venerdì 19 dicembre 2014

Girone, famiglia distrutta «Adesso temiamo per lui»



La moglie Vania non parla, il cugino Donato e gli amici sopraffatti dalla paura «Salvatore è triste, deluso. Senza Massimiliano ancora più dura restare in India»

Un cielo grigio e un tricolore che sventola solitario a pochi passi dalla statua del pescatore a Torre a Mare ben descrivono gli animi dei famigliari di Salvatore Girone: è cocente la delusione per la sentenza della Suprema Corte indiana che ha ratificato il non accoglimento della richiesta di ritornare in Italia per le festività natalizie formulata dai legali del fuciliere barese. La moglie di Salvo e il papà Michele hanno scelto ancora una volta di vivere con la massima discrezione la delusione legata alle notizie che giungono da Nuova Delhi. «Mi dispiace», scrive via sms Vania Girone, quasi scusandosi nel declinare la richiesta di un commento su un evento che segnerà inevitabilmente il Natale famigliare, il terzo di fila rovinato da questa interminabile vertenza.

Il giorno dell’arresto
L’amarezza della famiglia si materializza nelle parole di Donato Desiderato, cugino di Salvatore: «Speravamo di vedere riunita la famiglia per queste feste – racconta al Corriere del Mezzogiorno – e questa decisione dei magistrati indiani ci ha lasciati davvero di sasso. Non sappiamo come affrontare questo nuovo rinvio dei giudici. Sembra non esserci mai la luce in fondo al tunnel». Nell’opporsi alle richieste degli avvocati dei marò, i magistrati della Corte Suprema hanno addirittura ribadito che non sono concluse nemmeno le indagini sulla morte dei pescatori. I contatti tra Bari e l’India sono però frequenti, anche grazie alle nuove tecnologie: «Ci siamo sentiti nei giorni scorsi. Quando non sono a lavoro, provo a contattare Salvo, via Skype o telefono. Non sapevamo che avesse chiesto un permesso per tornare in patria». Le conversazioni, del resto, sono sempre volte a tenere su il morale del fuciliere, attraverso sorrisi e battute che provano ad esorcizzare la lacerante distanza che lo tiene lontano dalla famiglia e dai due amatissimi figli. «Non parliamo mai di questioni giudiziarie», aggiunge Donato. Poi c’è anche la separazione da Massimiliano a complicare il quadro generale: «Salvatore è senza dubbio triste e deluso. E non c’è nemmeno Max al suo fianco a Nuova Delhi, particolare che complica tutto. Ricevere brutte notizie da soli, in un paese straniero, non deve essere stato davvero facile».
I vicini di casa del residence dove vive la famiglia e gli amici di Salvatore partecipano con delicatezza al sentimento di dolore della signora Vania. «Speriamo che ce lo riportino presto», taglia corto Giacomo, avvocato ed ex ufficiale della Guardia di Finanza, davanti al bar Miramare, dal cui corner passa tutta la vita del piccolo borgo marinaro. Altri avventori, invece, se la prendono con il governo («tante parole, e pochi fatti. Salvatore e Massimiliano sono in questa palude da ormai tre anni»). «Una storia senza fine»: Dino Miccoli, parrucchiere di Torre a Mare nel cui negozio ha lavorato Salvatore prima di entrare in Marina, ha meno remore di tutti nell’individuare un colpevole della situazione di stallo in cui si trovano i due fucilieri. «Tutto è iniziato con il governo guidato da Mario Monti. 
Paghiamo gli errori commessi nel febbraio 2012 – spiega Miccoli – e tutti gli esponenti dell’esecutivo che hanno seguito questa querelle nei mesi successivi non sono riusciti a sbloccare l’impasse». Per il parrucchiere ci sarebbe voluto un intervento forte, plateale: «Se ci fosse stato a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi – sentenzia - le cose avrebbero preso ben altra piega. Magari sarebbe andato direttamente in India per riportare in patria i nostri ragazzi o avrebbe con franchezza fatto pressioni sul premier indiano. Insomma non avrebbe fatto collezionare all’Italia tutte queste brutte figure a livello internazionale». L’ultimo pensiero è per la signora Vania: «L’ho incontrata pochi giorni fa. Era in auto con i bambini e ci siamo salutati. E’ una donna forte e dignitosa nell’affrontare un colpo così duro che avrebbe potuto piegare chiunque. In ogni caso la speranza è l’ultima a morire e spero, ancora una volta, che i prossimi giorni siano quelli propizi per una positiva risoluzione della contesa con l’India».
 Fonte: http://bari.corriere.it/

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