Il commissario straordinario: i fucilieri non andranno al processo. In
campo un’iniziativa internazionale che dovrebbe produrre effetti nel
giro di un mese
Il no è secco. L’Italia non riconosce la giurisdizione indiana sul
caso dei marò, e per questo rifiuterà il processo e non presenterà i
suoi fucilieri in tribunale. L’inviato speciale del governo per la
questione dei due fucilieri, Staffan De Mistura, appena rientrato
dall’ennesima missione a New Delhi, ha aggiornato il parlamento sulle
iniziative italiane per uscire da una vicenda che si trascina da oltre
due anni. E che verrà sollevata anche con il presidente statunitense
Barack Obama in arrivo a Roma.
È in campo «un’iniziativa internazionale che dovrebbe produrre i propri effetti in termini concreti nel giro di un mese», ha inoltre annunciato il diplomatico alle Commissioni congiunte di Esteri e Difesa, senza scendere nei dettagli per «evitare che le controparti abbiano elementi eccessivi per poter fare contromosse». Ma come annunciato la settimana scorsa dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, e dopo l’incontro infruttuoso di ieri all’Aja con il collega indiano Salman Khurshid, la carta che l’Italia ha deciso di mettere in campo è l’arbitrato internazionale. Una strada che, ha spiegato oggi De Mistura, «può avere tempi lunghi ma è un elemento di forte di pressione» nei confronti dell’India.
Nessun «processino» in India dunque - come lo chiama ancora il diplomatico - perché il caso è sempre più «politico», con le elezioni indiane che si avvicinano e che non aiutano a distendere il clima. Bisogna invece continuare con «l’internazionalizzazione della vicenda», con i presidenti di Commissione che hanno chiesto al premier Matteo Renzi di «sollevare il caso» anche con Obama da stasera a Roma. «Sono certo» che sarà fatto, ha commentato l’inviato speciale, spiegando che «gli americani sono molto consapevoli di quanto la questione sia importante per noi e hanno avuto anche loro momenti difficili» in India.
A New Delhi si attende la nuova udienza della Corte Suprema, venerdì 28 marzo, che dovrà decidere sul ricorso presentato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro il fatto che sia la polizia antiterrorismo Nia a condurre le indagini sulla morte di due pescatori indiani, il 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala. «Qualunque cosa accadrà il 28 marzo, noi al processo non andremo. La posizione italiana è fermissima: niente processo», ha ribadito De Mistura.
In sostanza, se e quando sarà avviato il processo vero e proprio nei confronti dei maro’, i due fucilieri (che De Mistura descrive come «confortati» dalla fermezza del governo italiano) non si presenteranno in tribunale, «con tutte le conseguenze che può comportare un nostro rifiuto». Tenerli nell’ambasciata italiana a Delhi - dove ora risiedono - aiuterebbe a internazionalizzare la vicenda, «come sarebbe accaduto se non fossero scesi dalla nave» Enrica Lexie (sulla quale i marò operavano in servizio antipirateria) due anni fa nel porto di Kochi.
Per Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia, è stata quest’ultima «un’allusione grave all’operato dell’ex ministro Giulio Terzi». «Le affermazioni diffuse in una nota dall’onorevole Cirielli sono frutto di un equivoco - ha poi precisato De Mistura - Ne ho informato lo stesso Cirielli che ne ha preso correttamente atto». Ma per la Lega, «il governo italiano non riesce ad uscirne fuori. Cosa che evidenzia una volta di più come la credibilità del nostro Paese agli occhi del mondo sia ormai bassissima», ha dichiarato Marco Marcolin, capogruppo del Carroccio in commissione Difesa.
Fonte: http://www.lastampa.it/
È in campo «un’iniziativa internazionale che dovrebbe produrre i propri effetti in termini concreti nel giro di un mese», ha inoltre annunciato il diplomatico alle Commissioni congiunte di Esteri e Difesa, senza scendere nei dettagli per «evitare che le controparti abbiano elementi eccessivi per poter fare contromosse». Ma come annunciato la settimana scorsa dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, e dopo l’incontro infruttuoso di ieri all’Aja con il collega indiano Salman Khurshid, la carta che l’Italia ha deciso di mettere in campo è l’arbitrato internazionale. Una strada che, ha spiegato oggi De Mistura, «può avere tempi lunghi ma è un elemento di forte di pressione» nei confronti dell’India.
Nessun «processino» in India dunque - come lo chiama ancora il diplomatico - perché il caso è sempre più «politico», con le elezioni indiane che si avvicinano e che non aiutano a distendere il clima. Bisogna invece continuare con «l’internazionalizzazione della vicenda», con i presidenti di Commissione che hanno chiesto al premier Matteo Renzi di «sollevare il caso» anche con Obama da stasera a Roma. «Sono certo» che sarà fatto, ha commentato l’inviato speciale, spiegando che «gli americani sono molto consapevoli di quanto la questione sia importante per noi e hanno avuto anche loro momenti difficili» in India.
A New Delhi si attende la nuova udienza della Corte Suprema, venerdì 28 marzo, che dovrà decidere sul ricorso presentato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro il fatto che sia la polizia antiterrorismo Nia a condurre le indagini sulla morte di due pescatori indiani, il 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala. «Qualunque cosa accadrà il 28 marzo, noi al processo non andremo. La posizione italiana è fermissima: niente processo», ha ribadito De Mistura.
In sostanza, se e quando sarà avviato il processo vero e proprio nei confronti dei maro’, i due fucilieri (che De Mistura descrive come «confortati» dalla fermezza del governo italiano) non si presenteranno in tribunale, «con tutte le conseguenze che può comportare un nostro rifiuto». Tenerli nell’ambasciata italiana a Delhi - dove ora risiedono - aiuterebbe a internazionalizzare la vicenda, «come sarebbe accaduto se non fossero scesi dalla nave» Enrica Lexie (sulla quale i marò operavano in servizio antipirateria) due anni fa nel porto di Kochi.
Per Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia, è stata quest’ultima «un’allusione grave all’operato dell’ex ministro Giulio Terzi». «Le affermazioni diffuse in una nota dall’onorevole Cirielli sono frutto di un equivoco - ha poi precisato De Mistura - Ne ho informato lo stesso Cirielli che ne ha preso correttamente atto». Ma per la Lega, «il governo italiano non riesce ad uscirne fuori. Cosa che evidenzia una volta di più come la credibilità del nostro Paese agli occhi del mondo sia ormai bassissima», ha dichiarato Marco Marcolin, capogruppo del Carroccio in commissione Difesa.
Fonte: http://www.lastampa.it/
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