Dopo dieci giorni di isolamento, la ragazza è stata dimessa dal centro di Msf a Guéckédou. Ma in Guinea continua l’emergenza: oltre cento morti e decine di nuovi casi sospetti. L’appello dell’organizzazione umanitaria: servono aiuti
Dopo 10 giorni di isolamento nel centro di Medici Senza Frontiere a Guéckédou, nel sud-est della Guinea, Rose ha finalmente riabbracciato i suoi cari. Diciotto anni compiuti, Rose è la prima paziente alla quale è stato permesso di lasciare il centro. Era ricoverata lì dopo che il mese scorso le avevano diagnosticato l’ebola. «Ora è guarita, non rappresenta un rischio per nessuno», ha esultato l’infermiera mentre la abbracciava con forza.
Da gennaio l’ebola ha ucciso in Guinea più di cento persone. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, lo sforzo per contenere l’epidemia potrebbe «richiedere ancora mesi». Il virus è associato a un alto tasso di mortalità e non esistono cure specifiche né vaccini, ma le possibilità di sopravvivenza aumentano se i pazienti ricevono subito assistenza contro disidratazione e infezioni secondarie.
«Medici Senza Frontiere è scesa in campo fin dai primi giorni dell’emergenza, inviando in Guinea oltre 60 operatori internazionali e 40 tonnellate di materiale sanitario – ha riferito Gabriele Eminente, direttore generale di Msf – Stiamo ottenendo importanti risultati, ma l’emergenza continua e servono risorse. Per questo lanciamo un appello ai nostri sostenitori e a tutti i cittadini, perché ci aiutino a fermare l’epidemia».
In due settimane Msf ha avviato progetti in diverse località della Guinea per fornire trattamenti di supporto ai malati e fermare il contagio. A Conakry ha ampliato il centro medico da 10 a 30 posti letto e ha inviato le proprie équipe presso le comunità locali per individuare i contatti dei pazienti affetti e tracciare la diffusione del virus. A Guéckédou è stata realizzata un’unità di isolamento che ha portato alle prime guarigioni.
Dopo i casi di ebola riscontrati nella vicina Liberia, Msf ha inviato anche lì forniture mediche, materiali e specialisti in grado di formare il personale sanitario locale. Non sono mancati gli incidenti. A Macenta, per esempio, gli operatori umanitari sono stati allontanati con sassi e insulti: la popolazione li accusava di essere responsabili del contagio.
In ogni caso negli ultimi giorni i primi pazienti che hanno sconfitto l’ebola sono stati dimessi dai centri di Medici Senza Frontiere. Ciononostante, l’emergenza continua. Il virus ha già ucciso 101 persone in Guinea e 10 in Liberia. Secondo l’Oms, inoltre, 157 casi sospetti sarebbero stati registrati in tutta la Guinea e di questi 20 nella capitale Conakry. Per fermare l’epidemia, Medici Senza Frontiere ha lanciato una raccolta fondi tramite il proprio Fondo Emergenze, chiedendo l’aiuto di tutti.
Fonte: http://www.lastampa.it/
Nessun commento:
Posta un commento