Il silenzio di una notte senza fine avvolge,
forse più del consueto, l’odissea infinita dei 2 fucilieri di Marina,
dopo l’avvio dell’ Arbitrato internazionale presso il Tribunale di
Amburgo. Nessuna comunicazione, ma solo alcune indiscrezioni sono
filtrate dalle brume amburghesi in merito alla vicenda dei 2 FCM Latorre
e Girone, alla contrapposizione fra Italia e India, a chi spetta la
giurisdizione processuale per giudicare il sinistro occorso ormai tre
anni e mezzo fa nelle acque internazionali, di fronte alle coste del
Kerala. Dopo una prima riunione estiva, quell’Alto consesso delle
Nazioni Unite, il Tribunale del Mare ITLOS, il cui scopo risiede proprio
nel dirimere questioni e contenziosi marittimi internazionali, tace.
In
quell’occasione, nel richiedere ulteriori documenti ed
approfondimenti sull’intricata vicenda, da presentarsi il 28 settembre
u.s., cioè oltre un mese fa, aveva anche determinato correttamente ‘’di
sospendere ogni azione giudiziaria e iniziativa unilaterale, indiana o
italiana, che aggravino ulteriormente la disputa e la situazione in
atto’’. Un verdetto iniziale tutto sommato favorevole
all’Italia, tenuto conto che fino allora soltanto l’India aveva avviato
un processo estenuante e senza fine: un processo senza specifici capi
d’accusa, ancora nel limbo dopo oltre tre anni.
L’Italia, invece, non ha
mai avviato alcun procedimento nei loro confronti, neppure quando, nel
marzo 2013 avrebbe dovuto farlo, visto che i 2 FCM si trovavano nel
suolo patrio, ancorché per un fantomatico permesso Pasquale: in tale
occasione non solo non si è mosso dito per capire i fatti, ma ci siamo
coperti di vergogna rimandandoli in India, contro il dettato
Costituzionale che vieta l’estradizione di cittadini italiani in paesi,
come l’India, ove vige la pena di morte! In altre parole il verdetto di
Amburgo non poteva essere diverso, anche se gli ultra-ottimisti
auspicavano l’adozione di quelle misure collaterali, motivate solo da
estrema urgenza e da situazioni di emergenza, che prevedevano il rientro
di Girone, e la permanenza di Latorre in Italia per curarsi. Il
complesso delle decisioni, sia nel determinare la competenza a
giudicarli, sia per le predette misure collaterali riguardanti
direttamente i 2 FCM, dovrà essere preso dal Tribunale Arbitrale
costituito ad hoc, in tempi successivi.
Tutto ora è avvolto dal
silenzio; la stampa italica e perfino quella indiana tacciono: sono
lontane pure quelle roboanti dichiarazioni dei vari Ministri che di
tanto in tanto uscivano più o meno spontaneamente allo scoperto. Possibile
che i nostri governanti e i nostri media non si chiedano cosa stia
succedendo ad Amburgo, nonostante le discrasie emerse, già in prima
battuta, riguardo i risibili documenti della perizia balistica,
per tacere delle incongrue posizioni relative fra le imbarcazioni
coinvolte, e delle differenze di orari dichiarate che si discostano di
ben cinque ore! Ciò che desta più meraviglia è la stravagante competenza
di alcuni giornali, in primis del Fatto Quotidiano, che con
argomentazioni approssimative e partigiane, antimilitari per
definizione, sorvola sull’incredibile e farlocca perizia balistica che
cerca di quadrare un cerchio impossibile fra calibro e circonferenza dei
proietti, facendoli rimpicciolire dal riscontro reale di colpi da 7, 62
mm ad un 5,56mm, solo dopo che questi ‘’buoni indiani’’ erano venuti a
conoscenza delle dotazioni, sequestrate agli uomini del San Marco.
Gli specifici Allegati presentati dalla delegazione indiana hanno suscitato notevoli perplessità e meraviglia da parte dello stesso Tribunale per i farseschi contenuti; uno
di essi, l’Allegato 5, arriva perfino ad instillare il dubbio che a
bordo della Lexie vi fosse un’altra arma, una ‘’Machine Gun’’ del
calibro 7,62, per far tornare le loro farneticanti teorie
balistiche: buffonate di uno Stato pervicace, formalmente inammissibili,
tanto più che presentano le firme ‘’false’’ dei rappresentanti
italiani che mai hanno avuto la possibilità di condividere tale perizia.
Tuttavia l’esimio giornale italiano, di recente, va in soccorso di tale bufala presentata dagli indiani, sostenendo che ‘’i marò potrebbero aver usato altre armi, non dichiarate, di quel calibro’’
che, ufficialmente, non avrebbero mai dichiarato di possedere, ma di
cui si potrebbero essersi disfatti: incapaci di un minimo buon senso,
ignoranti e ciechi di fronte alle falsificazioni, ma pronti a
ricostruzioni complottiste e urticanti a carico dei militari.
Cialtroni,
tetragoni populisti da strapazzo, pirati! Non dobbiamo inventarci nulla
per capire –e far capire alle persone normali- come ha fatto
pregevolmente Toni Capuozzo che i 2 FCM sono innocenti e che non
c’entrano nulla con quell’incidente; gli indiani hanno costruito ed
alimentato strumentalmente la vicenda per motivi elettoralistici,
politici e di lobby industriali, con la nostra acquiescenza, perseguendo
con inusitata pervicacia delle tesi anticolonialiste e tentando infine
di salvarsi la faccia, con inganni e soprusi, di fronte alla comunità
internazionale. E’ ora di smetterla di abusare della tolleranza e della
pazienza degli italiani onesti; se l’India è una ‘’grande democrazia’’
che aspira al seggio permanente delle N.U. deve innanzitutto dimostrare
al mondo che opera nel rispetto del Diritto internazionale, e nei
riguardi dei Trattati ratificati, smettendola di comportarsi da
fuorilegge, peggio dei pirati.
Né possiamo scaricare le colpe sui
giudici amburghesi che, nonostante tutto, hanno fatto finora ciò che
dovevano; d’altronde non potevano certo- in modo surrettizio- dar ai 2
FCM quella libertà negata a suo tempo dal proprio paese, quando la si
poteva dare e sostenere legittimamente in quel marzo del 2013, mentre
allora il governo italiano ha optato per riconsegnarli ai loro aguzzini
sequestratori. Non possiamo nasconderci dietro un dito perché l’Italia
ha fatto davvero poco per risolvere la loro causa; siamo stati
osservatori distaccati e disinteressati manifestando il nostro ipocrita
interesse solo in occasioni di circostanze specifiche, di cerimonie
militari, con qualche dichiarazione di facciata e qualche telefonata. E,
anche quando si sono presentate delle occasioni propizie per riportarli
davvero a casa ovvero trattenerli in Patria, la nostra classe politica
ha mostrato il suo vero volto, immorale e opportunista, assecondata da
una magistratura distratta se non acquiescente al volere politico,
dimentica –guarda caso proprio lei- che l’azione penale in caso di reato
di omicidio e’ del tutto obbligatoria, e mai opzionale.
Anzi, c’è di
più; in quei nefasti giorni di marzo di due anni fa abbiamo assistito
senza parole al loro rientro coatto in India, con una sorta di
estradizione passiva pur sussistendo tutti i presupposti di legittimità e
di buon senso per trattenerli in Patria; significativo, in tal senso,
si è rivelato il documento prodotto dalla Ministra della Giustizia
Severino – venuto alla luce di recente- in cui sconsigliava il Governo
di far rientrare i 2 FCM in India. Ciò, soprattutto, poiché si trattava
di atto contrario alla nostra Costituzione che, come noto anche all’uomo
della strada, vieta l’estradizione di un qualunque delinquente o
perfino terrorista, verso un Paese (l’India nella fattispecie..) in cui
vige la pena di morte! Le frottole della garanzia ‘’politica’’ per cui,
però, non sarebbero stati soggetti a tale condanna, propinateci
dall’ineffabile De Mistura, quando è arci- noto che la loro magistratura
è indipendente dal potere politico, sono state subito sposate dal
nostro governo per coprire le sue malefatte e forse per attutire le
proprie ovvie responsabilità.
E le litanie giustificative dei tre
governi che si sono succeduti, con i relativi ministri degli Esteri e
della Difesa, hanno continuato la farsa iniziata col governo tecnico di
Monti, con dichiarazioni puerili del tipo ‘’li riporteremo a
casa al più presto…’’ condite con prese di posizione bellicose ‘’la
giurisdizione è nostra e soltanto l’Italia ha il diritto di processarli..’’ per finire dall’alto della Presidenza del Consiglio che ‘’faremo semplicemente di tutto; pensateci sempre, ma non parlatene mai..’’:
fra una dichiarazione e l’altra il tempo passa in attesa di notizie
migliori, mentre l’odissea di quei due poveretti si sta avvicinando al
quarto anno di detenzione preventiva per un reato probabilmente mai
commesso! Ma chi pagherà mai per quelle inazioni statuali, per
quelle decisioni sbagliate a livello politico e militare, che hanno
peraltro infirmato la salute e la vita intera dei 2 Fucilieri?
Per ora molti degli attori coinvolti nella triste faccenda, come
sostiene Capuozzo, hanno avuto vantaggi, nomine e ‘’cadreghe’’ e,
certamente, non hanno subito censure, né giudizi formali circa le loro
responsabilità, non essendo mai stata istituita una Commissione di Inchiesta
che chiarisse finalmente l’intricata vicenda e desse al cittadino una
corretta e chiara informazione degli avvenimenti. Quanto dovremo ancora
attendere affinchè questo Stato che , a parole si professa del diritto
ma in pratica si mostra del ‘’rovescio’’, dia corso ad una ineludibile
Inchiesta chiarificatrice che evidenzi le responsabilità diffuse del
caso, i danni personali prodotti, ma soprattutto quelli conseguenti
sofferti nel prestigio del San Marco, della Marina e della Nazione
Italia? Va doverosamente ricordato che l’unica ‘’buona action’’
fatta, anche se fortemente tardiva, è stata quella dell’ avvio dell’
Arbitrato Internazionale presso il Tribunale del Mare di Amburgo,
l’ITLOS, da cui si attendono decisioni a breve termine che consentano di
porre la parola fine a tale odissea e di riportare davvero a casa i 2
fucilieri.
Gli elementi forniti dai numerosi Allegati indiani a tale Tribunale
sono in parte controversi, fra verità, illazioni e menzogne, quando non
palesemente taroccati come nel caso della famosa im-perizia balistica, e
perfino offensivi nei nostri confronti quando si sostiene che gli
italiani cercano di sollecitare tasti ‘’compassionevoli’’ per
fuoriuscire da un giudizio equo e neutro. Basterebbe solo la acclarata
falsità della perizia balistica per chiudere immediatamente il
contenzioso, rintuzzare le pretese indiane e liberare i 2 FCM. Ma le
discrasie non si fermano alla bufala balistica; la rotta tenuta dalla
Lexie passa da 331 gradi a una di 350 per far si che le posizioni
relative fra i due natanti –appunto la Lexie ed il peschereccio
incriminato San Antony- passino nell’intercetto da destra a sinistra
dando una qualche motivazione alla traiettoria dei proiettili; le
distanze relative, tenuto conto della tempistica rilevata che si
differenzia di ben 5 ore, significa che la Lexie si trovava nello stesso
istante ad oltre 27 miglia (circa 50 km) dal predetto peschereccio, e
che nulla aveva da spartire con quell’evento di antipirateria.
Tentativi
banali di modificare delle realtà che anche un ragazzino delle
elementari ben comprende; figuriamoci se tali fandonie vengono
presentate a qualche professionista che naviga sul mare piuttosto che su
Internet, tentando di dargli da bere che il calibro di un’arma si può
rimpicciolire da un 7,62 ad un 5,56 mm, che la rotta tenuta dalla nave
può variare di 20 gradi, da 331 a 350, e via dicendo. Di più; ammesso e
non concesso che i 2 FCM abbiano partecipato a tale evento, gli elementi
emersi sia indiziari che probatori, hanno finito per demolire le accuse
indiane caratterizzate da indagini omissive di altri colpevoli, dalla
distruzione di probanti reperti giudiziari, dalla vietata partecipazione
dei Tecnici italiani alle prove balistiche, dalla completa
inaffidabilità dei testimoni fino ad arrivare al grave indizio di
costruzione di false prove a carico dei fucilieri.
Di che altro c’è bisogno per invalidare qualsiasi accusa e prosciogliere i 2 FCM? Non
c’è bisogno di essere ‘’principi del foro’’ per chiudere il caso e, con
esso, far rientrare a casa i nostri Fucilieri, ma attendiamo fiduciosi
che il Tribunale decida e, ad ogni buon conto, valuti anche aspetti non
solo tecnici come quelli sopra riportati, ma si esprima anche su
questioni fondamentali di principio.
Innanzitutto va smontata pezzo- pezzo la pretesa indiana che la loro Legge sovrasta e prevale sulle norme del Diritto Internazionale;
in ciò l’Italia deve sostenere fino in fondo il rispetto dei diritti
umani e del diritto internazionale, quali elementi strutturali di
eguaglianza fra gli Stati firmatari, laddove, come nel caso in specie,
gli incidenti si verifichino fuori delle acque territoriali, nelle acque
internazionali ove vige il pieno diritto giurisdizionale dello Stato di
Bandiera.
I 2 FCM e non altri sono la parte lesa in questo stravagante procedimento;
senza uno specifico e definito capo di accusa permangono da quasi 4
anni in stato di carcerazione preventiva, evidenziando un sistema
giudiziario indiano degno di un pieno Terzo Mondo, più che di una grande
democrazia; costretti a subire ogni sorta di angheria lesiva dei più
elementari diritti umani e civili, non è stata loro riconosciuta neppure la consueta immunità funzionale di servitori di uno Stato all’estero,
adducendo a cavilli e capziosità astrattamente ed artatamente poste in
essere nei confronti dei 2 FCM, e anche nei confronti dell’Italia. Che,
in futuro, potrebbe dimenticarsi delle azioni piratesche subite e magari
aprire le porte del Palazzo di Vetro, votando a favore per l’agognato
seggio permanente dell’India, presso le Nazioni Unite!
Confidiamo che la notte di Amburgo passi velocemente e torni
il sereno nei ranghi del San Marco, e che i nostri difensori sappiano
far valere ‘’le ragioni della ragione’’, ma anche che i nostri
governanti facciano pulizia e chiarezza al nostro interno sulle
responsabilità del caso, mantenendo viva la memoria delle angherie
subite e il timone fermo nei confronti delle successive pretese indiane,
senza alcuna indulgenza; se così non fosse, il prezzo da pagare sarebbe
troppo esoso, e diverremo zimbelli della Comunità internazionale,
buttando alle ortiche quella residuale dignità e senso dell’onore: che,
come Nazione civile, non possiamo assolutamente permetterci.
di Giuseppe Lertora – 9 novembre 2015
fonte: http://www.liberoreporter.it
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