Oggi,
10 giugno, è la festa della Marina Militare. Il mio pensiero va alla
vicenda dei due marò trattenuti in india per il sospetto di aver ucciso
due pescatori. Mi chiedo se l’india abbia il diritto di trattenerli e
processarli. La mia risposta è assolutamente negativa perchè, anche
stando alle affermazioni delle autorità giudiziarie indiane, il fatto
(sempre che i due pescatori siano stati uccisi dai nostri) si é svolto
nell'ambito della zona contigua alle acque territoriali, in cui lo stato
costiero, secondo la vigente Convenzione Internazionale sul Diritto del
Mare, non gode della sovranità assoluta ma solo ed esclusivamente della
facoltà di catturare le navi straniere che violino le leggi Sanitarie,
doganali e quelle relative all'immigrazione.
Se anche, per pura ipotesi, i nostri due marò avessero sparato sul battello indiano e, quindi, gli effetti negativi del loro comportamento si fossero mostrati su quella nave, l’India avrebbe dovuto chiedere la loro estradizione ma non arrestarli di sua iniziativa. Non mi pare che possa neppure essere invocato il 'diritto di inseguimento' in alto mare, perchè tale inseguimento avrebbe dovuto avere inizio nelle acque interne o in quelle territoriali ed essere stato esercitato senza soluzione di continuità.
L'india non può neppure invocare il diritto di intervento su nave straniera in alto mare per contrastare atti di terrorismo. Infatti, alla luce della convenzione di Roma dell' 87 possono essere definiti 'terroristi' coloro che usano la violenza per imporre la loro volontà ‘politica’ a popoli e stati. Quale ‘volontà politica hanno voluto imporre Girone e Latorre all’india? Quali sono le loro rivendicazioni politiche? . L'india non può neppure trattare i nostri militari come 'pirati' perchè i pirati, sempre per il diritto internazionale, sono dei delinquenti che compiono atti violenti per depredare navi mercantili. Cosa e chi hanno depredato i nostri militari?
Inoltre, anche se il decreto , successivamente trasformato in legge, che previde l'imbarco dei nostri militari è lacunoso in alcune parti, i nostri 'marò' esercitavano le loro funzioni non come privati cittadini ma in quanto militari comandati dallo stato italiano . Pertanto erano godevano della immunità funzionale prevista dal diritto internazionale consuetudinario, che l’india ha ampiamente accettato tanto che ne ha preteso la applicazione in favore dei suoi militari impegnati in Congo con missioni ONU ed accusati di reati quali stupro e traffico d’armi.
Per tutto ciò sono convinto che l'india abbia commesso un grave abuso nei confronti dell'Italia e ne abbia violato la sovranità. Il processo ai due militari , pertanto, deve essere celebrato in Italia e la detenzione in India dei due è assolutamente illegale..La lettura dell’art 94, commi 1,6,7 della Convenzione internazionale sul diritto del mare del 1985 mi portano a concludere che la giurisdizione sull’incidente in cui sarebbero coinvolti i due militari (il condizionale è d’obbligo) competa all’Italia in via esclusiva.
La magistratura italiana penale ordinaria e quella militare hanno aperto due fascicoli a carico dei due militari , quindi ha adempiuto all’obbligo di inchiesta previsto dall’art 94/7. Piuttosto l’India non ha voluto affatto collaborare con le autorità giudiziarie italiane , avocando a se indebitamente la competenza a giudicare i nostri due militari. A tutto ciò aggiungo che l’India ha ulteriormente violato il Diritto Internazionale e, specificatamente, la Convenzione di Vienna, manifestando la volontà di non consentire al nostro ambasciatore di lasciare il territorio indiano. Credo anche che le autorità nazionali italiane abbiano fatto molti errori. Non solo, inviando , per ben due volte in india, dove per i reati di terrorismo vige la pena di morte, credo che si sia violato l’art 27 della Costituzione.
Non dimentichiamo, infatti che, anche se scandalosamente le autorità indiane non hanno ancora giudizialmente i capi di accusa a carico dei nostri militari, su di loro grava il sospetto di aver commesso atti terroristici, per i quali in India è prevista la pena capitale. Suppongo che anche la magistratura abbia sbagliato consentendo l'espatrio a due soggetti sottoposti a giudizio penale. Aggiungo, infine, che , pur avendo l’Italia concordato con l’India il rientro dei due militari al termine delle licenze, la stessa Italia sarebbe potuta legittimamente ed onorevolmente venir meno a quell’accordo. Infatti sarebbe potuta ricorre al ‘Diritto di Ritorsione’, previsto dalla Convenzione dell’Aia del 1908 e, quindi, compiere una violazione da Diritto Internazionale di peso e valore analogo alle violazioni subite da parte indiana.
Fonte: https://www.facebook.com/vittorio.guillot.7
Se anche, per pura ipotesi, i nostri due marò avessero sparato sul battello indiano e, quindi, gli effetti negativi del loro comportamento si fossero mostrati su quella nave, l’India avrebbe dovuto chiedere la loro estradizione ma non arrestarli di sua iniziativa. Non mi pare che possa neppure essere invocato il 'diritto di inseguimento' in alto mare, perchè tale inseguimento avrebbe dovuto avere inizio nelle acque interne o in quelle territoriali ed essere stato esercitato senza soluzione di continuità.
L'india non può neppure invocare il diritto di intervento su nave straniera in alto mare per contrastare atti di terrorismo. Infatti, alla luce della convenzione di Roma dell' 87 possono essere definiti 'terroristi' coloro che usano la violenza per imporre la loro volontà ‘politica’ a popoli e stati. Quale ‘volontà politica hanno voluto imporre Girone e Latorre all’india? Quali sono le loro rivendicazioni politiche? . L'india non può neppure trattare i nostri militari come 'pirati' perchè i pirati, sempre per il diritto internazionale, sono dei delinquenti che compiono atti violenti per depredare navi mercantili. Cosa e chi hanno depredato i nostri militari?
Inoltre, anche se il decreto , successivamente trasformato in legge, che previde l'imbarco dei nostri militari è lacunoso in alcune parti, i nostri 'marò' esercitavano le loro funzioni non come privati cittadini ma in quanto militari comandati dallo stato italiano . Pertanto erano godevano della immunità funzionale prevista dal diritto internazionale consuetudinario, che l’india ha ampiamente accettato tanto che ne ha preteso la applicazione in favore dei suoi militari impegnati in Congo con missioni ONU ed accusati di reati quali stupro e traffico d’armi.
Per tutto ciò sono convinto che l'india abbia commesso un grave abuso nei confronti dell'Italia e ne abbia violato la sovranità. Il processo ai due militari , pertanto, deve essere celebrato in Italia e la detenzione in India dei due è assolutamente illegale..La lettura dell’art 94, commi 1,6,7 della Convenzione internazionale sul diritto del mare del 1985 mi portano a concludere che la giurisdizione sull’incidente in cui sarebbero coinvolti i due militari (il condizionale è d’obbligo) competa all’Italia in via esclusiva.
La magistratura italiana penale ordinaria e quella militare hanno aperto due fascicoli a carico dei due militari , quindi ha adempiuto all’obbligo di inchiesta previsto dall’art 94/7. Piuttosto l’India non ha voluto affatto collaborare con le autorità giudiziarie italiane , avocando a se indebitamente la competenza a giudicare i nostri due militari. A tutto ciò aggiungo che l’India ha ulteriormente violato il Diritto Internazionale e, specificatamente, la Convenzione di Vienna, manifestando la volontà di non consentire al nostro ambasciatore di lasciare il territorio indiano. Credo anche che le autorità nazionali italiane abbiano fatto molti errori. Non solo, inviando , per ben due volte in india, dove per i reati di terrorismo vige la pena di morte, credo che si sia violato l’art 27 della Costituzione.
Non dimentichiamo, infatti che, anche se scandalosamente le autorità indiane non hanno ancora giudizialmente i capi di accusa a carico dei nostri militari, su di loro grava il sospetto di aver commesso atti terroristici, per i quali in India è prevista la pena capitale. Suppongo che anche la magistratura abbia sbagliato consentendo l'espatrio a due soggetti sottoposti a giudizio penale. Aggiungo, infine, che , pur avendo l’Italia concordato con l’India il rientro dei due militari al termine delle licenze, la stessa Italia sarebbe potuta legittimamente ed onorevolmente venir meno a quell’accordo. Infatti sarebbe potuta ricorre al ‘Diritto di Ritorsione’, previsto dalla Convenzione dell’Aia del 1908 e, quindi, compiere una violazione da Diritto Internazionale di peso e valore analogo alle violazioni subite da parte indiana.
Fonte: https://www.facebook.com/vittorio.guillot.7
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