lunedì 14 settembre 2015

#Marò in India: STUPIDITA' O DILETTANTI ? di Antonio Adamo

Il ritrovamento tra gli atti della copia del referto dell’autopsia condotta dall’anatomopatologo K. S. Sisikala, che esaminò i cadaveri dei pescatori. Sisikala è un vero luminare della materia che ha dovuto eseguire decine di perizie necroscopiche di poveri pescatori crivellati da colpi di armi da fuoco sparati da pirati, dalla guardia costiera dello Sri Lanka o da concorrenti che ritenevano violati i propri spazi di pesca. Quel referto esclude che le ogive rinvenute nei cadaveri di Valentine Jelastine e di Ajeesh Pink fossero compatibili con i proiettili in dotazione ai Marò, tipicamente quelli di uso comune tra le truppe Nato. Per questo era stata fatto sparire, per cui si può essere certi che gli indiani si siano dimenticati di toglierlo dal mucchio di documenti depositati ad Amburgo come allegato no. 4.

“Il documento balistico esibito dagli indiani è stato palesemente e grossolanamente contraffatto”. La sua indagine parte dai “fermo immagine” scattati sui filmati trasmessi dal Tg 1 e dal Tg 2 della Rai. Per cominciare, Di Stefano aveva già fatto notare che le pagine mandate in onda si limitavano al frontespizio ed alle conclusioni, ovvero che non si fosse fornita nessuna immagine del testo. Nel passaggio riferito a Binki o Pink, una delle due vittime, si vedono addirittura due residui dello scritto originale parzialmente rimosso e sostituito. L’indicazione del mese e il nome sono sulla destra, mentre il resto del documento è ordinatamente allineato a sinistra. La stessa anomalia si ripete quando viene citato il reperto estratto dal cervello di Jelestine, l’altra vittima, a testimonianza del fatto che l’originale e la versione finale del documento non coincidono e non sono state redatte dalla stessa persona.

Il 7 e 62 lungo da 31 millimetri è il calibro delle pallottole in dotazione al mitra Pk di fabbricazione russa. L’arma è montata di serie sulle torrette delle piccole unità Arrow Boat in dotazione alla Guardia Costiera dello Sri Lanka.

Infine, nella documentazione prodotta ad Amburgo dagli indiani segnaliamo la perla più fulgida ed abbagliante prodotta dalla loro stupidità, figlia diretta della loro ottusa malafede. Non sapendo più a quale appiglio attaccarsi, gli indiani hanno cambiato impostazione e tattica circa la richiesta di giurisdizione sul caso. Per i Marò l’Italia ha chiesto il rispetto dell’immunità funzionale che taglierebbe la testa al toro e renderebbe inutile la disputa circa il riconoscimento della territorialità del luogo ove avvenne l’uccisione di Valentine Jelastine ed Ajeesh Pink. Infatti, se tale immunità funzionale fosse riconosciuta, e l’India stando alla normativa internazionale la DEVE riconoscere visto che è firmataria dell’Unclos III, il procedimento giudiziario non riguarderebbe più direttamente i Marò, ma aprirebbe un contenzioso tra i due governi e i due militari dovrebbero essere immediatamente rilasciati (si fa per dire, dopo tre anni e mezzo di sequestro). L’immunità infatti va riconosciuta ai funzionari in missione ufficiale in rappresentanza di uno Stato, i quali non sono responsabili delle conseguenze del loro operato se questo si svolge sul teatro operativo e nell’ambito di quanto disposto dal mandato per compiere la missione loro affidata.

Fonte: https://www.facebook.com/antada1?fref=nf

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