Soprattutto
è il risultato dell'annuncio che l'Italia intende attivare un arbitrato
obbligatorio davanti
all'Onu sul conflitto di giurisdizione, iniziativa che per un anno è
rimasta inspiegabilmente chiusa nei
cassetti del governo». Così commenta la decisione della Corte suprema indiana
l'ex ministro degli Esteri, Giulio
Terzi , che di battagliare per una soluzione che ci ridia
dignità nazionale, che restituisca l'onore ai nostri militari, non ha smesso
mai, anche fuori dal governo, anche ingiustamente ignorato e denigrato.
Seguo
la vicenda dei marò dall'inizio, ho scritto tanti di quegli articoli che a
pensarci mi viene
la rabbia, e all'inizio Terzi l'ho anche attaccato. Ma sbagliavo,costruiva una
strategia che
era l'unica possibile e che gli hanno impedito di portare a buon fine. Terzi è
un servitore dello
Stato di intelligenza e di schiena dritta come raramente ne ho conosciuti, è
l'anti de Mistura di questa brutta storia. Latorree Girone li aveva riportati
in Italia, e in Italia intendeva tenerli.
Ora
non sarà facile, l'India in campagna
elettorale per ora ha solo preso tempo. Con
la defenestrazione della Nia Matteo Renzi e il suo governo incassano una prima
vittoria nel
contenzioso, ed è bastato poco. Complimenti: è un bene che il presidente del
Consiglio mantenga
freddezza e mandi a dire che non è finita così, che i nostri marò devono
tornare a casa
e nessun processo in India sarà consentito. Una buona notizia è una buona
notizia, pazienza se arriva con un anno di ritardo, due governi Monti e Letta ferocemente contrari, un ministro
degli Esteri che si è dovuto dimettere pubblicamente per rispetto allo Stato,
ma si è preso
gli insulti, e il successivo Emma Bonino schierata con feluche e affaristi
nell'arroganza di
non voler avere niente a che fare coni due marò italiani, giudicati colpevoli
contro ogni garantismo e legislazione internazionale.
Aggiungo
per dovere di scomoda cronaca un presidente della Repubblica eccezionalmente distratto,
disinteressato, quasi non fosse il comandante delle Forze Armate. E
dunque, finalmente un po' di resistenza nazionale si è sentita. Finalmente
un ricorso contro le procedure illegali della Nia gliel'hanno lasciato fare a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i
zelanti incaricati italiani, quell'inviato speciale Staffan de Mistura che per
due anni ha consentito senza mai cambiare espressione del volto che gli indiani
ci torturassero e insultassero.
Quel
de Mistura che voleva il processo in India, che si è perfino seduto in
tribunale accanto all'avvocato italiano, quel de Mistura che ha permesso che la
Nia, l'agenzia indiana and terrorismo, interrogasse a Roma i testimoni presenti
sulla petroliera Lexie. Quando va a casa
de Mistura? Si è mai visto un negoziatore buono per tutte le tesi, i governi,
le stagioni, buono
anche quando si cambia completamente metodo e si definisce il precedente,
ovvero quello
scelto e ostinatamente perseguito da de Mistura, sbagliato e contrario agli
interessi
nazionali?
Ci è chiaro che è bastato fare «bù!» dopo due anni di grande paura perché la
Corte suprema indiana cambiasse sistema smentendo sé stessa e il governo?
Renzi
dice che non è sufficiente, che devono tornare a casa Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone. Molto bene,
cerchiamo di capire come, il governo ammetta quale marchiano errore è
stato commesso un anno fa rimandando i
marò in India, riabiliti con il dovuto risarcimento morale Terzi, segua
esattamente le procedure che l'allora ministro degli Esteri aveva avviato un
anno fa, tra Tribunale del mare e Consiglio di sicurezza Onu. De Mistura subito
a casa. Certo, c'è ancora Lapo Pistelli agli Esteri, oggi parla di
internazionalizzazione, qualche mese fa sproloquiava di processo condiviso. E a
Palazzo Chigi campeggia Sandro Gozi, presidente di Italia-India, che sulla
morte dei poveri pescatori indiani ci ha afflitto a lungo. Accontentiamoci che
venga allontanato, e con ignominia, Staffan de Misura, visto che è evidente che
la dignità di dimettersi e scusarsi è sentimento che non lo sfiora.
Che
fare per andare oltre il primo punto a favore? Cito ancora Terzi: «Si è visto
che la strategia corretta è questa, bisogna accendere tutti i
riflettori della comunità internazionale e far vedere che l'Italia vuole
difendere i suoi diritti con tutti i mezzi dati dall'ordinamento
internazionale.
Perchè
l'Italia deve essere così timida nell'adire il Consiglio di sicurezza su una
questione che riguarda un principio fondamentale, quello della libertà di navigazione
in alto mare?".
di
MARIA GIOVANNA MAGLIE
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