Una decina d’anni fa, potevi scommettere sulla tua piccola attività e
costruire attorno ad essa il tuo domani. Potevi perfino pensare di
acquistare casa e di metter su famiglia. Tutto questo, poteva
rappresentare un investimento sul futuro ed una possibilità concreta,
seppur non priva di rischi. Oggi invece, appare quasi un sogno
irrealizzabile. Quanti artigiani, piccoli imprenditori, ma anche
professionisti che con i loro servizi generavano reddito in questo
strano paese, sono oggi crollati sotto il peso di quel mostro che
chiamiamo “crisi”?
Questo mostro si manifesta come una ghigliottina
calata dall’alto. Ti taglia la testa, senza possibilità di replica.
Cancellando il tuo ruolo nella società e riducendoti “ombra di te
stesso”. Senza darti neppure il tempo di domandarti il perchè. Ad un
certo punto ti ritrovi isolato. Senza potere d’acquisto e senza dignità.
Perchè il denaro è diventato il metro di valutazione per stabilire se
tu sia una persona che vale qualcosa o non vale niente.
Molte persone,
specialmente imprenditori o piccoli artigiani, hanno deciso di farla
finita anche prima che il mostro gli desse il colpo di grazia. Lasciando
famiglie intere nel lutto e nel disastro economico totale. In questa
grottesca situazione, emerge dunque l’aspetto puramente materiale, per
cui ti ritrovi a dover ridimensionare i tuoi investimenti, i progetti,
la possibilità di sviluppare l’attività e di generare e offrire lavoro.
Arrivi ad un punto tale che quello che guadagni, non basta più neppure
per pagare le spese.
Poi c’è l’aspetto umano. Quando sei costretto a
guardarti allo specchio e fare i conti con te stesso. Ma, soprattutto,
quando devi guardare negli occhi i tuoi figli. Sempre che sia stato
coraggioso e abbia avuto l’ardire di metterne al mondo. Perchè anche
diventare genitori, oggi, è diventato un lusso che non tutti possono
permettersi. Ma perchè accade ciò? Perchè il lavoro autonomo in
particolare, da grande orgoglio dell’economia italiana, è diventato oggi
un incubo da cui non si riesce più a svegliarsi? Mi capita spesso di
discutere con persone che parlano di risparmio, parsimonia, sobrietà.
Tutte cose verissime e sacrosante. Che certamente impongono una
riflessione su ciò che siamo stati e ciò che siamo diventati. Si dice
che noi Italiani abbiamo sperperato. Che abbiamo vissuto al di sopra
delle nostre possibilità. E che questa situazione, in qualche modo, ce
la meritiamo pure.
In tutto questo c’è di sicuro, un fondo di verità. Ma
fino ad un certo punto. Non dimentichiamoci che l’Italia è notoriamente
uno dei paesi dove si è sempre risparmiato di più. Un dato che si sta
abbassando pericolosamente proprio a causa della crisi, con il crollo
del reddito familiare. Tutti coloro che avevano risparmiato in passato,
accumulando un po’ di liquidità per i tempi di “vacche magre”, si
ritrovano oggi con le tasche vuote. Ma soprattutto, con i conti in
rosso. Perchè quei risparmi non possono bastare neppure a coprire i
debiti accumulati. Per non parlare dei tantissimi che non hanno fatto
appello a risorse proprie. Bensì a quelle dei cari vecchi genitori in
pensione. Genitori che magari, per dare una mano ai figli, si son dovuti
vendere perfino la casa. Il problema vero oggi, non è più saper
risparmiare.
Nel caso delle piccole medie imprese e ancor più della
libera professione, il vero problema, è far quadrare le entrate e le
uscite. Perchè, non solo non c’è più nulla che ti avanza da mettere da
parte, ma non c’è più neppure il tanto, per mantenere un’attività. Cosa
che in questo paese sembra diventata impossibile a causa della pressione
fiscale. Un lavoratore dipendente, versa allo stato oltre il 40% di ciò
che guadagna, inclusi i contributi previdenziali. E siamo già su
livelli decisamente alti, rispetto alla media europea che si attesta sul
34% secondo i dati Eurostat. Tanto più che le percentuali dovrebbero
aumentare di alcuni punti già nel 2013.
Il lavoratore autonomo
(specialmente i poveretti che devono far i conti con la gestione
separata INPS) è il più tartassato in assoluto, precedendo nel suo
triste primato anche l’imprenditore. La distanza non è molta, ma incide
parecchio sulla vita di chi è ormai costretto a “vivere per lavorare”,
pagando un prezzo altissimo solo per mantenere l’attività. Ci sono poi
le curiose proiezioni degli “Studi di Settore”, che con la crisi e il
tracollo di un’intera economia con tutto il suo indotto, si sono ridotti
a mero strumento per far “cassa”. Al punto tale che se nel 2012 avevi
dichiarato 100 e disgraziatamente nel 2013 dichiari 50 per ovvi motivi,
paghi ancora più tasse. Insomma, subisci una sorta di punizione doppia,
per cui se gli affari ti sono andati male, lo Stato non ci crede e ti
tocca adeguarti agli “standard”.
Ci sono poi gli imprevisti che il
fisco, ovviamente, non prevede. Fatture insolute e fatture emesse ma non
incassate, Tirando le somme, c’è comunque da domandarsi come si possa
essere arrivati a questo punto. Io credo si sia perso totalmente il
senso della realtà e ci si continui a crogiolare in un sistema che non
funziona. Credo sia tutto sbagliato. Non sono un economista, ma da
lavoratore autonomo, posso affermare con certezza che i conti non
tornano. Perchè quando lavori più ore e parliamo di 12/14 ore al giorno e
hai più debiti del giorno prima , significa che c’è qualcosa che non
va. Se non ci sarà una immediata soluzione a tale disperazione, credo
proprio che si aprirà una nuova stagione, in questo paese vessato. La
stagione amara del caos totale. La guerra del tutti contro tutti.
Fonte: http://redazionepoliticaitaliana.wordpress.com/
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