell’equipaggio.
E palese che le due versioni siano
completamente contrastanti tra loro e che sarebbe stata necessaria una
specificazione, almeno per evitare che le già frammentate e talvolta
celate notizie, si rendano ancora più incomprensibili per l’opinione
pubblica. Solo in concomitanza della partenza però l’inviato De Mistura,
spiega a cosa fossero dovute le sue dichiarazioni. “La nebulosità di
cui ho parlato in Senato non riguarda i calibri di questi proiettili,
ma l’appartenenza ai fucili che li hanno sparati”: é chiaro quindi che l’inviato si riferisse alla seconda ipotesi paventata dai media italiani e aggiunse: “Non
siamo noi ma la perizia scientifica indiana ad avere indicato le
matricole dei fucili che avrebbero sparato i proiettili rinvenuti nei
cadaveri dei due pescatori”. Egli tentò inoltre di far passare
l’idea che tali circostanze fossero a favore della difesa di
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: ciò che invece ci chiediamo, é
il perché si sia cambiata la linea diplomatica proprio in occasione del
cambio di Governo.
Strategia diplomatica.
Perché il Governo Monti, seppur con molte difficoltà e numerosi errori
sulle scelte intraprese sin dai primi minuti, ha sempre sottolineato la
giurisdizione esclusiva dell’Italia sul caso Lexie, mentre il nuovo
Governo Letta e i suoi interpreti, non fanno altro che giustificare i
tempi e rimandare alla speranza che il processo si concluda nel minor
tempo possibile? Ed è alla luce di questa posizione che, il Commissario
straordinario aggiunse prima della partenza:
“Non vorrei che la Nia scegliesse di formulare comunque capi di accusa durissimi nei confronti dei due marò, magari presupponendo un’utilizzazione da parte loro di armi assegnate invece ad altri fucilieri di Marina che erano sulla Enrica Lexie. Questo viaggio servirà a esaminare lo scenario possibile al momento della formalizzazione dell’accusa, ad aggiustare il tiro della difesa anche per un eventuale contrattacco, e a preparare più in generale la nostra strategia processuale.”
Possibile che non si riesce a capire che
dobbiamo essere rispettati come Nazione, che pretendiamo di giudicare i
nostri marò, così come stabilito dalle norme internazionali consuetudinarie e pattizie?
Non vogliamo solo indietro i nostri militari, ma vogliamo che ciò
avvenga nel pieno rispetto del Diritto Internazionale. E cosa succederà
se la difesa fosse quella che la morte dei due pescatori indiani fosse
avvenuta per mano di altri due militari?
É lo stesso ministro degli Esteri Emma
Bonino a far sue le medesime dichiarazioni di De Mistura. In seguito
alla testimonianza in videoconferenza degli altri quattro componenti del
Nucleo di Protezione Militare, fu proprio il Ministro a dichiarare:
“Adesso la procura di Delhi deve chiudere il fascicolo delle indagini,
arrivare al capo d’imputazione e poi si apre il processo”.
Ma come di consueto, dopo dichiarazioni
concludenti volte all’accettazione del processo in India, susseguono
speranze di risoluzione in tempi brevi, speranze che sono state
divulgate fin dal Maggio del 2012. Ed invece, sono passati 22 mesi.
La posizione indiana. Dal
canto suo, la Nia ha fatto sapere di essere già impegnata a consultare
esperti giuridici per la formulazione dei capi di accusa, in un rapporto
che a suo avviso sarà “a tenuta stagna”, rispondendo invece con
canonici “no comment” alle domande sui tempi di definizione delle
indagini.
É il Ministro degli Esteri indiano
Salman Khurshid a riferire il 21 Novembre 2013, a conclusione
dell’incontro con Staffan De Mistura, che “La polizia sta preparando
il fascicolo con i capi di imputazione e subito dopo potrà iniziare il
processo, che come stabilito dalla Corte Suprema si svolgerà con cadenza
quotidiana”.
Insomma, nonostante la giurisdizione
esclusiva italiana, ormai si è deciso che debba essere l’India a
giudicare: ma di tutto questo ormai, non se ne parla più! Nessuno spiega
perché non facciamo valere i nostri diritti, perché non tentiamo di
coinvolgere le Organizzazioni internazionali che hanno voluto la lotta
alla pirateria marittima! Si tende ormai, a fornire speranze di
risoluzione in tempi brevi, ma
non ci stancheremo mai di dire che, aldilà di come possa andare il
processo, noi vogliamo che lo Stato italiano faccia valere i propri
diritti e, soprattutto, i diritti di coloro che da sempre difendono la
Sua bandiera.
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